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5x1: L'impresa da Dio di Morgan Freeman

L'incarnazione del sogno americano: figlio di una donna delle pulizie diventa una star di Hollywood.
di Stefano Cocci

Attore dalla voce calda e lo sguardo buono
Morgan Freeman (86 anni) 1 giugno 1937, Memphis (Tennessee - USA) - Gemelli.

martedì 15 aprile 2008 - Celebrities

Attore dalla voce calda e lo sguardo buono
È il grande vecchio del cinema americano. Non ci riferiamo al potere acquisito in anni di onorata carriera quanto al carisma di un attore dall'aria paterna e la voce calda e inconfondibile. Negli anni, Morgan Freeman si è guadagnato un enorme credito professionale in patria e nel mondo, oltre ad essere uno degli attori afro-americani più amati. Merito dell'aver speso la propria vita professionale dalla parte dei buoni, proprio grazie all'aria bonaria ed aperta. Il ruolo del Padre Eterno interpretato nella commedia Una settimana da Dio è stato il riconoscimento definitivo di questo apprezzamento.
In 10 cose di noi incontra Paz Vega, unendo il mondo del palcoscenico al sottoproletariato. Prima di fare l'attore, Freeman ha lavorato come meccanico presso l'U.S. Air Force, l'aviazione statunitense; è il figlio di una donna delle pulizie e di un barbiere e, oggi, rifiuta di vivere nella dorata Hollywood per restare vicino alle proprie radici, in quella Charleston dove andò a vivere con la nonna quando suo padre morì di cirrosi epatica.
Dopo tante esperienze, tre nomination all'Oscar (per Street Smart - Per le strade di New York, 1987, A spasso con Daisy, 1989, e Le ali della libertà, 1994), nel 2005 ha ricevuto l'Oscar al miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Million Dollar Baby di Clint Eastwood. Nel 2005 è stato chiamato da Steven Spielberg per narrare le vicende de La guerra dei mondi e del documentario vincitore dell'Oscar La marcia dei pinguini.

Una settimana da Dio
Una faccia pensierosa e paterna, una presenza di scena imponente. Ma nella vita bisogna pure divertirsi ed è per questo che mette a disposizione della pellicola diretta di Tom Shadyac tutte queste capacità per interpretare un Dio guascone che si prende gioco di Jim Carrey, offrendogli i suoi poteri per il gusto di vederlo incartarsi giocandoci. In questo film Freeman dimostra che la dote migliore dei grandi è saper ridere anche di se stessi. Ed eccolo sullo schermo, che gioca a fare l'omino delle pulizie, come sua madre prima di lui, nascondendo il suo grande talento.

Seven
In questo thriller di David Fincher, costruito come un grande affresco rinascimentale in cui esporre tutte le umane debolezze, Morgan Freeman è chiamato ad interpretare "il poliziotto buono", il cavaliere jedi dell'accoppiata, una sorta di Obiwan Kenobi che cerca di portare sulla strada della Forza il proprio padawan. Ma Pitt/Mills/Anakin Skywalker non ci sta e cede, alla fine, al lato oscuro. Non è solo una coppia buono/cattivo: è uno spartiacque del mondo, tra chi ha visto più cose cattive nella vita e ha imparato a conviverci e chi, invece, con meno esperienza alle spalle, si lascia travolgere dalle emozioni.

Gli spietati
È il film del grande ritorno del western, con colori e luci che ricordano più una cavalcata al crepuscolo che sogni di gloria del West dorato, come nei film del mito di questo genedre. Non è un caso che a girarlo sia stato Clint Eastwood, la grande icona dell'eroe americano, da Sergio Leone e lo spaghetti western fino all'ispettore Callaghan.
Non è un caso che al suo fianco abbia voluto dei grandissimi protagonisti dal profondo spessore attoriale e umano. Così, tra i suoi cowboy ha chiamato anche Morgan Freeman, con i suoi sguardi a volte persi nel vuoto, altre intensi e penetranti.

Le ali della libertà
È un altro dei grandi capolavori di Morgan Freeman. Se il film di Darabont è un film indimenticabile lo deve anche alle meravigliose interpretazioni. Sì, Tim Robbins, è perfettamente calato in un ruolo stupendamente bilanciato ma anche il carcerato di lungo corso Red/Freeman è straordinariamente in bilico tra il sogno e l'incubo, la libertà e la prigione dell'anima, la colpa e la redenzione. Anche qui, come in altri casi, è la voce di Freeman a sottolineare i passaggi più importanti del film, quasi un deus ex machina nel microcosmo rappresentato dal carcere e dalle esistenze che lì si muovono.

Million Dollar Baby
L'Oscar solo sfiorato nel passato arriva, meritato, nel 2005. Qualche anno prima ci aveva pensato Denzel Washington a sdoganare gli attori di colore. Dopo quella clamorosa notte – e a quella ancora più emozionate di Cuba Gooding Jr. – tocca a Morgan Freeman. Ancora una volta è l'amico Eastwood ad affidargli un ruolo prezioso e delicato. È uno sconfitto, un individuo piegato dalla vita e anche dallo sport, un uomo che vive in un ripostiglio di una palestra, il suo luogo di lavoro, dove fa le pulizie. Ecco di nuovo il legame con le sue origini e, ancora una volta, è il personaggio di Freeman a raccontare e a "vedere" lo svolgersi della storia. Ancora un testimonianza di grandezza.

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