Land of Mine - Sotto la sabbia |
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Un film di Martin Zandvliet.
Con Roland Møller, Mikkel Boe Følsgaard, Laura Bro, Louis Hofmann.
continua»
Titolo originale Under Sandet.
Guerra,
Ratings: Kids+13,
durata 101 min.
- Danimarca, Germania 2015.
- Notorious Pictures
uscita giovedì 24 marzo 2016.
MYMONETRO
Land of Mine - Sotto la sabbia
valutazione media:
3,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vite appese al filo di una minadi EugenioFeedback: 33754 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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sabato 23 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’orrore della guerra. Anche quando questa è finita. Anche quando la resa è evidente. Maggio 1945. Ritiro delle truppe tedesche in Danimarca, nazione da questi occupata per cinque anni. I prigionieri di guerra tedeschi vengono costretti dal governo danese a lavorare come sminatori per recuperare sotto le bianche distese di sabbia della costa occidentale le mine che erano state in precedenza nascoste dai loro compagni contro gli americani poi sbarcati in Normandia. Ed è chiaro che, come spesso accade, in quegli ultimi mesi di guerra i prigionieri erano ragazzi minorenni, vittime di un regime cui loro stessi si erano lasciati soggiogare venendo poi pavidamente da questo imprigionato. Si tratta di un episodio storico poco trattato sui libri, quello di Land of mine portato sullo schermo dal regista danese Martin Zandvliet che si concentra sulle vicende di un sergente dell’esercito danese incaricato di guidare un gruppo di quattordici giovani ragazzi alla delicata operazione di disinnesco in un isolato quanto affascinante luogo della costa danese. La bellezza del paesaggio con scogliere e enormi distese di sabbia che si perdono a vista d’occhio, è sintomatica della paura che, silente, si impadronisce dell’animo di giovani, poco più che adolescenti, osteggiati dagli abitanti del luogo e quasi incapaci di comprendere l’orrore di una guerra di cui volente o nolente si sono resi partecipi. Film controcorrente rispetto alle classiche rappresentazioni della seconda guerra mondiale che vedono l’esercito tedesco nel ruolo di oppressore e opprimente feroce, Land of mine non ci risparmia alcuna umiliazione dei giovani soldati, barbaramente uccisi durante la loro “missione” e privati della primigenia umanità da un popolo dilaniato dalla guerra. E’quindi un film di vendetta, Land of mine, vendetta che permea ogni fibra della pellicola, una vendetta spesso che si mostra negli sguardi truci delle popolazioni assoggettate dai nazisti, una vendetta he spesso è cieca e non guarda chi ha compiuto cosa ma generalizza le azioni condannandone il fascio d’erba come tutta malata e quindi dicotomicamente da debellare. Martin Zandvliet non usa effetti speciali, evita con accortezza se non quando necessario la scelta di corpi martoriati divelti nelle membra dalle mine ma si concentra sul primo piano di chi guarda negli occhi e dialoga, trovando la privata dignità nei gesti comuni segnati dal silenzio della delicata operazione e dallo sfogo di un ritrovato giorno di libertà. E’ emblematico in tal senso il rapporto tra il sergente e la stessa unità che presiede: da un andamento alla Full Metal Jacket tipico di ogni film di guerra, si passa lentamente a uno quasi umano dove le stesse divise tendono a uniformarsi, nella tradizionale partita di calcio, mezzo d’unione da molti secoli a questa parte, di popoli di etnia diversa, su quel territorio minato che è il fulcro e il motore di ogni contesa. Non ci sono donne in questo film, se non una giovane vedova con una figlia piccola, che con gli occhi colmi di ira non risparmia occhiate di morte al giovane manipolo se non per invocarne l’aiuto per salvare la figlia nel campo minato. E’ come se volesse dirci questo film, le donne sono confinate oltre quel campo minato, metaforica linea di divisione tra guerra e pace, talmente sfumata da causare ancora quando le rappresaglie sono oramai finite, ancora morte e disperazione.
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