Intervista a Pino Farinotti

7 km da Gerusalemme è già un caso, anzi un doppio caso: il libro e il film. Il romanzo è nelle librerie in questi giorni,edito dalla San Paolo che ha investito come mai prima su un titolo di narrativa. Il film è stato finanziato dal ministero dei Beni culturali, co-prodotto da Rai cinema e sarà distribuito dall’Istututo Luce. In aprile comincerà la lavorazione. Il regista è Claudio Malaponti, nel cast figurano Luca Ward, protagonista, e Alessandro Haber. Gesù è interpretato dalla “new entry” Alessandro Etrusco, che sembra davvero il Gesù tramandato dall’iconografia classica.

Farinotti, perché un argomento come questo. Così particolare, impegnativo.

Sinceramente non lo so. E’ vero che non fa parte del mio percorso, diciamo così, normale. E infatti questo non è un libro “normale”. Semplicemente l’ho dovuto fare. Era dentro, spingeva.

Far parlare Dio. Non è semplice.

Per me è stato semplice, perché è un Dio umano: nessuna teologia, nessun pronunciamento astratto e immane sul destino dell’uomo. Indica semplicemente alcuni personaggi coi quali Alessandro si è rapportato. Ogni personaggio rappresenta un valore o un sentimento: l’amore, le differenze, la violenza, i media, la generosità e così via. Il Gesù è tornato perché dopo venti secoli occorreva vedere come sono cambiate le cose.

Il libro è anche divertente. Si sorride molte volte. I grandi argomenti sono rappresentati con spirito, e ironia.

E’ quello che ho cercato di fare. Pensando alla sceneggiatura ho alleggerito i contenuti. Il Gesù all’inizio sta sulle sue, e anche l’umano. Poi i due imparano a conoscersi e ad aver fiducia reciproca. Il loro linguaggi si avvicinano sempre più,

diventano amici. Quando arriverà il momento di lasciarsi, il distacco sarà doloroso.

Chiedo scusa per l’espressione: ma è legittimo dire che si tratta di uno spot sulla fede e sul cristianesimo?

E’ indubbio che questo libro arriva in un momento particolare, in cui noi occidentali, noi cristiani, siamo aggrediti e messi in un angolo da… altre forze. Abbiamo perduto le nostre sicurezze, a cominciare dalla comprensione del bene e del male. Ma c’è di peggio: essere credenti è banale, non è trendy. Quasi ti vergogni a dichiararlo.

Si può dire che Gesù, oltre ad Alessandro, ha incontrato anche Pino Farinotti?

a frequentazione lunga, e assidua con un personaggio del genere mi ha posto in un sentimento particolare naturalmente. E mi ha giovato. Moltissimo. E questo è il mio più grande successo, se così vogliamo chiamarlo. Non valgono milioni di copie vendute. Ero credente al 20- 30 per cento. Adesso sono un credente vero. Certo, non sono un bigotto. Mantengo la mia facoltà critica e continuo ad avere paura della morte. Ma molto, molto meno di prima.