Sequenza iniziale: siamo nel backstage di un grande concerto che sta per iniziare. La star è avanti con gli anni. Ha paura dell’animale là fuori, del pubblico. Percorre i corridoi, qualcuno con auricolari e cartellina gli si avvicina, la star prosegue, come un toro verso l’arena. Il rumore si fa più insistente, sordo. Un boato. Si apre il sipario. Il pubblico. Titoli di testa.  Potrebbe essere – forse lo è – l’inizio di un biopic musicale. Anni fa, nel suo geniale libro “Diario minimo”, Umberto Eco immaginava dei kit di montaggio per farsi da sé il proprio film d’autore, fosse Antonioni o Visconti, mettendo insieme inquadrature, scene, sequenze tipiche, come montando un mobile Ikea. Beh, a volte i biopic musicali che vediamo sembrano aver trasformato in realtà il paradosso di Eco.   Potremmo quasi dire come proseguiranno: stacco sull’artista che ancora artista non è; la sua infanzia, un evento tragico segna la sua vita, un divorzio traumatico dei genitori, la morte della madre, l’emarginazione a scuola. E poi il primo miracolo, il momento in cui la musica irradia la sua anima, e gli altri se ne accorgono. Vai all'articolo 