Sole a catinelle

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Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Aurore Erguy, Miriam Dalmazio, Robert Dancs, Ruben Aprea, Valeria Cavalli.
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Commedia, durata 90 min. - Italia 2013. - Medusa uscita giovedì 31 ottobre 2013. MYMONETRO Sole a catinelle * * * - - valutazione media: 3,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Esagerazioni volute sui funamboli di trend attuali Valutazione 3 stelle su cinque

di GreatSteven


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domenica 3 settembre 2017

SOLE A CATINELLE (IT, 2013) diretto da GENNARO NUNZIANTE. Interpretato da CHECCO ZALONE, AURORE ERGUY, MIRIAM DALMAZIO, ROBERT DANCS, RUBEN APREA
Il produttore Pietro Valsecchi è disposto a rischiare il colpo grosso per la terza volta col regista Nunziante e l’attore Luca Pasquale Medici, e il bersaglio viene centrato in pieno, con una nuova commedia esilarante e divertente che porta in sala otto milioni di spettatori e sbaraglia oltre cinquanta milioni di euro d’incasso. Questa volta Checco è l’inserviente bistrattato di un albergo il cui compito è pulire i tappeti con gli aspirapolveri. Quando la moglie Daniela, che gli ha dato un intelligentissimo figlio di nome Nicolò, è costretta a lasciare il lavoro di operaia in fabbrica per un disguido del sindacato, anche Checco si licenzia, e tenta un’impresa (quasi) suicida: diventare imprenditore di sé stesso promuovendo aspirapolveri. Sulle prime il successo gli arride, ma poi gli affari peggiorano e il pover’uomo finisce sul lastrico, tant’è che aveva promesso al figlio una vacanza da sogno se gli avesse portato a casa una pagella perfetta. Quando una valutazione di tutti dieci è in pronta consegna, Checco non può tirarsi indietro e, pur con la moglie mortalmente ferita e delusa, parte con Nicolò per il Molise nel tentativo di smerciare i suoi prodotti alla sua gigantesca e interminabile parentela di zii, nonni e cugini. Ospite col bambino della taccagna zia  Ritella, Checco è nei guai fino al collo e rischia di ripiombare in bancarotta se non vende nemmeno un articolo entro una settimana, ma per sua fortuna entra nella sua vita Zoe, ricchissima e simpatica finanziera francese con figlio dal mutismo selettivo che Checco riesce per miracolo a guarirgli, grazie anche al prezioso aiuto di Nicolò, suo coetaneo. Zoe coglie la palla al balzo e presenta il rampante imprenditore, inguaribile ottimista, ad un’azienda di manager che vorrebbero ingannarlo e frodarlo delle sue ricchezze, ma l’affetto ormai instauratosi fra Checco e Zoe, la fiducia riconquistata nel figlio Nicolò e, tutto sommato, anche la lungimiranza economica e l’innegabile talento negli affari del protagonista condurranno ad una soluzione lieta che danneggerà esclusivamente chi voleva far del male con secondi fini. Conclusa la vita di lusso con Zoe, dove Checco s’era aperto un mondo sconosciuto in cui ha sperimentato il volo in paracadute, le piscine sfarzose, i parchi verdissimi all’aria aperta, gli hotel costosi, lo champagne e gli incontri con intellettuali snob, riallaccia il rapporto con Daniela e ha come unico problema da approntare la salatissima bolletta della zia molisana perché ha dimenticato di spegnere la stufetta prima di partire per la Liguria. Favola moderna che prende in giro gli stereotipi e affronta temi seri (disoccupazione, prestiti, bollette) col tocco anticonformista e sarcastico cui Zalone ha ormai abituato il pubblico che puntualmente lo premia con incassi da capogiro: la finta faciloneria, l’ignoranza simulata dietro cui si nascondono doti scaltre e furbesche oltre ogni oltraggio, il lieve bullismo berlusconiano che niente ha però di artificioso e il carisma di furbacchione che vede in tutte le azioni sbagliate degli altri un insulto alla benevolenza di un popolo sono gli ingredienti trionfanti di una pellicola comica che riesce a far meditare su argomenti di scottante attualità, avendo magari l’unico difetto di far prevalere la riflessione amara dai risvolti graffianti sul divertimento che punta alle risate fini a sé stesse. Intendiamoci: l’accusa ai sindacati, la critica ai radical chic, il dito puntato contro le vessazioni burocratiche, i soldi rubati per loschi scopi personali e le truffe imprenditoriali che spuntano come funghi divagando ovunque, costituiscono per intero un microcosmo che viene trattato alla stregua di verità sacrosante sull’Italia del Nuovo Millennio e sulla volgarità italiota che, dopo la fine della Prima Repubblica, ha gettato il Paese nella crisi stravolgendo politiche economiche e finanziamenti importanti, ma il desiderio di strappare un sorriso o, ancora meglio, di spassarsela con una carrellata di immagini quasi slapstick e mediante una comicità che racconta il mondo per come è senza manierismi né forzature, è un punto di forza insostituibile. Non si può infatti togliere al film del trio Nunziante-Zalone-Valsecchi il merito di tracciare, in meno di novanta minuti di durata, un quadro d’insieme che parte da piccoli particolari per narrare un universo di miseria, degrado morale, illusorietà inconsapevole e furberie contadinesche di quartiere che aizzano le polemiche alle storture di politica, economia e apparato amministrativo. Senza poi nulla togliere alla piccolezza, seppur simpatica e convincente, delle gag concatenate una dopo l’altra per innescare risate: le parolacce pronunciate per la prima volta da Nicolò; la guarigione dal silenzio deciso dell’introverso figlio di Zoe; i santini nella casa della zia avara che ritraggono gli innumerevoli parenti defunti; gli svenimenti di Daniela ogni volta che vede marito e figlio alla televisione che si sollazzano con allegria quasi vendicativa; gli interventi in pubblico di Zalone che infierisce sui marchi delle mozzarelle e sulla maternità delle donne lavoratrici; gli intendimenti logistico-ideologici fra padre e figlio su comunismo e omosessualità; gli insegnamenti di Checco sul valore e sull’importanza della ricchezza edonistica nella vita; le partite a golf, autentico veicolo da mattatore per uno Zalone in forma anche fisicamente e attento alle sottigliezze eleganti del comico mestierante. Funziona anche la già collaudata alternanza fra l’italiano funambolico a livello grammaticale e il pugliese che fuoriesce a viva forza dalle labbra mai pudiche del personaggio principale. Distribuito da Medusa.

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