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Film in Tv: Sulle elezioni americane

Film politici e politicanti per attendere la notte del nuovo presidente americano.
di Edoardo Becattini

In onore dei presidenti passati e di quelli futuri
Joshua Jackson (Joshua Carter Jackson) (45 anni) 11 giugno 1978, Vancouver (Canada) - Gemelli. Interpreta Wade nel film di Emilio Estevez Bobby.

giovedì 30 ottobre 2008 - Televisione

In onore dei presidenti passati e di quelli futuri
Sui giornali e sui network di tutto il mondo si dibatte sul futuro dell'impero economico degli Stati Uniti e del suo destino politico. E così, la rubrica Film in Tv decide questa settimana di aprire a modo suo una piccola finestra sul mondo delle elezioni americane, creando un percorso che, fra i consueti film di primo richiamo nel palinsesto televisivo, privilegia un filo conduttore "politico", o più semplicemente, "politicante". Domenica, sul satellite si affaccia l'encomiabile opera di Emilio Estevez (più noto come attore comico o come figlio primogenito di Martin Sheen): Bobby (Sky Mania, 21.00), appassionante ricostruzione corale di un girotondo d'anime che si muove attorno all'Ambassador Hotel il 4 giugno 1968, a poche ore di distanza dall'omicidio del candidato presidente Robert Kennedy. A tarda notte, il primo dei film a tesi politica che ci permettiamo qua di proporre, nonostante poco o niente abbia a che vedere con le elezioni americane: Pasolini: Un delitto italiano (Rete 4, 2.25), meticoloso ed affascinante percorso storico sull'omicidio di uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento realizzato da Marco Tullio Giordana, con la collaborazione di Stefano Rulli e Sandro Petraglia.
Lunedì, alla vigilia della lunga notte dei definitivi conteggi, il cinema prende parte al grande gioco della politica non rinunciando a prendere una netta posizione, sia la ricostruzione verosimile, la ricostruzione fasulla, oppure ancora il dramma anti-bellico o la satira più corrosiva. Il film Recount (Sky Mania, 21.00), diretto da Jay Roach (più noto nel mondo umoristico per film come Austin Powers o Ti presento i miei) ed interprato, fra gli altri, dall'attore dichiaratamente democratico Kevin Spacey, è una riesamina in forma romanzata delle famose elezioni del 2000 e dei mesi passati col fiato sospeso a ricontare schede elettorali, prima che Al Gore si dichiarasse sconfitto e George W. Bush venisse investito del suo primo mandato presidenziale. Proprio a quest'ultimo (davvero uno straordinario soggetto cinematografico, considerata anche la pellicola di Oliver Stone appena uscita negli States W.) guarda anche l'incredibile lavoro di falsificazione sotto forma di "mockumentary" di Death of a President (Sky Mania, 23.05), ricostruzione di un ipotetico omicidio ai suoi danni avvenuto il 19 ottobre 2007. Della mai dimenticata guerra in Vietnam e delle devastanti conseguenze materiali e psicologiche di un decennio di errori in politica estera, parla invece il capolavoro di Michael Cimino Il cacciatore (Rete 4, 23.25. Attorno alla più vicina guerra in Iraq si muove il pamphlet satirico-politico di Joe Dante Homecoming – Candidato maledetto (RaiTre, 1.15), episodio da lui diretto per la serie televisiva Masters of horror, in cui i soldati deceduti in Iraq tornano in vita come zombie e si mobilitano per votare contro quell'amministrazione repubblicana che li ha mandati a morire.

Dalla parte liberal
Nel giorno risolutivo per il futuro degli Stati Uniti, martedì, la programmazione satellitare entra in silenzio stampa, ed è così la sola rete in chiaro La7 a proporre un discorso che intrecci cinema ed elezioni politiche. Nel film Il candidato (La7, 14.00), l'icona liberal della Hollywood anni Settanta Robert Redford interpreta la parte di un giovane avvocato californiano in corsa per il Senato, il cui idealismo si scontrerà con il sistema politico americano. In prima serata invece il film-documentario vincitore a sorpresa della Palma d'Oro a Cannes 2004: Fahrenheit 9/11 (La7, 21.30), il famoso e controverso film che impose lo stile del documentario satirico di Michael Moore, ma che, come ricordiamo, nonostante un enorme successo non riuscì a spostare di un solo voto le sorti della Casa Bianca. A margine e per dovere di cronaca e cinefilia, segnaliamo sul canale satellitare una piccola rassegna dedicata al cineasta François Truffaut, la cui figura di ampia sensibilità non gli impedì di incontrare più volte l'impegno politico nella sua vita (ricordiamo i moti del Maggio francese al festival di Cannes del '68). La maratona prevede in sequenza La mia droga si chiama Julie (Mgm, 21.00); L'uomo che amava le donne (Mgm, 22.40) e La sposa in nero (Mgm, 0.35). Mercoledì i proverbiali giochi saranno ormai fatti, e la tensione lascerà il posto alle parole degli opinionisti o alla più mera dietrologia. Certo è che sul fronte cinematografico la partecipazione dei primi giorni pare piuttosto affievolirsi e limitarsi a qualche sporadico accenno, magari perfino indiretto. Di politica in effetti il film cult-giovanilista Donnie Darko (Italia 1, 0.10) non parla direttamente, ma lascia intendere abbastanza sottilmente, attraverso una trama che parla della fine del mondo alla vigilia delle elezioni del 1988 e della vittoria di Bush Senior, la sua presa di posizione. Ma, armageddon a parte, il "declino dell'impero americano" viene narrato anche nella notte di giovedì da un regista canadese, Denys Arcand che in Le invasioni barbariche (RaiUno, 3.15) ha ripreso i personaggi del suo famoso film del 1986 e ne ha raccontato con un raffinato umorismo disincantato i vari destini. E con un burlesco gioco di affinità linguistica, facciamo notare in ultima analisi che in tempi di governi e di ministri ombra, si parla di ombre anche in tv con ben due film: Ombre rosse (La7, 14.00), capolavoro assoluto del western classico diretto da John Ford, e L'uomo ombra (Rete 4, 22.50), mediocre film-fumetto che ha tentato con Alec Baldwin di ripetere il successo del primo Batman.

Lontani dall'America
Con l'arrivo del fine settimana, i grandi momenti di attesa e le emozioni del momento della scelta si saranno ormai dissolte, ma proviamo comunque assieme a tentare di percorrere un sentiero di film "politici" che nel cinema più o meno recente hanno imposto il loro sguardo sulla storia o sulla società. Venerdì sera è prima di tutto la Palma d'Oro dello scorso anno, 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (Sky Mania, 21.00) a lasciare un'impronta politica, descrivendo con toni realistici e duri, la situazione di una ragazza in attesa di aborto clandestino nella Bucarest in pieno regime Ceauescu. Intrecciando con il fare unico che contraddistingueva lo stile di Marco Ferreri eros e politica, anche il crudele ritratto apparentemente individualista di Dillinger è morto (RaiTre, 3.25) sa davvero fotografare sapientemente una situazione politico-culturale tipicamente italica degli anni Settanta. E, sempre nella stessa direzione, con un rischio di divergere dalle intenzioni iniziali che è ormai diventato realtà, chiudiamo la settimana con un sabato che propone un'altra magnifica interpretazione di Michel Piccoli per un regista italiano "politico" degli anni Settanta. Salto nel vuoto (RaiTre, 2.50), sesto film di Marco Bellocchio è imparentato col film di Ferreri del giorno precedente anche per il modello politico e sociale di Italia che la sua descrizione del nucleo familiare borghese propone. I due film si accomunano anche per la notevole alternanza fra naturalismo e registro espressionista, in una sintesi di grande apprensione che è stata sempre più raramente conseguita nel cinema italiano successivo.

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