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Tideland: paura e delirio nella vita di una ragazzina

Il visionario Terry Gilliam torna a raccontare un mondo fantastico e terrificante, proiezione del suo modo di vedere la società.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

lunedì 29 ottobre 2007 - Incontri

Il film
Jeliza Rose ha nove anni e una grossa responsabilità: accudire i genitori tossicodipendenti, preparargli la dose di eroina e far sì che il loro viaggio allucinogeno sia il più sereno possibile. Quando la madre muore di overdose è il padre Noah, una ex rockstar ormai sull'orlo del baratro, a farsi carico della bambina, portandola a vivere nella fattoria dove è cresciuto. Ma proprio nella casa che gli ha dato i natali il padre finisce per trovare la scorciatoia per l'inferno e Jeliza Rose, quasi ignara della sua repentina scomparsa, tramuta quella zolla di terra abbandonata da Dio in un luogo di ricreazione dove inventare fantastiche storie piene di mostruosi personaggi. Dopo aver diviso la critica d'oltreoceano, Tideland arriva sugli schermi italiani il 31 ottobre. Una data più che consona a un film che, attraverso lo sguardo infantile della giovane protagonista, racconta di streghe e mostri da sconfiggere.

L'adattamento del libro di Mitch Cullin
Io e Tony Grisoni (co-sceneggiatore, NdR) volevamo tradurre le pagine di "Tideland" in maniera fedele. Era importante perché così, se il film non fosse piaciuto, la colpa sarebbe stata di Cullin! Abbiamo enfatizzato l'aspetto di Alice nel paese delle meraviglie per aiutare lo spettatore a capire che stavamo tutti scendendo nel cunicolo del coniglio. In più, il libro era narrato in prima persona, invece abbiamo preferito cambiare la prospettiva per mantenere viva la tensione. Di solito i miei film si basano sulle mie reazioni a quello che accade nella società, sono il risultato di frustrazioni profonde. Con Tideland ho volutamente affrontato dei tabù, cose di cui gli americani preferiscono non parlare, come la morte ad esempio. Un'altra cosa che mi fa arrabbiare è l'immagine che i media ci danno dei bambini, li rendono delle vittime. Invece io credo che i bambini siano molto più forti di come ce li descrivono. Così ho fatto qualcosa di molto crudele, ho preso questa ragazzina innocente e l'ho buttata in un mondo pieno di orrore e lei se l'è cavata benissimo ed è riuscita a sopravvivere. È ovviamente un film provocatorio, come ai tempi lo era stato Brazil.

La protagonista
Terry Gilliam: Ai bambini piace immensamente vivere nuove esperienze. Credo che il fatto che la giovane protagonista abbia dovuto affrontare una scena come quella della preparazione della siringa l'abbia in qualche modo preparata alla vita. Jodelle Ferland è una bambina speciale, è unica nel suo genere, è veramente un genio. Non sono stato io a guidarla, anche perché come potrebbe un uomo di 64 anni dire a una ragazzina cosa fare? Piuttosto è stata lei a condurre noi, spesso era lei a venirsene fuori con qualche idea.
Nicola Pecorini, direttore della fotografia: Jodelle ci ha lasciato stupefatti, non potevamo credere di avere a che fare con una bambina. Una grandissima parte del film è farina del suo sacco. È entrata completamente nella parte, anche fuori dall'obiettivo non riusciva a comportarsi come una bambina normale. Infatti, pur essendoci delle bambine sul set lei non ha legato con nessuna di loro.

L'ispirazione
Terry Gilliam: Quando ho letto "Tideland" non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di "Christina's World", un dipinto di Andrew Wyeth. Parlandone con Cullin mi ha rivelato che anche lui aveva pensato a quel quadro quando aveva scritto il libro e così ho capito che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ho anche pensato che era come se stessimo facendo un western perché ci siamo valsi dell'immagine di questo orizzonte così vasto e una serie di figurine che si muovevano sullo sfondo.
Nicola Pecorini: Conoscevo vagamente il quadro. Può sembrare una scena dolce, ma se si entra nel dettaglio c'è un mondo da raccontare. Ho fatto delle ricerche per il film e ho scoperto che la ragazza ritratta nella prateria era poliomielitica e stava lì perché non poteva rientrare a casa sulle proprie gambe. Christina è menomata ma in fondo lo è anche Jeliza Rose, in maniera psicologica ed emotiva. Siamo riusciti a mettere insieme uno storyboard completo grazie alla ricerche fatte sull'iconografia di Andrew Wyeth.

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