Non ho tempo

   
   
   

Je ne ai pas plus de temps Valutazione 3 stelle su cinque

di gianleo67


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sabato 24 ottobre 2015

La vita, l'opera e l'impegno politico del giovane matematico francese Evariste Galois morto il 31 Maggio 1832 a soli vent'anni in un duello per motivi passionali, organizzato forse dai suoi avversari per eliminare uno scomodo oppositore del regime monarchico.
Tratto dal libro biografico del fisico Leopold Infeld e sceneggiato insieme a Edoardo Sanguineti (già nel Gruppo 63) con la consulenza del matematico marxista Lucio Lombardo Radice (anche attore), è un film per la televisione prodotto dalla RAI nel 1972 e presentato  alla Settimana Internazionale della Critica del Festival di Cannes 1973 in una versione rimontata di 90', mentre l'edizione integrale di 180' fu trasmessa solo nel 1977 in tre puntate dalla televisione di Stato dopo un generale ostracismo durato alcuni anni. Forte dell'onda lunga di uno sperimentalismo culturale che rompeva con gli schemi produttivi ed espressivi della tradizione documentaria e cinematografica precedente, il film di Giannarelli riesce nella mirabile sintesi di collegare la complessità e profondità di spunti che derivano dal valore esemplare della figura del matematico-repubblicano Evariste Galois con una continua dialettica temporale che la mette in relazione tanto con il contesto politico degli anni in cui fu girata quanto con riflessioni ancora aperte sul modo di progredire della scienza e della società civile in ogni tempo, facendone una delle opere più singolari ed affascinanti di un periodo particolarmente fecondo della divulgazione radiotelevisiva degli anni 60' e '70 (ricordiamo tra gli altri i pasoliniani 'Comizi d'amore' del 1963 e l'esordio di Gianni Amelio con il suo 'La fine del gioco' del 1970) con un occhio sempre attento ai problemi ed alle questioni sempre aperte dell'attualità sociale. Esperimento meta-teatrale in cui gli attori e gli autori entrano ed escono dal loro ruolo per partecipare a pieno titolo di una continua discussione/riflessione sulle tematiche sollevate dal film (il significato del progresso scientifico, la trasgressione alla reazionarietà degli ambienti accademici e istituzionali, la faticosa e sanguinosa conquista di diritti universali inalienabili), è un patchwork che unisce con vibrante fervore intellettuale e spiazzante programmaticità di intenti ricostruzioni romanzate ed immagini d'archivio, filologico recupero di documenti storici ed interviste agli studiosi di storia, cinema e cineforum, in una sorta di dietro le quinte di una ricostruzione romanzata che si fa essa stessa parte integrante del dibattito culturale che vuole inscenare. Se la vita del giovane Galois si presta facilmente all'uso didascalico che Giannarelli ne vuole fare, assurgendolo a simbolo chiave di una contestazione anti-sistema che faceva particolarmente comodo ai tempi, è la fedele ricostruzione d'ambiente e l'evocazione di un periodo chiave per l'evoluzione dei moderni concetti di filosofia della scienza, di metodologia pedagogica e di libertarismo politico che ne fanno un documento di estremo interesse nell'indagare con forme nuove e innovative alcune questioni fondamentali del dibattito culturale di quegli anni. Volutamente lontano dallo specialismo scientifico che una materia astrusa come la matematica (in particolare l'algebra astratta e la teoria dei gruppi) avrebbe apportato alla riduzione cinematografica, il film di Giannerelli tratteggia, più che la statura dello scienziato, soprattutto la vita, i sentimenti e l'umanità di un personaggio irripetibile; quella che emerge è una figura complessa ed inquieta che attraversando un periodo infuocato della Storia europea ha lasciato dietro di sè i persistenti e fertili residui di uno sciame meteorico che ha fecondato con provvidenziale casualità il pensiero occidentale, prima di estinguersi nell'alba di un ultimo giorno di maggio come la tenue chioma del nucleo cometario da cui si è originato. Attori giovani e bravissimi (tra cui lo straordinario Mario Garriba nella parte di Galois) e location d'eccezione come il  Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande in cui vengono girate diverse scene. 
"Trattando temi nuovi, percorrendo nuove strade mi sono trovato di fronte a difficoltà che non ho potuto superare. Per questo nei miei scritti spesso si trova la frase : 'non lo so!'"...Non ho più tempo."

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