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Postal: Uwe Boll contro tutti

Dopo essersi guadagnato l'appellativo di "peggior regista del mondo", il filmaker tedesco cerca di provocare.
di Stefano Cocci

Il film
Zack Ward (53 anni) 31 agosto 1970, Toronto (Canada) - Vergine. Interpreta Postal Dude nel film di Uwe Boll Postal.

giovedì 28 agosto 2008 - Incontri

Il film
La voglia di stupire e scandalizzare c'è tutta. Dopo essersi meritato l'appellativo di Ed Wood del XXI secolo quale peggior regista vivente, Uwe Boll oggi cerca di giocare la carta dello scandalo per tenersi a galla. Il suo Postal, che uscirà in Italia in una cinquantina di sale il 29 agosto, è stato proiettato solo su 15 schermi negli Stati Uniti perché considerato anti – americano mentre in Gran Bretagna, Germania e Francia è stato completamente ignorato per paura che certe scene e battute potessero offendere le locali comunità musulmane. In effetti Postal è una sequenza di gag e battute che se la prendono con tutto e tutti: i predicatori televisivi e la polizia violenta, dissacra l'11 settembre e fa dell'ironia sul terrorismo. Non solo: messo ai margini dal mainstream cinematografico internazionale, Boll viola apertamente alcune regole non scritte come il nudo integrale maschile, fa vedere bambini trucidati in una sparatoria, nani violentati da scimmie, sesso esplicito. Tutta questa foga dissacratoria, però, perde efficacia per colpa di un modo di fare cinema confusionario e pressappochista, basato su personaggi vuoti, scene arrangiate, sceneggiature abbozzate. Meglio non farlo sapere però a Boll: qualche anno fa sfidò su un ring alcuni suoi detrattori cercando di convincerli a suon di pugni della bontà del suo cinema. Proprio su questo, durante la conferenza stampa romana di presentazione del film, Boll spiega che "lavorando al di fuori del sistema degli Studios non sono protetto dai media. Soprattutto su internet ho subito degli attacchi ingiusti e gratuiti e mi sono detto: "se volete distruggermi, prendetemi a pugni". Così ho sfidato alcuni critici a boxare con me. Beh qualcuno ha cambiato idea".

Ritenuto il peggior cineasta vivente, come si pone di fronte a questa scarsa considerazione? Ci soffre o ci gioca?
Uwe Boll: Con Postal ho voluto dare un taglio netto a tutto questo. Innanzitutto, anche se il film è ispirato a un videogioco, la storia e la trama sono completamente indipendenti (Boll è conosciuto, oltre che per la sua pessima tecnica, anche per fare film tratti da videogames, NdR). C'è solo qualche riferimento ai personaggi o ad alcune situazioni. Finalmente sono tornato a scrivere e ho voluto che ci fosse molto di mio. Ho voluto che Postal fosse una commedia in cui mi prendo gioco dei luoghi comuni della nostra società ma anche del modo di fare cinema. Ce n'è per tutti: per Bush, per Bin Laden, l'11 settembre ma ho voluto anche infrangere alcuni clichè come l'happy end, il nudo frontale maschile, il non mostrare bambini uccisi: c'è una scena in cui muoiono solo bambini. Ho voluto metterci anche alcuni momenti di cinema che ho amato e per fare questo mi sono ispirato ai Monty Python e ai Blues Brothers.

Il mio cinema
Uwe Boll: Con Postal non ho voluto fare un cinema consolatorio. Ormai è difficile trovare dei film che infrangano le regole o i luoghi comuni. Viviamo in un mondo pieno di violenza, in cui le nazioni risolvono i loro problemi con il ricorso alle armi. E ogni anno va sempre peggio come dimostra quanto accade in Georgia in questi giorni. Io ho voluto mettere tutto questo nel mio film, la violenza, il conformismo, con ironia e senza offrire del facile ottimismo. Postal è un film "sporco" e confesso che, parlando con gli attori durante il casting, mi hanno raccontato che i loro agenti gli avevano sconsigliato di partecipare a questo film. Però hanno voluto esserci proprio per questa forza che c'è nella pellicola e il tentativo di essere l'opposto della classica commedia hollywoodiana".

Proprio con gli Studios il suo rapporto è controverso, vero?
Uwe Boll: Il mio primo film fu un totale insuccesso e questo incrinò il rapporto con la major che all'epoca lo distribuì, la Universal. Da allora ho deciso di produrre da me i miei film anche se girati in America e in lingua inglese. Hollywood è un posto strano per fare del cinema: tutti sembrano coinvolti nell'industria ma, poi, coloro che effettivamente detengono il potere di decidere se un soggetto possa diventare un film sono pochi. Così ho scelto di trovare da solo i finanziamenti per i miei film. Incontro centinaia di persone ogni anno, soprattutto in Germania.

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