La genesi di The Company
Originariamente sarebbe dovuto essere un film per il cinema ma poi, a causa dell'imminente uscita di L'ombra del potere - The Good Shepherd, che racconta la storia della CIA, è diventato un film tv di sei ore che in Italia verrà trasmesso sulla Rai in data da definire. Tuttavia The Company mantiene le caratteristiche del lungometraggio. Basato sul libro di Robert Littell, "The Company: A Novel Of The CIA", il kolossal diretto da Mikael Salomon è costato 38 milioni di dollari e vanta uno spiegamento di mezzi spettacolari e di tecnologie all'avanguardia, nonché un cast notevole con attori del calibro di Chris O'Donnell, Alfred Molina, Michael Keaton e colleghi provenienti da tutta Europa tra i quali il "nostro" Raoul Bova. "Sebbene l'idea iniziale era di farne un lungometraggio" ha dichiarato il regista danese durante la conferenza stampa del Roma Fiction Fest, dove verrà presentato in anteprima italiana, "la trasformazione in miniserie ci ha dato la possibilità di raccontare una galleria più ampia e approfondita di personaggi. Era mia premura, comunque, che mantenesse le sembianze di un prodotto cinematografico e credo di esserci riuscito circondandomi di operatori provenienti dal cinema". The Company narra della Guerra Fredda - dai suoi inizi nei primi anni '50, passando per la rivoluzione ungherese del 1956, lo sbarco della baia dei Porci negli anni '60 e la fine dell'Unione Sovietica nel 1991 - attraverso lo sguardo dei servizi segreti delle CIA e del KGB.

Cosa hai pensato quando ti è stato offerto questo ruolo così inedito?
Raoul Bova: Poter interpretare un personaggio diverso da quelli che solitamente mi vengono proposti in America è stata una possibilità senza precedenti. In The Company sono Roberto Escalona, un comandante cubano delle truppe anticastriste e questo, oltre al fatto di aver preso parte a un progetto di questa portata, con Ridley e Tony Scott come produttori esecutivi, un cast immenso, e con una storia così bella, è stata una grandissima soddisfazione. È sicuramente uno dei ruoli più interessanti che mi sono stati offerti e l'ho potuto costruire in un progetto televisivo mondiale.

Qual è il bilancio della tua carriera negli Stati Uniti?
Raoul Bova: È in continuo mutamento perché ai periodi di lavoro seguono lunghi periodi di pausa nei quali mi dedico ad altri progetti. Per esempio, dopo i miei ultimi impegni americani sono tornato in Italia dove ho prodotto un film e recitato nella mia prima commedia (rispettivamente Io, l'altro e Scusa ma ti chiamo amore, NdR). È difficile riuscire a lavorare negli Stati Uniti in quanto italiano, senza cadere in facili clichè. Mi avevano offerto di partecipare a una serie in cui avrei appunto dovuto interpretare il classico modello italiano che pensa solo al calcio e alle donne e questo non mi rendeva certo felice. Quando sono riuscito ad uscire dalla serie What About Brian ho avuto la possibilità di girare in Italia Nassiryia. Tuttavia, tornare a lavorare in America con The Company, per quanto non come protagonista, mi fa capire che non sono intrappolato soltanto in alcuni ruoli.

La scelta di Raoul Bova
Mikael Salomon: Il personaggio interpretato da Raoul è una commistione di personaggi e rappresenta un po' quello che è avvenuto con la controrivoluzione. Ho scelto Raoul non per la sua bellezza ma per quello che avrebbe dovuto fare. Gli altri personaggi sono quasi tutti ispirati a persone realmente esistite. Avevamo anche delle foto sulle quali ci siamo basati per scegliere gli attori che li avrebbero dovuti impersonare.