Cosa ti ha attratto della sceneggiatura di Alex Garland?
La premessa di avere otto astronauti chiusi in una navicella spaziale e legati a una bomba in volo verso il sole ci affascinava enormemente. Lo si può vedere come viaggio fisico, psicologico per gli astronauti, ma anche spirituale, nel senso che è un viaggio verso la fonte stessa della vita. Inoltre non sono stati fatti film sul sole, che invece è un elemento fondamentale dell'universo.

Qual è il rapporto della fantascienza vera rispetto a quella inventata dagli scrittori del genere?
Quando abbiamo iniziato a fare le ricerche per il film abbiamo scoperto che la NASA si consulta con regolarità con gli scrittori sci-fi. Chiedono loro come immaginano il mondo tra 100 anni, per avere una visione di uno scenario futuristico ipotetico. Garland è uno che guarda molto al futuro, riesce a pensare al di là dei confini fisici ai quali siamo legati.

L'aspetto scientifico di Sunshine è molto realistico. Cosa c'è di meno attendibile nel film?
Nessuno scienziato può sapere con esattezza cosa accade fisicamente all'essere umano quando si avvicina così tanto al sole, se si allunga, se si schiaccia, se si disintegra... Nell'ultima mezz'ora del film ci siamo lasciati andare prendendoci una licenza artistica che forse è stata un po' estrema. Ma è stato davvero fantastico poter immaginare le conseguenze dell'avvicinamento dell'uomo al sole!

Si può dire che Sunshine sia diviso in due parti. Nella seconda compare una figura divina e il film acquista una dimensione religiosa.
Fondamentalmente l'argomento alla base del film è Scienza Vs. Dio. La bomba nucleare che Capa vuole far esplodere per replicare la forza del sole e permettere all'umanità di vivere più a lungo è l'ultima invenzione dell'essere umano. Dall'altra parte invece c'è Pinbacker che crede che il piano divino debba essere rispettato, al costo di far morire il sole.

Come avete lavorato sul sonoro del film? Qual era l'idea che avevate in mente?
Partendo dal presupposto che non ci sono suoni nello spazio, ne avevamo bisogno perché è l'unico elemento che ti consente di conferire il peso alla navicella spaziale. Senza il suono - che comunque si percepisce a malapena - la navicella e lo spazio stesso darebbero una sensazione di qualcosa di irreale, leggero, fluttuante. Abbiamo utilizzato i suoni provenienti dallo spazio raccolti dalla NASA e li abbiamo dati agli Underworld che hanno creato delle sinfonie basandosi su quelle registrazioni.