Mamma, ho perso l'aereo

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Un classico a tutti gli effetti, ma senza merito. Valutazione 2 stelle su cinque

di Great Steven


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giovedì 21 maggio 2015

MAMMA, HO PERSO L'AEREO (USA, 1990) diretto da CHRIS COLUMBUS. Interpretato da MACAULAY CULKIN, JOE PESCI, DANIEL STERN, CATHERINE O'HARA, ROBERT BLOSSOM, JOHN HEARD, JOHN CANDY, DEVIN RATRAY, ANGELA GOETHALS, HILLARY WOLF, MICHAEL C. MARONNA, GERRY BAMMAN
A Chicago, la famiglia McCallister è in partenza per Parigi, dove i coniugi intendono passare una vacanza con la numerosa prole, gli zii e i cugini. Ma nella fretta di lasciare la casa per giungere all’aeroporto e a causa anche di una sveglia che non suona per via di un black-out, dimenticano a casa il figlio più piccolo, Kevin, rinchiuso in castigo su in soffitta. Il bambino, tuttavia, non si demoralizza e, approfittando dell’assenza dei genitori, se la spassa alla grande, concedendosi di saltare sul letto, mangiare schifezze e guardare film violenti alla televisione. Ma la sua tranquillità apparentemente indisturbata viene presto intaccata da Harry e Marv, due maldestri scassinatori e ladruncoli di infima categoria che tentano di svaligiare la casa. Peggio per loro: Kevin li accoglie piazzando trappole per tutta la residenza, e fa in modo che la scalcinata coppia di malviventi venga provvidenzialmente arrestata subito prima del ritorno della sua famiglia dalla vacanza. I critici di tutto il mondo si sono arrovellati a lungo per spiegare l’immenso successo che questa commedia ha riscosso tanto in patria quanto all’estero, e i motivi, dopo un ragionamento attento e logico, sono da attribuire principalmente alla leggerezza serena ma anche scatenata dell’intreccio e alla simpatia comunque non catalizzante che il giovane protagonista ha saputo suscitare negli spettatori, in particolar modo quelli più sprovveduti e infantili. Culkin, insopportabile monello capace di giocare tiri mancini ad ogni opportunità, ha fatto bene la sua parte e lo deve interamente alla perizia registica di uno come Columbus che spesso ha lavorato con i bambini, ma l’attore e il regista hanno lavorato fondamentalmente su una sceneggiatura che sfodera più che altro una cattiveria incontrollata e schizofrenica perdendo di vista la scelta di un più moderato ed equilibrato umorismo tipicamente statunitense in grado di divertire senza per forza dover campare sulle disgrazie dei due imbranati antagonisti. E in effetti questa commediola tutto sommato scialba e sgangherata ci marcia davvero troppo, sulle disavventure che gli antieroi patiscono loro malgrado e senza andarle a cercare, ma pure sul carico narrativo (meno pesante di quel che sembra) gravante sulle spalle del personaggio principale. Però un risultato esorbitante, anche per quanto riguarda le sale italiane, lo ha portato a casa, nella stagione 1990-1991, e se effettivamente il pubblico apprezza questo genere di film adolescenziali, pompati con dosi anabolizzanti di autoparodia e carineria zuccherosa al limite del patetico, non si può certo negare che abbiano saputo ritagliarsi un posto nella storia delle commedie cinematografiche. Un aspetto che probabilmente avrebbe meritato un più dettagliato e acceso approfondimento è lo sviluppo del vecchio signore che Kevin incontra, e che sulle prime lo spaventa terribilmente per poi diventare un suo caro e affidabile amico. Inutile sottolineare che i più bravi del cast siano Pesci e Stern, abilissimi nell’interpretare le mezze calzette di delinquenti che, pur di guadagnare un miserrimo soldo bucato, son disposti alle mascalzonate più vili e faticose, e la loro comicità si regge specialmente sulla mimica arcigna del primo e sulla dilagante stupidità del secondo. L’unico, autentico applauso sono proprio loro a meritarlo a pieno titolo. Il fatto che poi pure Culkin sia stato premiato, nel paese che ha prodotto la pellicola, è un’ulteriore testimonianza dell’eccessiva sopravvalutazione attorno alla quale quest’opera mediocre e di second’ordine ha costruito il proprio alone di celebrità, in superficie intoccabile ma in verità molto labile e disgregabile.  

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