rara
RATING

UN FILM DI
Pepa San Martì
CON
Julia Lübbert, Mariana Loyola, Agustina Muñoz, Emilia Ossandón, Daniel Muñoz
GENERE
Drama coming of age
RATINGS PUBBLICO
14-16
DURATA
90’
PAESE-ANNO
Cile Argentina, 2015
DISTRIBUZIONE
Nomad Film






KEYWORDS
esplorazione, solitudine, sopravvivenza


“Sai che non mi piace immischiarmi ma penso che voi siate un po’ ingenue.
Credete di vivere a New York? Questa è solo Vina del Mar”

Sara è una ragazzina di dodici anni. Ha una sorella più piccola, la volubile Cata, una amica del cuore, Pacha, due genitori divorziati che vivono in due case diverse con le loro rispettive compagne. La madre di Sara convive con Lia, una veterinaria, con cui le due bambine hanno un allegro e intenso rapporto. La quotidianità sembra scorrere in una normalità molto serena: la scuola, le eterne ricreazioni e la pallavolo, un bel ménage famigliare, un alternarsi della presenza di Sara e Cata fra il padre e la madre, fra una casa e l’altra, molte risate. Tuttavia nella luce marittima di Vina del Mar lentamente le cose si complicano. Due donne che crescono due bambine sono fonte di preoccupazione: di una nonna che vorrebbe “maggior discrezione”, di un padre che si preoccupa della troppa pressione esercitata da questo ambiente anomalo sulla figlia più grande, dello psicologo scolastico che cerca in tutti i modi di scoprire verità che Sara non pensa. Come in un cortocircuito i sentimenti contraddittori e difficili da esprimere di Sara, che si è appena tolta l’apparecchio ed è alla soglia del suo tredicesimo compleanno, vengono fraintesi da chi la circonda. Sara combatte fra la tranquillità e la normalità della sua famiglia, così com’è, e il desiderio di essere come gli altri. Per questo decide di organizzare la sua festa dei tredici anni a casa del padre e non nella sua. La scusa di maggior spazio e più facilità per tutti di raggiungerla, nasconde una voglia di sentirsi al centro dell’attenzione in quanto Sara e non in quanto ragazzina con due mamme. Questo episodio è però la causa di una serie di conclusioni a valanga, che travolgeranno le due famiglie e soprattutto le ragazze, e che porteranno il padre a chiedere e ad ottenere l’affidamento delle bambine.

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COMMENTO
a cura di
Hami

Rara (in spagnolo “strana”) è il primo lungometraggio della regista cilena Pepa San Martìn. Lo spunto del film parte da una storia vera, quella della co-autrice del film, Alicia Scherson, che nel 2004 si è vista togliere dal giudice l’affidamento dei figli a causa del suo orientamento sessuale. La forza di questo oggetto sta nella leggerezza con cui la regista ci racconta la storia di Sara e nell’assoluta normalità con cui ci conduce verso un finale che non vorremo vedere. Il film è infatti solare, intimo e pur toccando temi difficili e duri non si fa mai prendere la mano dalla necessità di spiegare. La macchina da presa è incollata a Sara, interpretata dalla bravissima Julia Lübbert, la segue cercando di documentarne non le grandi emozioni, ma le variazioni minime del sentire, le piccole delusioni, la tempesta di sentimenti di una ragazzina alle prese con il tentativo di capire i propri desideri. Lo sguardo della San Martìn è attento e interrogativo e ha la grande capacità di distogliersi dalle scene quando queste si fanno troppo esplicite. Di fatto la storia delle due madri di Sara e Cata e della battaglia per l’affidamento ci viene raccontata solo per brandelli, che lo spettatore, come la protagonista, incolla e ricuce, senza mai distrarsi da Sara e dalle trasformazioni di una quasi tredicenne. Stiamo con lei sulla soglia di una età nuova, nel suo corpo ancora bambino, nella sua scatoletta con l’apparecchio per i denti che ormai è andato ma che resterà come un souvenir di un tempo passato. Emblematici i dialoghi con Pacha, l’amica del cuore, che si svolgono ancora con un registro infantile e diretto, ma che iniziano a essere invasi da fidanzatini, baci con la lingua o di preferenze sessuali dei genitori. A fare da contorno a Sara c’è la sorella più piccola, una figura in cui la regista sembra concentrare la spontaneità e la nitidezza di cui Sara non è più capace, ma che funziona come uno specchio per la più grande. Cata è petulante e noiosa come tutte le sorelle minori non ha dubbi nel dire apertamente che vuole stare con la sua mamma e che nessuno la porterà via da casa sua. In questo gineceo felice si inserisce una sola figura maschile, Victor il padre, una figura complessa, a cui la regista concede, nonostante il tono “benpensante” di cui lo ammanta, il beneficio del dubbio: le sue scelte sembrano motivate da reali preoccupazioni, da un affetto profondo. Che complica ulteriormente il film, mettendo al centro la difficoltà delle relazioni e la fatica del comprendere realmente le miriadi di sfumature che a queste si accompagnano.

PREMI E FESTIVAL

Berlin International Film Festival
2016 | Winner: Best Feature Film

San Sebastián International Film Festival
2016 | Winner: Horizons Award

film review

“Vincitore della 33a edizione del Torino Film Festival con il Premio Miglior Film, Keeper è la sorprendente opera prima del giovane regista belga Guillame Senez, nel suo curriculum diversi apprezzati cortometraggi e una grande passione per Mike Leigh e Abel Ferrara...

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dicono del film
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Esiste la famiglia perfetta? Secondo quali parametri si può definire? Le due famiglie di Sara e Cata sembrano entrambe allegre e accoglienti, capaci di affetto, dialogo e attenzione. Indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori. Ma il film mette in evidenza come la famiglia sia un nucleo di affetti tanto quanto un’istituzione su cui si riversano i giudizi degli altri e che non può esistere impermeabile rispetto ad un contesto.

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