Wake in Fright

   
   
   

New of The Yabba? Valutazione 4 stelle su cinque

di gianleo67


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giovedì 4 gennaio 2018

Insegnante in una minuscola scuola di uno sperduto villaggio dell'Outback australiano, John Grant è intenzionato a raggiungere la fidanzata a Sidney dopo aver trascorso una notte nel centro minenario di Bundayabba. Rimasto al verde per un'incauta puntata al gioco, si ritrova bloccato in quel posto ed in balia di una serie di personaggi truci e violenti, dediti all'alcool ed alla caccia al canguro.
Tratto dall'omonimo romanzo di Kenneth Cook, edito 10 anni prima, e scritto da Evan Jones fidato sceneggiatore di Joseph Losey (cui si era puntato come primo regista del progetto), rappresenta uno dei più significativi esempi della New Wave Australiana (Schepisi, Miller, Weir, tra gli altri) ed è assurto negli anni a vero e proprio fenomeno di culto, benchè sia stato curiosamente girato dal regista canadese Ted Kotcheff. La discesa agli inferi di uno 'schiavo del Dipartimento dell'Istruzione' nel suo viaggio ai confini della realtà nella canicolare desolazione dell'Outback australiano, parte da un punto indefinito lungo la linea ferrata che unisce il nulla al nulla, per approdare ad un incubo ad ogni aperti (wake in frigth, nella traduzione di Kotcheff, suona più o meno come 'daymare') nei più profondi e sconvolgenti recessi dell'abiezione umana; l'allucinato e surreale avamposto di una comunità retrograda e maschilista, dove scarseggia la disponibilità di femmine in età riproduttiva e nella quale l'unico sfogo possibile è dato dall'abbrutimento alcolico, dalla promiscuità sessuale e dalla sanguinaria brutalità di una sadica caccia al canguro quale declinazione ludica e ricreativa di una primitiva ed ancestrale pratica di sussistenza. Giocato sulla paradossale contraddizione degli immensi spazi aperti del deserto australiano trasformati nel punto di non ritorno di una degenerazione morale senza possibilità di fuga, la 'breaf holiday' di un coscritto governativo dell'alfabetizzazione coloniale che sogna la fata morgana di una ragazza (la sua) in costume ma si lascia lusingare dai facili demoni della sua fragilità caratteriale, è una sorta di personaggio collodiano che fa presto a perdersi tra le innocenti evasioni di un paese dei balocchi abitato dalle luciferine creature dei suoi personaggi tentatori: dall'ineffabile sceriffo dalla pinta facile di Chips Rafferty (i cui bagordi sul set gli costarono la prematura dipartita subito dopo le riprese) al mefistofelico medico reietto e radiato (dall'albo) di uno stupefacente Donald Pleasence, dal goliardico ubriacone di un Al Thomas con inclinazioni zoofile alle perversioni della ninfomane puritana di una laida ed ammiccante Sylvia Kay. Intrappolato nel non luogo di una desolazione umana dove il tempo è una condanna alla dannazione eterna (l'orologio alla 'stazione' di Tiboonda non ha lancette, a Bundayabba segna un tempo inutile; il siparietto della Returned & Services League con il suo teatrale e ironico 'elogio' ai caduti), un  professore ludopatico alla The Gambler attraversa l'allucinata via crucis del commediante girovago di Calvaire, perso nel sordido microcosmo di un consesso umano con il quale comunicare attraverso la rovinosa condivisione di una condotta dissoluta e votata all'autodistruzione ("Naturalmente abbiamo anche qualche caso di suicidio"..."Beh, è un modo per lasciare la città"); dalla feroce ironia di un'antropologia dell'insularita' alle bizzarre assonanze toponomastiche delle località (Tiboonda, Yabba), tutto concorre ad una provocatoria commistione tra una commedia del grottesco e la tragedia ridicola di un incubo surreale. Girato con uno stile personalissimo, arditi movimenti di macchina (tra piani sequenza circolari, stacchi in soggettiva, primi piani spiazzanti e magnifica profondità di campo), un montaggio originale ed una fotografia vividissima ed ipersatura, vanta almeno due momenti d'antologia: la scena del gioco d'azzardo girata come (lo sarebbe poi stata) l'allucinata e vorticosa sessione di roulette russa de 'Il Cacciatore' di Cimino e quella della forsennata e cruenta caccia al canguro, con inserti dalle battute dal vero di cacciatori professionisti finaziati dalla produzione ed autorizzati dalle associazioni animaliste asutraliane e britanniche a scopo di sensibilizzazione; benchè causarono non poche polemiche al film, le difficoltà promozionali del distributore United Artist e la limitata diffusione della pellicola. Notevole la colonna sonora che include, oltre all'originale soundtrack di di John Scott, anche le ballate tradizionali spiritual che marcano le contraddizioni tra lo spirtito di perbenismo puritano che dovrebbe informare quelle comunità e la dissolutezza che cova sotto la loro superficie. Tagliata e ripresa poi nel miracoloso e splendido restauro del 2009, anche la scena di nudo integrale di Gary Bond il cui personaggio, coinvolto in una appena accennata liason omoerotica con quello di Donald Pleasence, medita una vendetta finale che rischia di trasformarsi in una tragica beffa: casualità o civetteria del casting, se si pensa che lo stesso attore era un omosessuale dichiarato (legato per molti anni a Jeremy Brett, famoso Sherlock Holmes della televisione inglese), morto di AIDS nel 1995 a soli 55 anni.
Osannato da Scorsese sin dalla sua prima uscita è l'unico film (insieme a 'L'Avventura' di Antonioni) ad essere passato due volte al Festiva di Cannes.

New of The Yabba?

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