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5x1: la fisicità camaleontica di Russell Crowe

Che sia un gladiatore o uno scienziato, l'attore australiano vince sempre le sue sfide.
di Stefano Cocci

Storie di ruoli belli e difficili
Russell Crowe (Russell Ira Crowe) (60 anni) 7 aprile 1964, Wellington (Nuova Zelanda) - Ariete.

martedì 16 ottobre 2007 - Celebrities

Storie di ruoli belli e difficili
Un attore capace di tutto. Noto per la sua refrattarietà alle "pubbliche relazioni" e all'insofferenza verso quel ruolo da star che la fama sembra avergli adagiato sulle spalle come la porpora su un imperatore, Russell Crowe mostra veramente il meglio di se stesso davanti alla macchina da presa. Probabilmente in pochi, forse solo Sharon Stone che lo volle per Pronti a morire, intuirono che quell'attore proveniente dall'Australia (ma nato in Nuova Zelanda) sarebbe diventato una delle stelle di Hollywood, apprezzato e amato perché capace di stupire grazie alle sue doti camaleontiche. A guardarlo bene, con quella faccia da buttafuori, un po' ingrugnita per le sue lontane origini maori, molti accreditavano Crowe per una carriera da "duro", un Jack Palance un po' ingentilito. Invece oggi, guardando al suo corposo curriculum, comprendiamo come sia un attore capace di tutto: imbolsito ha interpretato un ricercatore che porta su di sé il peso dei segreti delle grandi multinazionali del fumo in Insider; in gonnellino da legionario ha vinto l'Oscar per Massimo, Il Gladiatore che mise in ginocchio l'Impero romano; indossata di nuovo la giacca e inforcati gli occhiali è uno scienziato premio Nobel roso dalla pazzia in A beautiful mind.
Oggi torna al western, come in occasione del suo esordio hollywoodiano, in Quel treno per Yuma, dove incontra sullo schermo un altro degli attori più interessanti della sua generazione, Christian Bale; lo aspettiamo presto, a novembre per l'esattezza, con un nuovo capitolo della collaborazione con Ridley Scott in American gangster, al fianco di un altro grandissimo, Denzel Washington.

A Beautiful Mind
Ron Howard è uno dei registi più importanti nella carriera di Russel Crowe. Questo è il primo momento della loro collaborazione, che proseguirà con Cinderella man.
La storia del matematico premio Nobel John Nash gli valse la terza nomination consecutiva all'Oscar quale miglior attore. La lenta e inesorabile discesa nei meandri della malattia mentale è resa da Crowe con incredibile tensione. Il debole film messo in piedi dal regista di Apollo 13 si regge letteralmente sulle emozioni suscitate dal suo protagonista, perfetto nel rendere umanissima e comprensibilissima una storia, a suo modo, ai margini della scienza per i suoi risvolti così eccezionali. Un uomo ossessionato dalla sua intelligenza, a tal punto da diventarne schiavo ed essere trasportato in un universo di personaggi immaginari che lo escludono dal mondo. Ogni volta che Crowe ci trasporta in una nuova dimensione come questa, viene da chiedersi se sia veramente lo stesso attore di L.A. Confidential o Il Gladiatore.

Cinderella man
La passione di Crowe per lo sport è nota a tutti: adora i cavalli, è un fan del Leeds United e lo scorso anno è diventato presidente di una squadra di rugby australiana. Questo suo contatto con il mondo sportivo lo ha senz'altro aiutato, al pari delle sue doti interpretative, quando Howard lo ha chiamato per calarsi nei calzoncini e i guantoni del pugile Jim Braddock. È una storia di dannazione e sconfitta ma soprattutto è il racconto delle vicende di un uomo del popolo, uno sconfitto, un derelitto che trova nello sport e nell'affetto per la sua famiglia le chiavi per eccellere, forse non aiutato dalla tecnica ma dall'amore e dalla tenacia. Qui è senz'altro a suo agio, rispetto a matematici e scienziati, nel portare la sua faccia segnata davanti al pubblico: interpretare un pugile è senz'altro un personaggio nelle corde di Crowe, capace ogni tanto di ingaggiare round di boxe spericolati con fotografi e rompiscatole che cercano di entrare nella sua vita.

L.A. Confidential
È il primo grande ruolo di Crowe. Certo, in Pronti a morire si era fatto notare, tanto che questo western inusuale è ricordato proprio per la sua eccellente prova. Fu chiamato da Sharon Stone, che della pellicola era anche produttrice oltre che interprete. Per quanto timida e dimessa fu quella interpretazione, nel film tratto da un romanzo di James Ellroy, Crowe è spericolato e sopra le righe.
Il cast è eccellente: Kevin Spacey, Guy Pierce e il nostro eroe sono tre facce della giustizia terrena che cercano di mettere ordine, ognuno a modo proprio, nella corrotta polizia di Los Angeles. Il corpo sinuoso e corrompente di Kim Basinger è l'agognato premio che ognuno cerca di raggiungere. Russell tira pugni e seduce, un binomio forse irripetibile per la forza innocente che lo infervorava. Il film è quasi un capolavoro proprio grazie all'intenso lavoro sulle interpretazioni, tutte intense e uniche.

Insider - Dietro la verità
Il film di Michael Mann è una strepitosa prova di attori ma non è un film corale. Sullo schermo si confrontano personalità, ognuna grandissima. Al Pacino è un giornalista che si batte per il diritto di cronaca contro gli intrallazzi di affaristi e finanzieri che vogliono usare il loro potere per imbavagliare la stampa; Christopher Plummer e Philip Baker Hall sono l'interfaccia logora tra informazione e potere, due vecchi giornalisti che, dopo tante battaglie, esitano nel mettere in gioco la propria carriera per combattere un nuovo duello. Fra loro c'è Jeffrey Wigand, ex capo ricercatore di una multinazionale del tabacco, testimone chiave in una causa legale contro i produttori di sigarette. Sarà al centro di loschi giochi combattuti a colpi di dossier inventati, minacce più o meno velate e forte travaglio interiore. Crowe è quasi irriconoscibile: bolso e goffo dietro spessi occhiali ci porta ancora una volta dentro l'incubo di un uomo qualunque, con doti notevoli ma incapace di affrontare le prove estreme della vita.

Il Gladiatore
A ricordarlo in Insider si fa fatica a riconoscere in Massimo Jeffrey Wigand o John Nash. Russell si trasforma: tonico e muscoloso come un rugbista maori, spietato e determinato proprio come un gladiatore. A guardarlo nell'arena del Colosseo fronteggiare tigri e giganti desiderosi di staccargli la testa dal collo, si capisce che Crowe è nel suo elemento naturale: la forza, la violenza, il dramma. Poi arrivano le interpretazioni più delicate e suggestive e capisci che solo un grandissimo attore può tanto. Questa sua capacità di reggere fisicamente il ruolo, l'intensità degli sguardi e delle espressioni, tutto insieme ricorda il primo De Niro, quello di Toro Scatenato o Gli Intoccabili, di Taxi Driver o New York New York. Crowe evoca così l'Olimpo di Hollywood, segno di come ci sia entrato ormai da tempo.

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