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Piano, solo: alla scoperta di Luca Flores

Kim Rossi Stuart interpreta il grandissimo pianista jazz nel nuovo film di Riccardo Milani.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Musicisti dall'inferno

martedì 18 settembre 2007 - Incontri

Musicisti dall'inferno
Ci sono degli artisti che, agevolati o condannati da una latente patologia psichica, riescono a toccare l'essenza stessa della musica al punto da finire per perdersi in essa, venirne letteralmente risucchiati. Gli esempi sono molteplici. Si potrebbe parlare di Nick Drake, scomparso a neanche ventisette anni dopo aver dato alla luce tre album preziosi quanto illuminanti. O del già a lungo compianto Kurt Cobain che si è spento sin troppo giovane dopo essere stato investito, suo malgrado, del ruolo di portavoce di una generazione come leader dei Nirvana. O di Luca Flores, jazzista di formidabile talento e toccante sensibilità, pressoché sconosciuto dal grande pubblico che oggi viene sottratto all'oblio grazie al regista Riccardo Milani e a Kim Rossi Stuart che in Piano, solo ne assume la postura e lo sguardo. Tratto dal libro "Il disco del mondo - Vita breve di Luca Flores, musicista" di Walter Veltroni, Piano, solo racconta l'ascesa al successo dell'artista e la caduta negli inferi della mente dell'uomo. Abbiamo incontrato il regista e il cast del film atteso venerdì in 130 sale italiane.

Quanto è stato difficile calarsi in un personaggio tanto complesso?
Kim Rossi Stuart: La parte più difficile riguardava la credibilità dal punto di vista tecnico pianistico. Era il mio obiettivo principale e siccome sono una persona molto testarda, prima di iniziare le riprese ho passato un mese e mezzo al piano per ottenere il massimo dalla mia interpretazione. Al di là di questo aspetto non è stato un film particolarmente difficile. Quanto alla persona di Flores, avevo a disposizione materiale emotivamente molto forte, si trattava solo di accoglierlo nell'anima. C'erano le lettere che aveva inviato ai fratelli, al padre, alla fidanzata, il materiale video costituito da filmetti amatoriali e dal live di Montevarchi, uno degli ultimi concerti che ha tenuto: un viaggio travolgente all'interno degli inferi - andata e ritorno - della durata di un'ora.

Ha scelto un impianto narrativo tradizionale per rappresentare un musicista di un genere anticonvenzionale per definizione.
Riccardo Milani: Ero interessato a raccontare la storia di una persona comune con delle doti eccezionali ma nessuna voglia di affermarsi, persone che mi piacciono anche nella vita e che amo raccontare nei miei film, stavolta magari con una punta di esasperazione in più. Ho trovato il linguaggio idoneo, non mi interessava un impianto trasgressivo o ultramoderno. La difficoltà maggiore era rappresentata dal raggiungimento della credibilità e ha richiesto una maggiore attenzione cercare un senso della misura etico e morale nei confronti della persona di Luca Flores. Piano, solo non è un film sul jazz, ma la storia di un ragazzo che attraverso il pianoforte decide di parlare al mondo.

Come avete lavorato alla sceneggiatura?
Ivan Cotroneo: Siamo partiti dal libro di Walter Veltroni, in seguito abbiamo incontrato la famiglia di Luca Flores, che ci è stata vicino durante la lavorazione del film. È stato un percorso decisamente intenso durante il quale abbiamo avuto l'accesso a materiale molto privato - lettere scritte ai familiari, perizie dei dottori, racconti personali. I motivi del suo suicidio sono rimasti irrisolti, come spesso succede in questi casi, e noi abbiamo cercato di raccontare lo sgomento e il dolore delle persone vicine nei confronti di chi se ne va. Gli elementi narrativi che abbiamo utilizzato - le dinamiche della morte, il padre assente, la sofferenza interna - sono tutti presenti nel libro. La morte della madre ad esempio è uno dei pilastri attorno al quale Veltroni ha scritto "Il disco del mondo". La famiglia parla ancora del periodo africano che precedeva l'incidente, come il periodo più felice della loro vita. In più noi abbiamo avuto la possibilità di parlare con Cinzia, l'ex fidanzata di Flores, che ci ha dato tutte le informazioni private sulla loro relazione.

Che effetto le ha fatto incontrare Cinzia, l'ex fidanzata di Luca Flores?
Jasmine Trinca: Quando Riccardo mi ha proposto di incontrarla non ero molto convinta. Interpretare una donna che esiste realmente, che ha vissuto quelle esperienze e amato quell'uomo poteva essere complicato. Invece conoscerla ha portato alla rottura di un diaframma che mi creava problemi con il personaggio. Cinzia è stata molto generosa e questo anche perché non era un incontro teso a rubarle qualcosa. Guardare il suo volto è stato significativo.

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