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I super agenti di Hot Fuzz, tra sangue digitale ed esplosioni

Una produzione a basso costo e, come da tradizione inglese, tante idee per gli effetti visivi.
di Gabriele Niola

Dare valore aggiunto in maniera invisibile

mercoledì 22 agosto 2007 - Making Of

Dare valore aggiunto in maniera invisibile
La produzione di Hot Fuzz non è stata quella che si può definire una produzione ad alto budget e si è trovata quindi da subito con il problema di definire alcune sequenze con effetti speciali, cosa assolutamente necessaria per la resa comica di uno spoof del cinema di Michael Bay.
Il cinema inglese ha una forte tradizione di effetti visivi, da Michael Powell a Gli Argonauti, passando per le produzioni fantasiose di Terry Gilliam, ha sempre esibito una ricercatezza formale fondata sull'uso di effetti artigianali e grandi trovate visive. E anche oggi quando per un motivo o per l'altro non è possibile appoggiarsi agli effetti digitali, il rifugio è sempre quello di attingere alla tradizione e all'esperienza di una delle scuole migliori quanto ad artigianalità visiva. Ed è esattamente quello che è capitato con Hot Fuzz.
"Prima di cominciare a girare il conto delle scene che avrebbero richiesto effetti speciali era 45, ma alla fine eravamo arrivati a più di 300" ricorda Richard Broscoe della Double Negative, il supervisore degli effetti speciali, "Hot Fuzz comunque non è mai stato un progetto tale da richiedere l'uso di tecniche innovative. È stato più una questione di dare valore aggiunto in modo invisibile".
Questo tipo di approccio ha fatto si che le sequenze fossero nettamente divise tra quelle per le quali sono stati necessari piccoli ritocchi al computer e quelle che invece hanno richiesto un uso massiccio di modellini ed espedienti tradizionali per ovviare in maniera rapida ed efficace alla mancanza di fondi.

Trucchi diversi per esplosioni diverse
Due scene per le quali c'è stato bisogno di importanti interventi a livello di effetti visivi sono state sicuramente le due grandi esplosioni del film: quella diurna della stazione di polizia e quella notturna della villa.
Per quanto riguarda l'esplosione della stazione di polizia, è stata relativamente semplice in quanto l'edificio era vuoto dentro e dunque è stato possibile danneggiarlo (anche se non farlo saltare in aria per davvero) generando detriti e pezzi rotti. Ma il grosso dell'esplosione ha richiesto la costruzione di un modello in scala da far esplodere riprendendolo esattamente dalla medesima angolatura della stazione reale. Infine, per rendere tutto il più reale possibile, sono stati poi aggiunti gli inserti con la polvere e i detriti.
Al contrario, per l'esplosione notturna tutto doveva ruotare attorno al fuoco che era l'elemento centrale e scatenante dello scoppio, ma dato che l'edificio destinato a saltare in aria era una vera casa è stato necessario ricorrere a trucchi di diversa scala e intensità.
Innanzitutto ci sono state le esplosioni di fuochi e gas fatte davanti alla casa, per creare confusione, fumo e fuoco e quindi simulare uno scoppio, ma alla fine il vero senso dell'esplosione poteva essere dato unicamente dall'unione di più tipologie diverse di riprese.
Per questo è stato ripreso tutto a 96 frame al secondo da 3 macchine da presa differenti, come ricorda Briscoe: "Avevamo già girato delle immagini pulite e ben illuminate della casa di notte, così abbiamo potuto girare le esplosioni con l'esposizione settata per riprendere solo il fuoco, il che significa che avevamo il fuoco su sfondo nero. Poi abbiamo girato a parte anche delle immagini di alberi che prendevano fuoco uno dopo l'altro, da utilizzare per rendere l'idea delle fiamme che si avvicinano verso la macchina da presa". Alla fine l'unione di tutte queste riprese diverse crea l'illusione di un palazzo che salta completamente in aria.

Sangue digitale per aumentare il senso di ridicolo dello splatter
Come è stato per il precedente film del duo Wright/Pegg, L'alba dei morti dementi, anche per Hot Fuzz il sangue e il senso del gore sono stati utilizzati in chiave comica, per questo motivo non era sufficiente il make-up fatto sul set, ma in certi punti il sangue, le ferite e gli spari sono stati ritoccati in postproduzione.
Sempre per motivi di economia è stato possibile anche riutilizzare alcune soluzioni approntate per L'alba dei morti viventi, come molte riprese di schizzi di sangue fatte davanti a un green screen. Ce n'erano di tutti i tipi, in tutte le direzioni, in modo da poter essere utilizzate in qualsiasi contesto. Solo che questa volta l'effetto è stato ancora più paradossale e iperbolico del solito, perché Wright voleva che fosse il più irreale possibile per chiarire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come fosse un effetto volutamente stilizzato.
Allo stesso modo si sono moltiplicati gli effetti di pallottole che schizzano nell'aria: "Abbiamo finito con l'aggiungere molti più proiettili di quanti avessimo preventivato inizialmente" spiega Briscoe "Ogni sequenza in sé è molto semplice e vi abbiamo aggiunto solo qualche elemento come polvere, scintille, detriti in aria ecc. ecc. Ma non è tanto la singola scena a dare il senso di accumulo quanto la visione di tutte quante le scene leggermente modificate una in fila all'altra".
Un esempio di questo continuo accumulo di piccoli elementi è la scena della sparatoria nella piazza della città, nella quale l'aggiunta di piccoli elementi contribuisce a dare un senso eroico ai movimenti e alle azioni dei protagonisti.

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