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Sta accadendo qualcosa di molto preoccupante al premiatissimo doppiaggio italiano. Probabilmente il declino delle grandi famiglie che hanno ereditato questo prezioso mestiere direttamente dalla tradizione delle famiglie teatranti italiane, il trasferimento di grandi interessi legati alle TV da Roma a Milano, qualche grumo di potere che ha ceduto, insomma alcuni film recenti sono doppiati malissimo. A partire dalla traduzione e dall'adattamento, fino a pochi anni orsono i primi punti di forza della grande scuola italiana, quella che fu tenuta a battesimo già prima degli esordi gloriosi della RAI TV…
È anche il caso di questo filmetto delizioso.
È inutile cercare una storia convincente, in effetti il plot giallo-criminale è solo un pretesto per una bellissima riconquista: un delinquente ha un solo grande amore, la bellissima figlia, interpretata da Hailee Steinfeld. È una cantante-attrice ventenne che molto impressionò fino dal suo debutto, quando aveva 14 anni, nell'omaggio dei fratelli Coen a uno dei più grandi attori americani, John Wayne, il Grinta, remake del capolavoro hi Hataway del 1969, che aveva fruttato l'unico, tardivo Oscar al protagonista di allora.
Questo ladro è interpretato con ironia e goffaggine da Vince Vaughn, un attore interessante ma svogliato, dal fisico sproporzionato e dal volto intrigante. Riesce abbastanza bene anche nella commedia, ma ha una vena malinconica e drammatica che riesce a convincere anche in situazioni al limite del grottesco, purtroppo si è concesso alcune derive nel repertorio demenziale che sarebbero da dimenticare.
Kate, la figlia sedicenne, è in fuga dalla madre alcolista, l'ex-moglie di Nick-Vince, e dal padre mai conosciuto né frequentato. Ma ora sono costretti a ritrovarsi perché una banda di criminali intende rapire la ragazza per poter avere in pugno Nick. Lui, in modo rocambolesco e fortunato, riesce a sottrarla al rapimento imminente e la conduce con sé in un paesino dove la loro storia d'amore padre-figlia può finalmente iniziare.
Nick confessa di non sapersela proprio cavare come papà e Kate non gli rende certo il compito facile ma hano bisogno l'uno dell'altra e poi fra un padre e i suoi figli non conta essere in gamba o buoni genitori o affidabili, l'unica cosa che conta è esserci, non serve altro. La sola presenza è tutto ciò di cui un figlio ha bisogno. Ma, dopo un minimo apprendistato, poiché Nick è un tipo sveglio (altrimenti non avrebbe fatto quel “lavoro”), le cose cominciano ad andare bene, però…
Non un cast, bensì uno “squadrone” di attori, tutti formidabili per una regia didascalica, imprecisa.
Però il film è tutto lì, in quel rapporto finalmente ritrovato: un padre redento da una figlia adolescente e amorevole.
Chi salverà chi?
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