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La mafia in Sicilia, più amara che dolce

Una nuova storia di mafia per Luigi Lo Cascio.
di Claudia Resta


martedì 4 settembre 2007 - Incontri

Il film
Ormai un abitudinario dei film sulla mafia e sulla Sicilia, Luigi Lo Cascio, ultimamente maturato molto in teatro, unisce la sua voce a quella di Andrea Porporati, coraggioso regista al suo secondo film. Insieme, raccontano la storia di Saro Scordia (Luigi Lo Cascio), un ragazzo cresciuto per le strade del quartiere palermitano di Kalsa, che si lascia affascinare dal mito della vecchia mafia e viene preso sotto la protezione degli uomini d'onore di Cosa Nostra, che lo crescono nel loro vivaio di promesse. Tra gli anni '70 e la fine dei '90, è raccontata la vita di un mafioso nella sua quotidianità: come e perchè si entra in quel tipo di vita e la realtà di una situazione di cui si sa poco.

Ricordi d'infanzia
Quando ero piccolo vivevo a Palermo, ma non ho mai incontrato sfacciatamente la mafia. Mi accorgevo qua e là di compagni che non venivano più a scuola o che tornavano accompagnati dai carabinieri ma la mafia l'ho scoperta solo dopo, studiando e leggendo. Credo che ogni mezzo, anche il cinema, sia utile per dire qualcosa in più.

Messaggio indiretto
Un personaggio come quello che interpreto nel film di Andrea Porporati è una figura che colpisce l'immaginario anche dei ragazzi che solidarizzano con la mafia: è la storia di un'illusione, di una favola chiamata mafia che non esiste e ciò che conta è la presa di coscienza.

Il dolce e l'amaro di Saro
I mafiosi da me comandati sono pendolari del crimine, tra Milano e Torino. Quando parla un picciotto palermitano, nessuno lo capisce ed emerge il lato paradossale di Cosa Nostra. Col pretesto di parlare di mafia, Saro scrive il suo romanzo di formazione, dove il dolce e l'amaro si sfogliano come pagine di un libro, che si chiama vita.

Preparazione fisica
Mi serviva tonicità, per le riprese dinamiche nelle scene di fuga e di rapina. Ho portato il corpo all'altezza del personaggio, tronfio e col petto in fuori. Quando, nella seconda parte del film cambio vita, esco dal giro della mafia e mi metto a lavorare come edicolante, al Nord Italia, risulto, anche fisicamente, più sobrio.

Ritorno al teatro
Non c'è un personaggio che vorrei fare, i personaggi per me esistono solo nel momento in cui gli sceneggiatori me li propongono. Almeno al cinema, al teatro è un'altra storia perché lì è la letteratura che ci dà grandi personaggi. Presto sarò di nuovo sulle scene, con un monologo su Kafka di un'ora e venti, a Milano.

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