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Fiaba pedagogica, questo"Jack Frost"(1998)di Troy Miller, dove talora l'aspetto pedagogico ha un ruolo debordante, francamente, ma l'assunto di fondo, quello del papà morto che torna sotto le sembianze di un pupazzo di neve, che forse avrà fatto arrabbiare i parrucconi cattolici("Reincarnazione? No, la teologia dogmatica la proibisce"")ha comunque un significato profondo, per la rielaborazione del lutto, svolegendosi la vicenda, tra l''altro, a Natale, dunque in un periodo "tòpico"dell'anno. Carino, colorato, tipicamente anni Novanta(con la caduta nella battuta: "Bisogna dare a tutti una seconda opportunità", roba very american style, ma del peggiore, di quello più legato alla tradizione clintoniana, da"Ulivo Mondiale"(erano gli anni in cui la vague "ulivista"dominava, insieme al presidente della"Camera orale"....), dunque nel bene e nel male, "Jack Frost"è comunque un film piacevole, anche"consolante"(bisognerò pur apprezzare ciò in un mondo sempre più atomistizzato, dove ogni individuo è una monade a sé stante, nonostante la retorica-anche quella"ulivista"-della solidarietà e del volontariato, che spesso riescono ad essere solo dei tappabuchi o, nel caso migliore, una piccola lampada che illumina percorsi di vita bui e terribili). Film che a Natale, ancora vent'anni dopo, le TV ripropongono, per un"remember"quasi inevitabile... Anni 90', dicevo, con Michael Keaton papà affettuoso e "familista"(anche se per impegni come musicista non riesce a seguire le prove sportive del figlio undicenne)che antepone a un sicuro contratto da rockettaro il Natale con la famiglia, una Kelly Preston che per molti sarà affascinante, ma è poca cosa, ma al posto giusto. Insomma un film"così così", volendo, ma"pieno di presentimenti", per dirla con Cochi e Renato dei tempi andati, con una forte carica cromatica, anche legata alla celebrazione del Natale e all'inverno, dove il nome è fortemente emblematico, dato che"frost"vale"gelo", "Brina".Apprezzabile anche il montaggio, El Gato.
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