È un crudele, feroce e spietato destino quello di Veronica De Laurentiis. Per tutti quel cognome è sinonimo di lusso e potere, in particolar modo di quel potere sovrano che il padre Dino esercitava ed esercita ancora oggi sul cinema mondiale. Ma a chi l'ha dipinta come principessa, Veronica ha da svelare che più che avere il mondo in mano, ha perso la vita, trovandosi di fronte tanti di quegli ostacoli che per la prima volta definire Male il Male è riduttivo.
Primogenita del produttore cinematografico Dino De Laurentiis e della grande attrice italiana Silvana Mangano, Veronica ha da subito dovuto dare i conti con la pesantezza del suo cognome. Così importante per la storia del cinema, così influente, ma anche così tremendamente soffocante. Cresciuta in una famiglia dove la formalità e il conformismo la facevano da padroni, alla Veronica bambina manca la possibilità di esprimere emozioni e bisogni. Il più basilare, quello della madre, sarà il suo primo tassello mancante. La Mangano la reputava una stupida e sceglieva ogni cosa per lei, non ritenendola all'altezza, mentre il padre (despota), le imponeva ogni cosa «se sei intelligente, fai come ti dico io», le diceva. Gli unici a ribellarsi erano i fratelli minori, Raffaella, che poi è diventata partner lavorativa del padre e Federico, l'unico maschio, che invece è morto in un incidente aereo nei cieli dell'Alaska. La perdita del fratello l'ha aiutata a soccombere maggiormente nella tristezza e in quella malinconia che aleggiava per casa De Laurentiis da parecchi anni. Neanche l'ultima sorella, Francesca, era riuscita a sfuggire da questa sorta di maledizione affettiva. All'apparenza due genitori brillanti, quindi, capace di grandi gesti, ma in realtà sfuggevoli. Lui troppo preso dai soggiorni nelle ville dell'Appia Antica, dalle feste in Costa Azzurra e i viaggi a Hollywood o New York. Lei, troppo presa dal suo silenzio, da un mondo che voleva tenere fortemente chiuso fuori da se stessa e che odiava. La Mangano non voleva vivere. L'immagine della famiglia della piccola Veronica è quella di un gruppo di persone che sacrificano i sentimenti e gli affetti per il dio dello spettacolo. E lo stesso ambiente in cui molto velocemente cresce, quel dorato mondo dello spettacolo in cui tutti vorremo entrare, si rivela disumano con lei.
La Mangano non voleva vivere, abbiamo detto. A 14 anni, Veronica e suo padre salvano la madre da un tentativo di suicidio che segna irrimediabilmente la vita di questa adolescente. «Mi sono sempre sentita responsabile per la sua felicità, vedendola così triste avevo una grande ansia», racconta quando parla del difficile (per non dire inesistente rapporto con la madre), e poi ancora: «Mia madre era sempre fredda, anche con noi figli. Non ho mai avuto un colloquio con lei e posso dire, pur senza prove, che forse aveva subito violenze perché ne mostrava gli squilibri psicologici». E quando Veronica parla di violenze e di squilibri sa bene di che cosa parla perché a 18 anni, viene violentata da un uomo più grande. Fatto che non è mai riuscita a raccontare a nessuno, nemmeno nel momento di maggior luce su di lei, quando esordì al cinema come attrice nel kolossal russo Waterloo (1971) di Sergei Bondarchuk, accanto a Rod Steiger, Andrea Checchi, Christopher Plummer e Orson Welles.
Papà ha un futuro da star per lei. Ricalcherà le orme materne, ma lei invece si ribella per la prima volta, si sposa e mette al mondo quattro figli (fra cui Dino e Giada De Laurentiis). Ma anche in questa famiglia la serenità è solo apparente. Subisce delle continue violenze domestiche dal consorte... e, solo dopo si verrà a scoprire, l'uomo abuserà costantemente anche di una delle sue figlie, Lucia. Lasciato quest'ultimo con uno stratagemma, riesce a divorziare dall'uomo che la teneva in scacco grazie alla RAINN, un'organizzazione che aiuta le vittime di abusi e che, con le dovute psicoterapie, l'ha riportata alla vita, ritrovando un nuovo lavoro (quello di stilista) e la passione rinata per la recitazione.
Trovato un nuovo amore, quello vero, recita in Perfume (2001) di Michael Rymer e Hunter Carson, e successivamente viene diretta da Jon Avnet nel film tv La rivolta (2001). Diventata protagonista del cortometraggio While You Were Waiting (2002) di Stewart Raffill, dopo una riconciliazione con il padre (che comunque ama molto) recita in Red Dragon (2002) di Brett Ratner, pellicola della serie di Hannibal Lecter.
Nel 2004 appare anche negli inediti Shut Up and Kiss Me! (2004) di Gary Brockette e 10th & Wolf (2006) di Robert Moresco, poi scrive un libro in cui racconta tutti i drammi della sua esistenza "Rivoglio la mia vita". Opera che va contro il volere paterno perché «i panni sporchi si lavano in famiglia». Nel 2012 è poi nel cast del film Pandemia di Lucio Fiorentino.
