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5x1: le due anime di Samuel L. Jackson

Icona di culto per alcuni cineasti, all'attore americano piace cimentarsi in pellicole non sempre impegnate.
di Stefano Cocci

Tutti i suoi film, quelli belli e anche quelli brutti
Samuel L. Jackson (Samuel Leroy Jackson) (75 anni) 21 dicembre 1948, Washington (DC - USA) - Sagittario.

martedì 20 novembre 2007 - Celebrities

Tutti i suoi film, quelli belli e anche quelli brutti
Quando esplose, all'epoca di Pulp Fiction, fu acclamato come la grande speranza nera. Denzel Washington era una stella ma faticava a raggiungere quel riconoscimento che arrivò con Training day, mentre Halle Berry era una delle tante bellone di Hollywood. Il monologo tratto dalla Bibbia di Jules Winnfield conquistò il pubblico e la critica di tutto il pianeta e Samuel L. Jackson si impose come una delle star in maggiore ascesa. Ottenne una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. La sua carriera era in prepotente scalata verso l'Olimpo.
Da allora, però, il nostro eroe ha alternato alcune buone prove ad altre francamente sconcertanti, non tanto in termini di successo al box office quanto come qualità stessa dei copioni scelti. S.w.a.t., Shaft e Blu profondo sono alcuni esempi. Per questo, all'attore di livello Samuel L. Jackson si è affiancato l'intrattenitore, come in queste pellicole di azione già citate o nei tanti thriller cui ha partecipato nel corso degli anni, alcuni francamente da dimenticare.
Oggi l'attore nato a Washington DC e che ha trascorso l'infanzia in Tennessee torna tra di noi con un thriller annunciato tra i più belli della stagione, 1408, tratto da un racconto di Stephen King, e presto anche in Black Snake Moan, in cui appare incanutito e calvo tenere in catene una Christina Ricci senza controllo. Ma qual è la vera anima di Samuel L. Jackson? Cerchiamo di scoprirla tra i 5 film scelti.

Snakes on a plane
Non si può parlare certamente di flop: è stato un clamoroso successo di botteghino ma la critica e il pubblico pagante hanno fatto alcune considerazione non positive sul film di David Ellis. Non è certo questo il tempo e il luogo per valutazioni sulla pellicola, ma dobbiamo piuttosto considerare il perché un attore con così tanto talento si sprechi in ruoli in pellicole fatte e pensate per rastrellare soldi facili. Non è certamente un caso isolato: anche non prendendo in considerazione la partecipazione alla saga di Guerre Stellari – Episodio I, II e III, in cui il nostro sembra uscito da una cura al botulino, completamente incapace di abbozzare una espressione, c'è una lunga lista di film la cui scelta lascia francamente interdetti: operazioni in parte riuscite male (il già citato Snakes on a plane ne è un esempio, ma anche La tela dell'assassino, thriller pasticciato e confusionario), in parte inspiegabili se non per la necessità di fare cassa (fra tutti, a Samuel vorremmo chiedere conto della sua partecipazione a The man – La talpa).

Jackie Brown
È il ritorno sotto l'ala protettrice di Quentin Tarantino, il regista a cui più di tutti Jackson può essere grato per il suo status di stella internazionale. Anche in questo caso dimostra l'affinità elettiva tra il lavoro tarantiniano e lo stile di Samuel: l'attore afro-americano sembra fatto apposta per i lunghi monologhi apparentemente senza senso che contraddistinguono questo capolavoro quasi dimenticato della filmografia di Tarantino. Il suo Ordell Robbie è un iconografico esponente del crimine, dal look aggressivo, una passione per le armi, una logorrea contagiosa e battute al vetriolo che anticipano scatti di violenza improvvisa. Il suo monologo di entrata di commento a un film è degno del Jules di Pulp Fiction. Di più: probabilmente Ordell può essere un Jules che abbandona il sentiero post-illuminazione da miracolato per dedicarsi al commercio d'armi, di nuovo caduto nel lato oscuro e per questo ancora più terrificante.

Unbreakable
Anche qui malefico senza possibilità di fraintendimento. Un uomo la cui malattia ne ha provocato uno stato di alterazione psicologica degna dei grandi cattivi del fumetti. In effetti, proprio all'universo delle nuvolette disegnate si richiama il film di M. Night Shyamalan. Altro non è che il racconto delle origini di un supereroe e del suo antagonista. La peculiarità del plot è che è proprio quest'ultimo a cercare la sua nemesi, il suo rivale, per poter veramente assurgere al rango di icona del male. Come se Joker avesse aiutato Bruce Wayne a diventare Batman, o Lex Luthor che dà una mano a Clark Kent affinché trovi dentro se stesso le proprie origini kriptoniane.
Bloccato su una sedia a rotelle, Elijah Price è tanto crudele quanto sono fragili e delicate le sue ossa. Quello con il David Dunne interpretato da Bruce Willis è un dualismo degno dei grandi antagonismi della storia della celluloide. In questo cinema fatto di prequel, sequel, numeri 3, 4, 5 e addirittura 6, forse un seguito di Unbreakable manca.

Die Hard
Samuel L. Jackson era un attore in fortissima ascesa e dalla forte presenza scenica. John McClane era un personaggio mitico ma che aveva bisogno di una forte cura ricostituente dopo il "bagno" – di pubblico e di gradimento – del secondo episodio diretto da Renny Harlin. Nasce Die Hard – Duri a Morire, una corsa a perdifiato tra le strade di New York, cercando di risolvere enigmi di terroristi, salvare bambini minacciati da una bomba, sventare una clamorosa rapina.
C'è poco tempo per l'interpretazione del personaggio ma almeno il film si lascia vedere e si salva dal finire nel calderone delle occasioni perse di Jackson per entrare in quello, almeno, dei momenti divertenti di una carriera vissuta da Giano bifronte.

Pulp Fiction
È qui che Samuel L. Jackson ha probabilmente illuso schiere di fans che lo avevano visto in Jungle fever e Mo' better blues. Jules Winnfield è un personaggio indimenticabile e che ha segnato la fantasia della generazione "pulp". Freddo e spietato come killer, parlatore affascinante e ispirato, è il più classico dei personaggi tarantiniani pur non essendo il modello esclusivo dello stile. La sua citazione tratta da Ezechiele 25.17 è entrata di diritto nella storia delle frasi tratte da film: la troviamo su magliette, blog, libri. E se, più di altre espressioni mitiche quella di Jules è entrata nell'immaginario collettivo, ciò è dovuto alla forza con cui è interpretata. Peccato che, a quella forza, Jackson non sia riuscito più, tranne in rare occasioni, a dare un seguito.

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