The 9th Life of Louis Drax

Un film di Alexandre Aja. Con Jamie Dornan, Oliver Platt, Molly Parker, Barbara Hershey, Aiden Longworth.
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Titolo originale The 9th Life of Louis Drax. Thriller, - Canada, Gran Bretagna, USA 2016.
   
   
   

Immergersi nel dramma cupo e onirico d'un bambino. Valutazione 3 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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domenica 5 marzo 2017

Il regista francese Aja si cimenta nell'impresa di trasportare sul grande schermo una storia intrigante e misteriosa quanto basta da attirare il pubblico. La nona vita di Louis Drax è infatti quel tipo di storia che ben si adatta ad una trasposizione cinematografica e che tratta di questioni scottanti e attuali in modo delicato, intelligente ed equilibrato. La vera pecca del film, tuttavia, consiste nelle scelte errate del regista che non sa in quale direzione portare la storia; da un lato vorrebbe essere un thriller dalle sfumature sovrannaturali, dall'altro un fantasy oppure semplicemente un dramma psicologico e onirico. Aja evidentemente gestisce a malo modo tale interessante soggetto fornendo un prodotto finale incerto che deraglia più volte in diversi generi cinematografici ma senza che ciò avvenga in modo costruttivo o convincente. Le scene non confluiscono mai in maniera coerente da un genere all'altro e la sensazione predominante è quella di assistere ad un film involontariamente confusionario, benchè colmo di buoni propositi.
La storia invece, di per se, è misteriosa e intrigante, e ruota attorno alla figura del piccolo Louis Drax il quale cade in coma dopo un'incidente avvenuto nel giorno del suo nono compleanno. Il bambino però sembra essere incline agli incidenti e per tutta la sua vita è riuscito a salvarsi (miracolosamente) da incidenti domestici di varia natura e gravità. Allora, la domanda principale che grava sul film, e che ci si pone come spettatori è "esiste una spiegazione logica per gli incidenti di Louis, oppure forze oscure e soprannaturali sono implicate nella vicenda?" Ovviamente, la risposta arriverà solo alla fine che rappresenta anche la parte migliore di tutto il film, mentre il percorso è fatto di numerosi flashback nella vita del bambino, di un voice-over dello stesso Louis che ci introduce nei suoi ricordi, nella sua vita e in quella dei genitori: Natalie e Peter. Vi è poi ovviamente la parte centrale della storia dove s'intrecciano le prospettive di Louis, ormai caduto in coma, e quelle del dottor Pascal, un medico esperto coi pazienti in stato comatoso, convinto che la possibilità o meno di risvegliarsi dipenda strettamente dalla forza di volontà del paziente stesso. A questo punto il regista offre uno spunto decisamente interessante, ma non pienamente riuscito: quello di combinare le sequenze oniriche rappresentative del subconscio del piccolo Louis in coma, a quelle reali che coinvolgono in prima persona il dr. Pascal che si trova inspiegabilmente legato al bambino e successivamente all'inconsolabile Natalie. Più tardi, eventi misteriosi e apparentemente inspiegabili avranno luogo il che porterà la polizia non solo a indagare le cause dell'incidente di Louis ma anche a rintracciare il padre del bambino, scomparso esattamente il giorno dell'incidente. 
La pellicola dunque abbonda non solo di generi diversi ma anche di sottotrame, ognuna delle quali offre degli spunti interessanti e serve a legare i tasselli della storia: a partire dal rapporto conflittuale dei genitori di Louis, passando per la relazione profonda e sincera che si viene a creare tra il bambino e suo padre (un leit motiv ricorrente) oppure quella che si crea tra Louis e lo psicologo infantile, ed infine, il rapporto tra la madre e lo stesso Louis. 
I cambi di prospettiva, i balzi temporali e le sequenze immaginifiche e surreali del subconscio di Louis donano un'approccio favolistico ad una pellicola interessante ma incerta che riesce comunque ad appagare lo spettatore.
Dal punto di vista dei contenuti invece il film riesce a trattare in modo delicato (ma non del tutto approfondito) lo sconvolgente argomento del trauma infantile e di come esso viene elaborato dal soggetto interessato attraverso proiezioni e creature fantastiche. Il colpo di scena finale risulta invece abbastanza prevedibile anche se il twist resta comunque valido dal momento che tutto rientra nella sfera della logica e della patologia clinica eliminando gli echi soprannaturali che troppo avrebbero ricordato il capolavoro di Shyamalan, Il Sesto Senso.
Discreta la resa degli attori, a partire da un Dornan che non riesce a staccarsi dal ruolo di seduttore, anche se qui indossa il camice medico. Spassoso rivedere Oliver Platt nelle vesti di un acuto e ironico psicologo infantile che si rivelerà essere la chiave per risolvere il mistero riguardo l'incidente del bambino e i misteriosi avvenimenti post-coma. Graziosa ma insipida la presenza scenica della Sarah Gadon nel doppio ruolo di madre amorevole e apprensiva ma anch'essa profondamente disturbata. Spicca notevolmente invece Aaron Paul che riesce a risultare più che convincente nel ruolo di padre che desidera più di ogni altra cosa stare accanto al figlio anche se una serie di eventi glielo impedirà. Paul fornisce un'interpretazione breve ma intensa e matura che risulta estremamente convincente e, a tratti, commovente
Buona la scenografia e la fotografia, mentre particolarmente intrigante è l'aspetto retrò che Natalie indossa (sempre con mise stile anni '50) e tale è anche tutto l'arredamento casalingo (TW: notare che il bambino non dispone di un pc ma di una vecchia macchina da scrivere!); Un'aspetto che probabilmente andava più approfondito forse in relazione al suo disturbo.
Indecisa e non completamente convincente è invece la regia del promettente Aja, pur restando un notevole tentativo di dar corpo ad un dramma psicologico dalle tinte surreali e oniriche. Belle le rese visive dei sogni -specialmente le riprese subacquee- e gli effetti speciali, curati e ben riusciti, che ricreano un'atmosfera misteriosa ed evocativa, carica di suspense quanto basta per accompagnare la storia di questo intrigante e sfortunato bambino. 
In conclusione, non si tratta di un prodotto scarso o totalmente naufragato, ma di un film potenzialmente molto buono che viene penalizzato dallo stile narrativo scelto che attinge a diversi generi senza mai appartenere ad alcuno di essi. Resta un risultato discreto, coadiuvato da uno script interessante che tenta di aprocciare in modo originale e basatosi sull'omonimo libro, la tematica devastante dei traumi infantili e del rapporto dei bambini coi genitori. Buone le atmosfere e la discreta dose di suspense si fa sentire all'occorrenza. Sicuramente si poteva investire di più in questo progetto ma il risultato resta complessivamente godibile e al di sopra della media. 3/5.

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