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Appaloosa, il ritorno del western di grande respiro

Harris e Mortensen sceriffi nel villaggio di Appaloosa.
di Gabriele Niola

Un omaggio al genere
Ed Harris (Edward Allen Harris) (73 anni) 28 novembre 1950, Englewood (New Jersey - USA) - Sagittario. Regista del film Appaloosa.

sabato 25 ottobre 2008 - Incontri

Un omaggio al genere
L'avevano dichiarato da subito che una delle particolarità di questo Festival Del Film 2008 sarebbe stata la presenza di film di genere, e a mantenere la promessa arriva Appaloosa, il western dai toni ironici girato e interpretato da Ed Harris accanto al suo amico Viggo Mortensen. Alla sua seconda regia il veterano della recitazione continua a prediligere film in cui il fuoco è suoi personaggi e quindi sugli attori, non a caso sceglie un partner con cui sa di trovarsi bene (i due si erano conosciuti sul set di A History Of Violence) e un antagonista navigato come il sempreverde Jeremy Irons.
Uniti da un'amicizia che più virile non si può e solo in apparenza potenzialmente divisi da una donna di quelle che non dovrebbero mai esserci in un western, i due personaggi principali sono uno sceriffo e un vicesceriffo dal rigore raro in un mondo che invece sta perdendo i suoi valori. "Volevo omaggiare il classico western e contemporaneamente decostruire il genere per inserirlo nella modernità" ha detto lo stesso Harris. "Del resto lo script era molto chiaro e io ho cercato di dirigere nella maniera più semplice possibile per riprendere gli uomini inseriti nello scenario, così da incastrarli nello spazio e nel tempo mentre la storia si svolge. Volevo insomma che la gente venisse presa dal turbine degli eventi senza soffermarsi troppo su primi piani inutili".

Personaggi moderni in un contesto classico
Il grande traino del film sono indubbiamente i personaggi principali i cui caratteri incastrano tutta la vicenda e ne scandiscono i tempi. Lavorare per costruirli è stato facile e duro al tempo stesso, perchè se è vero che è stata parecchia l'aderenza al libro di Robert Parker ("direi che l'85% dei dialoghi viene da lì" dice Harris) è anche vero che l'importanza dei due nell'economia della storia è tale da richiedere un livello di precisione e dettaglio rari.
"Un buon regista guarda sempre i dettagli anche per se stesso quando si trova a recitare" spiega Mortensen "anche per questo i personaggi sono più interessanti dei soliti western e ciò ha richiesto una recitazione molto accurata e precisa che ne rendesse il grande spessore. Sono caratteri modernissimi dotati di tantissime dimensioni".
E proprio una di queste dimensioni a sorpresa è quella dell'ironia, molto presente in tutto il film e specialmente nei rapporti umani: "Uno dei miei attori preferiti è Paul Newman e una delle cose che amavo del suo lavoro è che c'era sempre un certo senso d'humor anche nei ruoli drammatici" dice Harris che non nasconde la sua passione per il lato più ironico del cinema. "Mi piacciono molto le commedie e vorrei farne di più, ma non al punto di fare anche cose stupide, forse mi piacerebbe di più una commedia sofisticata ma non me lo chiedono molto spesso. Peccato mi sento molto divertente!".
Citazione anche per l'ottimo ruolo e personaggio di Reneé Zellweger "una donna sola, abbandonata nel mezzo del nulla. Non la volevo la solita ragazza bastarda ma più una sopravvissuta".

Il mutamento del western
Negli ultimi tempi abbiamo visto molti nuovi western ma il fatto che ci sia un "ritorno" secondo Ed Harris è solo un'impressione: "È che è talmente una parte della nostra cultura [come americani ndr] che non lo possiamo cancellare. Per questo oltre ad aver cercato di essere fedeli al periodo abbiamo cercato anche di essere fedeli al genere".
Gli fa eco anche Robert Knott cosceneggiatore del film "Sentiamo un certo rispetto per il western nel nostro paese perchè c'è la semplicità della vita e c'è molto focus sulle persone, non ci sono tecnologie ed è tutto concentrato nei rapporti. Queste cose sono esaltanti per noi americani, le relazioni profonde nonostante i non detti".
Molto più legato allo specifico cinematografico è invece Viggo Mortensen che non nasconde il suo amore per la parte "crepuscolare" del genere, quella in cui gli eroi non ci sono più e tutto torna in discussione: "La cosa che mi è piaciuta di Appaloosa è il grande respiro e il fatto che tutti si debbano relazionare con la fine di un periodo. Ci sono uomini che diventano vecchi e ci sono dei ruoli che li vincolano nelle loro azioni e nelle loro scelte, così si devono aggiustare per entrare nella nuova società. Come del resto accade nella vita".

Ed Harris regista per caso
Per Ed Harris, una carriera da attore e poi un film come Pollock al quale segue questo Appaloosa, di tono completamente diverso. Una scelta di stile? Una necessità di mercato? Nessuna delle due dice il regista/attore "Il mio vantaggio è che non devo per forza fare film da regista, non è il mio lavoro per cui lo faccio solo quando sono veramente preso dalla storia. Sicuramente volevo che questo film fosse accessibile a tutti e in quel senso è più popolare. Avrei potuto anche farlo di 40 minuti più lungo ma semplicemente non era necessario. Alla fine l'unica pressione che sento è quella di fare un buon film".
Anche dal punto di vista dei suoi modelli Harris si tiene sul vago, cita i grandi (da Ford a Leone) ma precisa che non si sente legato a qualcuno di loro o a qualche film in particolare, ribadendo come alla fine il genere sia qualcosa che permea la cultura americana e che ne è parte integrante "la cosa più difficile vi assicuro è stata trovare i finanziamenti!" conclude scherzando.
Pressato dalle domande sullo stile di regia lo soccorre l'amico Viggo: "Il bello della storia è che non cerca di essere politicamente corretta o scorretta è solo una storia. Abbiamo fatto molte ricerche per essere sicuri di centrare il modo in cui la gente si comportava".

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