Un padre, una figlia

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Un film di Cristian Mungiu. Con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Malina Manovici.
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Titolo originale Bacalaureat. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 128 min. - Romania, Francia, Belgio 2016. - Bim Distribuzione uscita martedì 30 agosto 2016. MYMONETRO Un padre, una figlia * * * - - valutazione media: 3,48 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La gabbia dorata della raccomandazione Valutazione 3 stelle su cinque

di Eugenio


Feedback: 33654 | altri commenti e recensioni di Eugenio
martedì 27 dicembre 2016

Il silenzio delle persone amate, colpite da una violenza esterna, ineluttabile e inesorabile. Il silenzio della solitudine, dell’incapacità di saper porre un freno a quei segreti inconfessati che spezzano la nostra vita per sempre. E poi la corruzione, il desiderio di dare un nuovo futuro ai figli, la possibilità di uscire dal mondo chiuso di una comunità di provincia romena verso l’occidente rappresentato da una borsa di studio in Inghilterra. Christian Mungiu torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto dei suoi precedenti film. Vediamo Romeo, medico di una cittadina, costretto a chiedere un “aggancio” quando la maturanda figlia Eliza, si vede strappare via la dignità venendo aggredita da uno sconosciuto in pieno giorno alla vigilia di un importante esame che potrebbe compromettere il futuro dal padre accuratemente studiato. Ecco che nella mente del genitore, sopraffatto più della stessa figlia da quell’atto di violenza, nascono intenzioni moralmente discutibili: quello di trovare un escamotage (anche noto come spintarella) per agevolare, con ogni mezzo, il percorso di uscita della figlia lungo la via “dorata” di Oxford. Del resto se Machiavelli ci ricorda che il fine giustifica i mezzi, allora poco importa se Romeo in passato è stato onesto e privo di qualunque intento corruttibile, perchè le azioni che lui oggi avrebbe compiuto sarebbero state appannaggio unicamente della figlia. Tutti lo fanno, perchè non io? si domanda Romeo. Il male della corruzione, traslato nell’ottica consumistica del “tutto ha un prezzo” è il leitmotiv della pellicola del romeno Mungiu, tuttavia la superficie che ristagna sulle acque dell’apparente tranquillo tentativo di un padre di salvare la propria figlia,emerge prepotentemente nella scelta morale dello stesso genitore, responsabile “per riflesso” dell’aggressione, in quanto ha lasciato la figlia a poca distanza dalla scuola per la fretta di raggiungere l'amante, a totale insaputa della ragazza stessa. Emerge quindi una società sporca,dove all’apparente rispettabilità di una famiglia borghese di facciata, si svelano, minuto dopo minuto, nefandezze e giochi sporchi, inevitabili per “salvare ciò che si ama”. Ma Mungiu ci sembra quasi voler dire, tramite il personaggio di Adrian Titieni, il rispettabile medico spesso ripreso in primo piano come se fosse nell’intento del regista scandagliarne l’animo, il delicato ruolo del genitore, protettivo e soffocante, solo intenzionato a garantire ai figli“un futuro migliore”. E fin qui non ci sarebbe nulla di male. Ma lasciare i figli in una bambagia, privi dell’indipendenza necessaria a far spiccare loro il volo che li allontani dall’alveo familiare, è dannoso oltre che controproducente. Mungiu non giudica Eliza e nemmeno i comportamenti del fedifrago genitore o dell’indulgente madre, non gli importa; sulle scene vige il pretesto di un dolore privato, sufficiente a far rivendicare ad Eliza un'autonomia che non ha mai avuto in un ambiente asettico di favori e scambi che farà sprofondare nel baratro il genitore. Come uscirne? Solo tramite la consapevolezza del proprio stato e il coraggio di ammettere a voce alta "io devo lasciar percorrere a mia figlia la sua strada". Una strada sporca di fango e opaca nella sua moralità dove alla bruttura sociale che spegne entusiasmi e nega ogni possibilità di scelta, deve necessariamente opporsi quel sorriso da “giovane adulta” capace di smuovere il sistema e rompere finalmente il giogo della gabbia dorata.

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