Nei suoi film, lo spettatore è "costretto" a guardare la malvagità dei personaggi, ma anche a rivedere la propria malvagità, in un geniale gioco di rispecchiamento che va oltre i nostri occhi e i confini del politicamente corretto. In un'epoca in cui vediamo troppo e abbiamo smesso di sognare, Alex Van Warmerdam ha capito che il potere del cinema sta in ciò che di più oscuro si nasconde nella natura umana, che diventa macchina perfetta anche nel Male. Ed è proprio quell'oscurità a suscitare in lui un grandissimo fascino.

I primi passi
Alexander Lucas Maria van Warmerdam nasce a Haarlem, a circa 20 km a ovest di Amsterdam, in Olanda, il 14 agosto 1952. Fratello di Marc e Vincent van Warmerdam, rispettivamente produttore cinematografico e musicista, trascorre la sua infanzia e la sua adolescenza lungo le rive del fiume Spaarne. Ultimata la sua istruzione e appassionato di teatro, diventa il co-fondatore della compagnia teatrale Hauser Orkater, che poi diventerà una compagnia musico-teatrale. Alcuni produttori televisivi, incuriositi dai suoi lavori sul palcoscenico, gli chiedono di scrivere qualcosa per il piccolo schermo. Lui accetta, ma prima di farlo recita nel cortometraggio Adelbert (1977) di Dick Maas. È il 1978, quando presenta a Frans Weisz la sua prima sceneggiatura televisiva: Entrée Brussels, cui seguirà Hauser Orkater - Zie de mannen vallen (1979) diretto da Jop Pannekoek.
Nel 1980, torna alla recitazione in Gossamer, film tv di Anton Kothuis. Desideroso di poter dare di più al pubblico, negli anni Ottanta, fonda un'altra compagnia teatrale: De Mexicaanse Hond, assieme al fratello Marc. La compagnia rimarrà in piedi fino al 1989, realizzando spettacoli tratti dal teatro dell'assurdo.

I film
È il 1986, quando decide di passare al grande schermo con Abel interpretato da se stesso, da Henri Garcin e da Olga Zuiderhoek, ma è solo nel 1992 che l'Europa si accorge di lui grazie a De noorderlingen che ottiene un European Film Award. Quattro anni più tardi, conferma la sua bravura con Il vestito (1996) che ottiene il premio FIPRESCI al Festival di Venezia, all'interno del quale, attraverso piccoli episodi pulp, esplora, in modo grottesco e realistico, un universo maschile insoddisfatto, depravato, fiacco, demoralizzato, rabbioso, gelido, solitario... eppure divertente.
Nel 1998, è il turno di Il piccolo Tony, European Film Award per la migliore sceneggiatura. Qui, il regista danese riprende il suo teatro dell'assurdo fatto di intenso erotismo, di humour nero e di horror in salsa fiamminga. Nel 2009, dopo aver diretto Ober (2006) con Ariane Schliter e Jaap Spijkers, vince il Label Europa Cinemas con The Last Days of Emma Blank, black comedy su una donna vicina alla morte che tiranneggia sui proprio cari come fossero suoi servi.

Vita privata
Sposato con l'attrice Annet Malherbe, ha avuto da lei due figli, entrambi attori: Mees e Houk van Warmerdam.