Il racconto dei racconti - Tale of Tales |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini.
continua»
Fantasy,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Il racconto dei racconti - Tale of Tales
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il racconto dei raccontidi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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martedì 26 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con ‘Il racconto dei racconti’, Matteo Garrone si è preso un bel rischio scegliendo di lavorare su di una materia e in un filone non certo abituali nel cinema italiano eppure immergendo il tutto in quanta più Italia fosse possibile. Messo in immagini dalla fotografia ad ampio respiro di Peter Suschitzky, il nostro Paese si dimostra ancora una volta una miniera di luoghi e ambientazioni senza pari, tanto che una costruzione simbolo come Castel del Monte viene pareggiata in fascino dai molto meno conosciuti manieri di Donnafugata e Roccascalegna. Dentro e attorno alle loro mura, oltre che in foreste e falesie opportunamente selvagge, si svolgono le tre storie fantasy con appena qualche tocco di horror scelte fra le cinquanta contenute ne ‘Lo cunto de li cunti’, la seicentesca raccolta di Giambattista Basile. Per ricostruire il suo medioevo di fantasia (in fondo sempre di favole si tratta, anche se non proprio per bambini) il regista romano ha optato per una realizzazione che esalta le capacità artigianali – nel senso migliore del termine – presenti nel cinema nazionale, basata com’è sugli ingombranti ma azzeccati costumi di Massimo Cantini Parrini e sullo sfruttamento degli spazi interni in cui sovente è la pietra nuda a dominare: scelta confermata anche dagli effetti speciali per i quali la preferenza è andata a tecniche analogiche, limitando al massimo la grafica al computer. Garrone sfrutta con perizia tutto quanto ha a disposizione grazie anche a scelte di regia non banali che però restano aderenti a storia e personaggi, così che, se a una così accurata confezione si affiancasse una scrittura di pari grado, forse saremmo qui a parlare di capolavoro. Purtroppo non è così, perché la sceneggiatura a otto mani (oltre al regista vi hanno lavorato Edoardo Albinati, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso) paga la scelta di alternare il racconto dei tre episodi che, per altro, sono del tutto indipendenti fra di loro a parte due brevi sequenze, una appena dopo l’inizio e l’altra, appena più corposa, proprio alla conclusione. La conseguenza è che la prima parte propone una lunga presentazione dei personaggi che non riesce a coinvolgere mentre nel prosieguo l’emotività della narrazione si intensifica, ma viene spezzata dai bruschi passaggi da un racconto all’altro: difetti che fanno sì che il film, assai bello da vedere e capace di intrattenere (come i saltimbanchi che fanno un po’ da filo rosso lungo tutte le due ore), non riesca ad incantare mancando di appassionare come dovrebbe e potrebbe. Forse la coscienza delle difficoltà di combinazione ha portato alla scelta di tre novelle dalla struttura molto semplice: una regina è disposta a tutto, anche ad accettare e a dare la morte, pur di avere un figlio (‘La regina’); un re lussurioso si incapriccia della voce cristallina di una popolana per poi scoprire che si tratta di una vecchia (‘Le due vecchie’); un altro sovrano preferisce riversare il suo affetto su di una pulce gigante anziché sulla figlia condannandola a una brutale esperienza con un orco (‘La pulce’). La linearità non è però l’unica caratteristica che le unisce, visto che in tutte e tre la persona che detiene il potere – uomo o donna che sia – è mossa dal desiderio di averne sempre di più prevaricando sulle figure più deboli che la circondano: una scelta che non può essere stata fatta a caso e il cui pessimismo di fondo va ben al dilà del substrato gotico di vicende in cui la spietata applicazione della legge del più forte è solo in parte mitigata da una certa qual positività delle figure giovanili. Se l’ambientazione è italica e il genere è la rielaborazione di tematiche che poco ci appartengono (specie se ignoriamo i poeti nell’Aldilà o i paladini sulla Luna), internazionalissimo è un cast in cui Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini e Tiziano Scarpa non vanno oltre la ‘amichevole partecipazione’: ovviamente il film è stato girato in inglese con Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones come protagonisti principali dei tre episodi. Prodotto da Jeremy Thomas (fra gli altri, tanto Bertolucci), accompagnato dalle belle musiche di un prezzemolo del momento come Alexandre Desplat e chiuso dai disegni evocativi di Francesca Di Giamberardino sui titoli di coda, il lavoro di Garrone è quindi un film imperfetto il cui fascino però aumenta man mano che le sue immagini si sedimentano nella memoria dello spettatore.
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