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Robert De Niro: c'era una volta la Cia

L'ombra del potere, il ritorno di De Niro alla regia a quattordici anni da Bronx, è il suo personalissimo contributo alla storia dell'agenzia segreta più potente del mondo. Giunto a Roma per presentarlo, De Niro ha raccontato a un'attenta audience di giornalisti come è nata l'idea del film.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Era dai primi anni '90 che voleva fare un film sulla Cia. Come mai questa passione?

lunedì 16 aprile 2007 - News

Era dai primi anni '90 che voleva fare un film sulla Cia. Come mai questa passione?
Sono sempre stato affascinato dal mondo dello spionaggio, dai libri di John Le Carré e dai film come La spia che venne dal freddo, ma penso che il cinema non abbia mai approfondito molto l'argomento sulla Cia e ho voluto colmare queste lacune. In realtà mi sarebbe piaciuto raccontare un altro periodo della Cia, quello che va dal '61 all'89. Quando ho letto la sceneggiatura di Eric Roth ho scoperto che girava nell'ambiente già da qualche anno ed era considerato da tutti il miglior film mai realizzato. Così ci siamo detti che se io avessi girato L'ombra del potere - che si concentra sulla nascita della Cia nella Seconda Guerra mondiale fino al fallimento dell'operazione "Baia dei Porci" nel 1961 - lui avrebbe in seguito scritto anche la seconda puntata, approfondendo il periodo che interessava a me. L'idea è di fare una trilogia, con un terzo film che vada dall'89 - dalla caduta del muro di Berlino - fino ai nostri giorni.

Cosa si prova, da attore/regista, a dirigere un cast stellare?
Gli attori e la loro capacità interpretativa sono fondamentali per la riuscita di un film. Senza nulla togliere a Matt Damon e Angelina Jolie, quando la partecipazione di John Turturro è stata messa a repentaglio a causa dell'improvvisa scomparsa della madre non potevo immaginare nessun altro che potesse ricoprire il suo ruolo. Così ho iniziato a girare il film senza di lui, partendo dalle scene in cui non era presente, in attesa che si riprendesse dal lutto e si sentisse pronto a riprendere a lavorare. Anche per il ruolo di Mark Ivanir, che interpreta l'uomo che viene torturato da Turturro, non avrei potuto pensare a nessun altro. Non voglio sembrare arrogante, ma in genere i registi che hanno alle spalle una carriera come attori riescono a tirar fuori dal cast delle ottime performance, proprio perché hanno una comune sensibilità nei confronti della recitazione.

Il suo personaggio, il generale Sullivan, ha una visione politica dell'America diversa da quella di Edward Wilson, interpretato da Matt Damon.
Secondo l'immaginario di Eric Roth il mio personaggio è un po' la coscienza della pace, nel senso che cerca in qualche modo di mettere pace negli eventi e ha una lungimiranza che lo porta a vedere le cose prendere un'altra direzione. Edward, al contrario, è più conservatore. Un altro aspetto che mi interessava particolarmente della sceneggiatura era proprio il ritratto di Edward, un uomo costretto alla solitudine per via della sua dedizione al lavoro. Il suo è un vero e proprio atto di fede nei confronti della Cia, per la quale è pronto a sacrificare anche la famiglia e l'amore. Tutti quelli che hanno letto lo script sono rimasti affascinati da questo lato personale della storia e ho spinto Roth a calcare ancora di più la mano su questo aspetto.

Il film fa pensare che lei abbia un po' di nostalgia nei confronti della prima Cia.
È vero. All'inizio l'organizzazione era molto più snella e più giovane, in seguito si è evoluta assumendo le sembianze che ha oggi. In più oggi la Cia è nell'occhio del ciclone per via di alcuni eventi che non sono del tutto chiari e dei fallimenti che l'hanno messa in cattiva luce, ma sono convinto che abbia risolto anche molte questioni gravi e difficili di cui noi non sappiamo nulla. È anche vero che col senno di poi gli avvenimenti dell'11 settembre sarebbero potuti essere andati in un'altra maniera se i servizi segreti avessero prestato attenzione a una serie di segnali che erano stati mandati da tempo e di cui solo oggi conosciamo l'esistenza.

È già al lavoro sul secondo capitolo della trilogia?
No, non ancora. Al momento sto lavorando a un film che narra la storia di un produttore hollywoodiano. È tratto dal libro di un mio amico, Art Linson, intitolato What Just Happened? (pubblicato in Italia con il sottotitolo "Storie amare dal fronte di Hollywood", NdR), ma stavolta recito solamente (nel cast, oltre a De Niro, anche Bruce Willis, Stanley Tucci, John Turturro, Robin Wright Penn e Sean Penn, NdR). La regia è stata affidata a Barry Levinson e il film uscirà il prossimo anno distribuito da Medusa.

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