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Nicola Guaglianone

Nicola Guaglianone è un attore italiano, creatore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 5 maggio 1973 a Napoli (Italia).
Nel 2017 ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura al David di Donatello per il film Indivisibili. Nicola Guaglianone ha oggi 51 anni ed è del segno zodiacale Toro.

Anche il cinema italiano può fare film americani

A cura di Fabio Secchi Frau

Sceneggiatore e produttore (sua è la società Miyagi Entertainment), Nicola Guaglianone è diventato nazionalmente celebre per aver firmato i superhero movies italiani di maggior successo al nostro box office: Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out.
Sfruttando il tema della diversità e utilizzando vincenti formule narrative, è diventato una delle penne cinematografiche più richieste dai nuovi registi nostrani, imponendosi anche da un punto di vista legale e sociale come socio fondatore della Writers Guild Italia, il sindacato degli scrittori di cinema, tv e web per la tutela dei diritti degli sceneggiatori.

Il sodalizio con Mainetti
Importantissimo il sodalizio artistico con il regista Gabriele Mainetti, conosciuto nell'adolescenza e con il quale condivide lo stesso immaginario filmico. Indivisibili, i due lavorano con uno spiccato senso del fiabesco, fondendo splendore gotico e sudicio grottesco, ma soprattutto attingendo alla ricca e sognante vena della storia del cinema mondiale, soprattutto americano. Dal neorealismo alle avventure spielberghiane, dai cinecomic agli anime, ma sempre mantenendo una certa dose di coralità ad ampio respiro e sempre con lo sguardo puntato agli spettri del nostro tempo.

La scrittura di Guaglianone
Ma come scrive Guaglianone? Quali sono le sue peculiarità?
Per prima cosa, gli script di Guaglianone sono odi alla libertà e alla fraternità, anche lì dove è necessaria una netta separazione tra le due per una propria crescita personale. Immerge personaggi curiosi in sobborghi pestilenziali, abitati dall'avidità umana, dalla violenza prepotente e dalla sopraffazione fisica e mentale verso i più deboli e gli emarginati. È in questi luoghi che innalza celestialmente i suoi protagonisti a potenti totem, miracoli italiani che hanno toccato la corruzione e che sono alla ricerca di una fuga, di una vendetta, di una rinascita. Non raramente lottano con desideri divergenti, espressi saggiamente non tanto attraverso didascaliche battute, ma all'interno di un fragilissimo linguaggio di segni e sguardi.
La delicatezza con la quale gioca con i sottili cambi di tono, gli permette nel dramma, così come nella commedia o nel fantasy, di costruire storie che imprigionano lo spettatore, accattivandoselo. Mai pesanti, così le sue sceneggiature arricchiscono di novità il cinema italiano, anche quando trattano di povertà e perversioni, rendendo magicamente attraente un percorso narrativo anomalo ma ben preciso. Non sempre però riesce in quel che si prefigge. A volte, è difficile bilanciare i differenti elementi coi quali lavora e il risultato non è intrattenitivo come dovrebbe, seppur inevitabilmente gradevole.
Non manca il coraggio di osare. Del portare una ventata d'aria fresca in un cinema attaccato all'esclusiva binarietà del genere, dai quali non semplicemente si affranca, ma se ne allontana proprio, abbracciando progetti ad alto budget. La sua fantasia sorregge con forza il sottogenere scelto, contribuendo a fortificare la storia del nostro cinema e facendoci conoscere fenomeni da baraccone, stigmatizzati poveracci e di gemelle siamesi come i nuovi antieroi.

Studi e cortometraggi
Nato a Napoli, Nicola Guaglianone si forma alla Scuola sceneggiatura Leo Benvenuti, frequentando seminari e corsi di sceneggiatura e struttura narrativa a Los Angeles. Rientrato in Italia dopo il 1999, inizia a collaborare per case di produzioni televisive come la Endemol, la Magnolia e la Palomar, ma solo nel 2008, firma soggetto e sceneggiatura del suo primo cortometraggio Basette, liberamente ispirato al personaggio animato giapponese Lupin III e diretto dall'amico d'infanzia Gabriele Mainetti, che mette in scena la storia di Antonio, taccheggiatore del Quadraro, cresciuto con il mito dell'incorreggibile ladro creato dal mangaka Monkey Punch, attraverso il quale trasfigura tutta la sua vita. Il corto viene candidato al David di Donatello del 2009 ed è la spinta giusta che gli permette di continuare a insistere su questa carriera, tanto è vero che, sempre con Mainetti, porta in scena un altro corto: Tiger Boy (2012). Ancora una volta, il rimando potentissimo a un anime, quello dell'Uomo Tigre, ma visto con gli occhi di un bambino dei sobborghi romani, vessato dal preside della sua scuola, ma consolato dalla passione per il wrestler italiano The Tiger. Proprio Tiger Boy otterrà il Nastro d'Argento 2013 per il miglior corto e sarà replicata la candidatura ai David di Donatello.

L'esplosione di Lo chiamavano Jeeg Robot
Il vero successo arriva però nel 2015 quando con Menotti e sempre con la regia di Mainetti, firma il suo primo lungometraggio: Lo chiamavano Jeeg Robot. All'interno del genere del superhero movie, Guaglianone racconta la storia di un ombroso e coatto delinquente romano che entra in contatto con una sostanza radioattiva, sviluppando una forza sovrumana. Saranno i grandi poteri a portarlo, suo malgrado, verso grandi azioni più giuste e moralmente più alte.
Purtroppo, sebbene il pubblico e anche buona parte della critica romana apprezzino l'originalità della pellicola, Lo chiamavano Jeeg Robot è un film dai binari prevedibili e scontati, che ricalca gli stessi passaggi dei tanti film Marvel. Quella ricetta credibile che è una sicura costruzione di incassi e che però si è ben riadattata a un ambiente degradato come quello del sottoproletariato romano, con un debito iconico verso le mitologie pop della Generazione X, ma senza compierne una sciagurata parodia e, soprattutto, con una strizzata d'occhio all'omogeneità dei duelli del western all'italiana.
Lo stesso anno, firma anche la sceneggiatura di due cortometraggi: Due piedi sinistri di Isabella Salvetti, sull'incontro di due dodicenni romani; e Ningyo, su un uomo che salva la vita a una sirena e diretto dall'inseparabile Mainetti.

Il David di Donatello nel 2017
Nel 2017, è tra gli sceneggiatori della non riuscitissima commedia L'ora legale del duo comico Ficarra e Picone. Proprio grazie a questo film conoscerà il regista Edoardo De Angelis e Fabrizio Testini, colleghi coi quali si ritroverà a lavorare anche in futuro.
Come già anticipato, la storia di favoritismi politici durante le elezioni di un piccolo paesino immaginario della Sicilia non colpisce come dovrebbe. Con molti rimandi al cinema di Luigi Zampa, L'ora legale vorrebbe fare satira ma, pur tendendo verso il genere, non riesce a rappresentarlo come dovrebbe e il risultato è un'opera definita "All'acqua di rose e troppo bonacciona", che deride senza troppa convinzione il popolulismo, finendo per diventare inspiegabilmente un dramma politico, neanche particolarmente provocante.
Il 2017 è anche l'anno della sua vittoria ai David di Donatello per la migliore sceneggiatura, che arriva proprio con un film portato al cinema da De Angelis: Indivisibili. Presentato alle Giornate degli Autori della 73° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e scritto anche da Barbara Petronio, Indivisibili abbraccia il cinema grottesco drammatico, con la storia di due gemelle siamesi, costrette a esibirsi dai loro genitori, che vogliono separarsi per avere normali esistenze. Una fiaba nera sul senso del sacrificio che viene espressa con potente sapienza e consapevole originalità. Giocando con l'antecedente ferreriano de La donna scimmia (1964) e con gli elementi della commedia drammatica napoletana, Guaglianone immerge le due protagoniste nella cupezza disperata e fortissima, dalla quale ricava una fortissima energia narrativa e che non può non incantare.
Più leggero e natalizio il fantasy La Befana vien di notte di Michele Soavi, su una maestra di scuola elementare che però nasconde la sua vera identità: la Befana. Il film ha un discretissimo successo e gli permette di lavorare anche a un sequel. Mentre per il piccolo schermo entra nel team di sceneggiatori (che comprende la già citata Petronio, Ezio Abbate, Fabrizio Bettelli e Daniele Cesarano) del telefilm Suburra - La serie, sulla criminalità romana.

Altri film
Negli anni successivi, firma per Alessandro Capitani In viaggio con Adele (2018), su una ragazza venticinquenne con la sindrome di Asperger che deve fare i conti con il proprio lutto materno. Seguirà la commedia di Massimiliano Bruno Non ci resta che il crimine, scritta con Massimiliano Bruno e Andrea Bassi e che, riprendendo a grandi linee il cult italiano Non ci resta che piangere, racconta di tre amici che dal 2018 si ritrovano catapultati nella Roma criminale degli Anni Ottanta, gestita dalla Banda della Magliana. Guaglianone e gli altri autori hanno il merito di creare una commedia italiana coerente nella sua ironia sulla malavita, anche se leggermente traballante secondo alcuni critici.
Adatta poi la sceneggiatura tedesca di Mizzy Meyer, tratta dal romanzo di Timur Vermes "Lui è tornato", nel film Sono tornato (2018) di Luca Miniero, sulla ricomparsa di Benito Mussolini nella Roma dei nostri giorni.
Ancora una volta con Menotti, si mette poi al servizio di Carlo Verdone scrivendo Benedetta follia, su un proprietario di un negozio di paramenti ecclesiastici che deve far fronte parallelamente a una crisi esistenziale dopo l'abbandono della moglie e all'assunzione di una nuova non adattissima commessa. Verdone rimane così soddisfatto della collaborazione che, nel 2021, lo vuole come sceneggiatore nella squadra del telefilm Vita da Carlo, che comprende Menotti, lo stesso Verdone, Luca Mastrogiovanni e Pasquale Plastino.
Anche alla luce di questi titoli ottiene il Premio Flaiano per la sceneggiatura.
Nel 2019, firma uno dei più gradevoli film di Christian De Sica, Sono solo fantasmi, su tre fratellastri che si improvvisano cacciatori di fantasmi, per poi tornare a Ficarra, Picone e Testini in Il primo Natale (2019), su un nuovo viaggio nel tempo. Stavolta, un ladro e un prete tornano alla nascita di Cristo.
Ritornerà da Mainetti per Freaks Out (2021) su un gruppo di freaks che cercano di scappare da un gerarca nazista nella Roma del '43.

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