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Nell'anno del Maiale in Cina arriva l'Orso

Orso d'Oro al film Tuya's Marriage
di Giancarlo Zappoli

domenica 18 febbraio 2007 - News
Ripensare a caldo al giudizio emesso da una Giuria che, per quanto costituita dal Direttore della Berlinale, resta comunque e giustamente eterogenea non è facile. Non lo è perchè quest'anno non c'erano film particolarmente di spicco la cui eventuale esclusione dalla rosa dei vincitori possa far gridare all'ingiustizia. Si può quindi dividere la riflessione in due parti. Da un lato la bilancia delle assegnazioni è stata ben tarata. Un premio collettivo al cast di The Good Shepherd ha accontentato il cinema statunitense presente con generosità sullo schermo del Concorso. Il contrappeso lo si subito è trovato con ben due premi (forse troppi e troppo importanti) all'America Latina con il film argentino El otro che ha portato a casa il Grand Prix della Giuria e l'Orso d'Argento al Migliore Attore. La presenza della giurata palestinese Hiam Abbas lasciava da pensare su un premio al film israelianoBeaufort che si è invece aggiudicato il Premio al Miglior Regista il quale è salito sul palco con tanto di kippah sul capo. Per la colonna sonora anche qui un perfetto bilanciamento degli alti e dei bassi con il riconoscimento andato ad Hallam Foe che ha davvero stupito per il suo soundtrack.

Passiamo ora alle tarature che lasciano perplessi. Innanzitutto quella del Premio alla Migliore Attrice andato a Nina Hoss per la sua interpretazione in Yella, un film molto particolare e, soprattutto, 'tedesco'. Se un riconoscimento a un film di casa doveva per forza essere assegnato se lo sarebbe meritato di gran lunga The Counterfeiters. Ma, attenzione, non per la migliore attrice, semmai per il migliore attore. Con grande onestà e professionalità Nina Hoss è salita sul palco affermando che pensava che al suo posto avrebbe dovuto esserci Marianne Faithfull per Irina Palm. Il che è esattamente quello che ritenevano in molti, Giuria esclusa. Che dire poi del premio andato a Park Chan-wook per I'm a Cyborg. That's ok? Certo, se bisognava andare a cercare ad ogni costo un film 'strano' per premiarne la sperimentalità non c'era che questo. Peccato che sia una delle opere peggiori del regista che aveva anche ammesso che si trattava di un 'divertimento'.

Resta da dire dell'Orso d'Oro. Che il mondo del cinema (e i festival in particolare) ormai, per diversi motivi, guardi a Oriente è cosa nota. Che il Premio a Tuya's Marriage sia stato attribuito, a quanto pare, con una stretta maggioranza è assolutamente comprensibile. Un film certo interessante per chi ama il cinema, frequenta i festival ed è attento a quanto riesce a filtrare tra le maglie della censura nelle opere che provengono dai Paesi in cui essa ancora impone le sue leggi. Senza però alcuna prospettiva commerciale che vada al di là di un eventuale circuito di nicchia. Ancora una volta si pone quindi il problema: è importante che film come questi siano in Concorso e se ne parli. Che vincano può lasciare più di una perplessità anche se quest'anno va riconosciuto alla Berlinale il merito di essersi finalmente affrancata dall'Orso d'Oro 'politicamente corretto' che ultimamente imperava a Berlino.

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