Parcheggio sotterraneo. Interno notte
Un ascensore si apre lasciando intravedere le gambe di un personaggio che si dirige a passi fermi verso la propria automobile. All'improvviso si ode l'eco di rumori sinistri. La musica - o la completa assenza di musica - scandisce l'imminente pericolo. Il personaggio percepisce di essere seguito. Si guarda attorno, il livello è vuoto ad eccezione delle macchine parcheggiate. Cerca le chiavi dell'auto, gli cadono di mano. Nel tempo che impiega per piegarsi e prenderle l'inseguitore si è avvicinato, gli è così prossimo da fargli sentire il fiato sul collo. Un veicolo viene messo in moto dando la possibilità alla vittima di allontanarsi frettolosamente. Ma quando finalmente raggiunge il proprio abitacolo scopre con orrore che il motore è stato manomesso... Il parcheggio sotterraneo è il luogo per eccellenza più abusato dal cinema del terrore. La struttura stessa, coi suoi gironi labirintici e le pareti spoglie che amplificano il suono dei passi, ne fa un teatro senza uguali dove mettere in scena l'incubo. Franck Khalfoun lo sfrutta per ambientarvi il suo esordio in lungo, -2 Livello del terrore. Lavorando di notte per permettere al garage sotterraneo di essere operativo di giorno, Khalfoun trasforma il livello -2 del titolo in un notturno notte tetro, isolato e deserto. Fatta eccezione di un paio di personaggi secondari, il film si sviluppa interamente intorno alle figure della vittima e del carnefice. Lei è Rachel Nichols, l'agente CIA Rachel Gibson di Alias, quinta stagione, lui è Wes Bentley, l'ex spacciatore e voyeur della porta accanto di American Beauty.

Immedesimarsi con la vittima
Rachel Nichols: Questo ruolo, tra tutti quelli che ho interpretato, è stato senza dubbio il più impegnativo. Non solo per il fatto di aver girato di notte per due mesi interi, ma anche perché la maggior parte del tempo ho dovuto recitare scalza, con solo un vestitino addosso e un paio di manette ai polsi. Ero così esausta e arrabbiata che avrei ucciso regista e produttori e credo che la mia performance ne abbia risentito in maniera positiva. In fondo era quello che richiedeva il ruolo. A dire la verità ho accettato la parte perché sapevo che il mio partner sarebbe stato Wes. Avere un attore di supporto del suo calibro ha reso tutto molto più semplice. Fuori dal set si scherzava molto e nell'arco di due mesi siamo diventati grandi amici, ma una volta che entrava nel suo ruolo, mi terrorizzava. Nonostante fosse protettivo e tutto, in un paio di occasioni ho veramente temuto che potesse picchiarmi sul serio. Vederlo recitare, con la sua straordinaria intensità, è stato fantastico.

Interpretare il carnefice
Wes Bentley: Non sono uno di quegli attori di metodo, non continuo a indossare la maschera del mio personaggio anche fuori dal set. Io noleggio il mio corpo al personaggio. Cerco di aprirmi al ruolo e lasciarmi andare, senza stare troppo a pensarci. Non cerco neanche di dargli una collocazione e non lo giudico né in bene né in male. Se lo facessi rischierei di farne una caricatura. Credo che in qualche modo il mio Thomas piaccia, anche se fa cose orribili. La gente tende a cercare di capirlo, di capirne le origini. Non è la prima volta che affronto il ruolo del cattivo ed è un personaggio che mi affascina enormemente. Si possono dare mille sfaccettature ai cattivi, soprattutto quando sono tendenzialmente psicopatici come Thomas. Per questo credo di amare più delle altre la scena della cena. È stata la prima e ci sono voluti tre giorni per completarla. Senza quella scena non ci sarebbe nessun legame tra il mio personaggio e quello di Angela. Tutto il resto è pura azione.