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5x1: George Clooney, il dottor Ross è cresciuto

Affermatosi in televisione "George il bello" è diventato protagonista delle cronache di Hollywood.
di Stefano Cocci

Il ritorno in sala con Michael Clayton
George Clooney (George Timothy Clooney ) (63 anni) 6 maggio 1961, Lexington (Kentucky - USA) - Toro.

martedì 2 ottobre 2007 - Celebrities

Il ritorno in sala con Michael Clayton
Il ragazzo del Kentucky è cresciuto. George Clooney da Lexington ha calpestato tutti i gradini della scala del successo. Dai piccoli ruoli ne L'albero delle mele e Pappa e ciccia, è arrivato all'Oscar e ad avere un onore riservato solo ai grandissimi del cinema. Infatti, come Orson Welles, Woody Allen, Warren Beatty e Roberto Benigni, Clooney è stato candidato agli Oscar nello stesso anno in tre categorie differenti. È capitato quando ha vinto il premio come miglior attore non protagonista per Syriana e contemporaneamente è stato nominato per la miglior regia e miglior sceneggiatura per Good Night, and Good Luck.
Con Michael Clayton Clooney ci riprova con un personaggio negativo, andando a scavare nel sottobosco dell'establishment americano, l'universo avvocatizio, dipinto sempre più da Hollywood come uno dei mali della "grande società" a stelle e strisce.
Tra un incidente in moto e un cambio di fidanzata, Clooney ci ha abituato a scelte difficili, come quando passò da La tempesta perfetta alla guerra del Golfo di Three Kings.

Ocean's Thirteen
Danny Ocean è ormai il frutto della collaborazione tra Soderbergh e Clooney, quello più scanzonato del loro binomio. L'originale con Frank Sinatra è un ricordo. Dopo Solaris era evidente per entrambi che non era il caso di prendersi troppo sul serio, come capitò sul set del remake di Tarkovsky, un film bello per quanto forse troppo diluito come forma. Con la trilogia di Ocean si cambia registro. Grandi star a far da contorno a George, regia e montaggio da MTV generation, battute a go – go. È il cuore di Danny Ocean ed è il lato solare di Clooney: quello che non si prende troppo sul serio, quello che non prende sul serio nemmeno la sua professione. Se fosse diventato l'ennesimo attore passato dietro la macchina da presa che sermoneggia sulla società americana, George sarebbe stato presto tagliato fuori dallo show biz. Con Danny Ocean ha dimostrato di poter fare bei film, divertire il pubblico, produrre soldini. Non è male per chi ha scritto Good Night, and Good Luck.

Good Night, and Good Luck
È un caso cinematografico e non solo. Sì, perché da George il bello in pochi si aspettavano un film tanto maturo, una interpretazione così misurata, una regia di qualità come questa. È un caso perchè l'ormai ex dottor Ross è andato a mettere il bisturi in una ferita ancora aperta negli Stati Uniti, il maccartismo, affrontando una vicenda vecchia di circa 50 anni per capire come va il mondo oggi, l'America post 11 settembre senza mai parlare di Iraq o di Osama. Molti furono sorpresi nel leggere il nome di Clooney fra gli sceneggiatori di un film tanto delicato e tanto partigiano. Altri furono sorpresi nel vederlo nominato all'Oscar, oltre che per la sceneggiatura, anche per la regia. Certo è che si tratta di un'opera non solo matura ma che sembra girata con la sicurezza del Maestro.

Michael Clayton
Un altro ruolo al limite, un'altra anima che ha perso la sua strada e deve recuperare la sua innocenza... se solo trovasse il coraggio. Il personaggio del titolo è un faccendiere che sbriga "lavoretti" poco chiari per uno studio legale newyorchese. Michael Clayton, infatti, aggiusta la verità. Anche qui, nelle intenzioni di un democratico della prima ora come Clooney, possiamo trovare echi della polemica politica sulla "guerra giusta", le armi di distruzione di massa e i conflitti in Medio Oriente. Un progressivo deteriorarsi dei costumi che ha corrotto una nazione, a partire dai membri più importanti della società civile fino al presidente. Non solo: per Michael Clayton è ancora possibile una via d'uscita e Clooney la cerca, passo dopo passo, dando profondità al suo personaggio, uno spessore che all'inizio non sembrava possedere. È merito di Clooney renderlo credibile.

Confessioni di una mente pericolosa
Sporco, disconnesso, isterico, violento. È l'esordio alla regia di George il bello e, onestamente, forse il film si guadagna la citazione più per il lavoro dietro la macchina da presa che per quello davanti a essa. Clooney è il reclutatore di Chuck Barris, ideatore e presentatore di programmi di successo per la TV americana ("Il gioco delle coppie" e "La corrida") negli anni '70 che, tra una puntata e l'altra, esegue un po' di lavoro sporco per la CIA. Ma soprattutto George, qui con baffetto alla Gable, mostra di aver compreso la lezione del cinema degli ultimi anni, soprattutto quella impartitagli dal suo amico Steven Soderbergh e da Wes Anderson di cui, Confessioni di una mente pericolosa ricorda lo stile corale nella gestione degli attori. Uno dei tanti gioielli, un po' nascosti, del cinema degli ultimi anni. Da recuperare.

Syriana
Anche qui si rovista nelle stanze segrete del Governo. Si cercano i panni sporchi, se non, addirittura, lo scheletro nell'armadio. Anche in Syriana, Clooney cerca redenzione dopo un'esistenza vissuta tra bombe, intrighi e piccole beghe di palazzo. Anche in Syriana Clooney risale dai suoi peccati passo passo, fino al sacrificio finale. Con Bob Barnes vince il suo primo Oscar e porta gli intrallazzi della CIA sul grande schermo e nel mainstream di Hollywood, aprendo un caso, l'ennesimo, della sua carriera. Non sarà che con tanto impegno profuso, ce lo ritroviamo candidato alla Casa Bianca?

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