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Il regno del dualismo con gli occhi di Bateman

Jason Bateman porta un po' d'umorismo nel dramma mediorientale.
di Claudia Resta

Il film

mercoledì 28 novembre 2007 - News

Il film
Ronald Fleury (Jamie Foxx), agente speciale dell'FBI, viene mandato in missione speciale in Medio Oriente: insieme a una squadra composta dall'elite dell'agenzia investigativa deve recarsi per una settimana a Riyadh, infiltrarsi tra le fila della jihad e catturare uno dei capi del terrorismo islamico. Tuttavia, la squadra si trova impreparata ad affrontare le reali condizioni sociali e politiche cui deve far fronte ma, con l'aiuto di un capitano della polizia saudita, Fleury e i suoi cercheranno di salvare se stessi e la tranquillità internazionale in una disperata lotta contro il tempo.
Proprio per sdrammatizzare questo terribile quadro Peter Berg ha scelto un attore come Jason Bateman, che affronta sorridente la conferenza stampa.

La mia parte nel film
Peter Berg e io" racconta Bateman ridendo "avevamo già lavorato insieme a Smokin' Aces e da allora avevo il suo permesso per avere un approccio più morbido al copione, in cui inserire parte delle mie idee facendo variazioni sul tema. Qui mi ha chiesto di fare lo stesso: ha scritto solo alcune battute del personaggio, ma nessuna era particolarmente divertente, anche perché il personaggio non doveva esserlo, almeno inizialmente. Poi però ha pensato che qualche battuta avrebbe alleggerito il dramma generale e così ho dovuto trovare il modo di inserire un pizzico di comicità... cosa non semplice, quando hai accanto due premi Oscar come Jamie Foxx e Chris Cooper, o Jennifer Garner che ha vinto il Golden Globe. Quindi, ho dovuto fare ben più che imparare a memoria il copione, come tutti: me lo sono dovuto inventare, letteralmente, sperando che a Berg piacesse".

Torture e rapimenti
A quanto pare, non solo i dialoghi di Bateman sono stati largamente improvvisati, ma anche le scene d'azione: "Non mi sono preparato moltissimo per la scena di tortura, semplicemente ho chiesto di continuo a mia moglie di legarmi per capire come ci si sente. Ho cercato di interpretare il mio personaggio sapendo fin dal principio che sarebbe stato rapito, per fare in modo che il pubblico ci si affezionasse e quindi soffrisse di più quando accade l'inevitabile. Ho anche convinto Peter a cambiare il copione per fare in modo di avere la bocca chiusa col nastro da pacchi, in modo da non dover fare trenta scene in cui grido e urlo di liberarmi, alternate a quelle degli altri protagonisti. Sulle prime Peter non voleva farlo, poi gli ho spiegato che per me era una condizione essenziale per accettare la parte!".

Realtà e finzione
Il tema del terrorismo e dei paesi del medio oriente non poteva sfuggire completamente alle domande, anche se Bateman ammette: "preferirei non parlare di politica, non mi sento abbastanza brillante da farlo". Piuttosto, è meglio parlare di film d'azione ambientati in una situazione quasi reale. L'attore conferma: "A tutti piacciono i film movimentati e ovviamente questa è un'area tutta nuova nella quale muoversi. Alla gente The Kingdom interessa, perché si avvicina all'attualità senza essere troppo didattico e senza dare un messaggio troppo smaccato nel finale. Credo che il tema del terrorismo venga trattato quel tanto che basta per capire che ci sono situazioni con cui abbiamo necessariamente a che fare".

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