Leonard Cohen I'm Your Man |
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Un film di Lian Lunson.
Con Bono, Nick Cave, Julie Christensen, Adam Clayton, Jarvis Cocker, Leonard Cohen.
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Documentario,
- USA 2005.
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Leonard Cohen: I'm your mandi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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giovedì 9 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Metà film-concerto e metà documentario, questo lavoro dell’australiana Lunson si basa sulle immagini di un’esibizione tenuta a Sidney attorno al settantesimo compleanno di Cohen alle quali sono alternati le interviste ai musicisti e i ricordi in prima persona del Canadese con tanto di materiale d’archivio riguardante la sua infanzia e gioventù. Il risultato è un ibrido che non lascia pienamente soddisfatti, anche se le sue parti, prese una a una, sono interessanti: se quella biografica non può, per forza di cose, andare in profondità, quella musicale è davvero notevole, con l’unica pecca di qualche brano non completo. Del resto, per Lunson (amica di Mel Gibson dal quale si è fatta sponsorizzare) si trattava di vincere facile sommando l’impeccabile canzoniere coheniano a una sfilata di interpreti di altissimo livello: Rufus Wainwright solo – con l’immancabile ‘Hallelujah’ e ‘Chelsea Hotel #2’ – o assieme alla famiglia (sorella, mamma e zia in ‘Everybody knows’, ma poi le signore vanno anche da sole), Nick Cave per ‘I’m your man’ e ‘Suzanne’, Beth Orton per ‘Sisters of mercy’ e assieme a Jarvis Cocker in ‘Death of a ladies man’, o ancora Linda Thompson, suo figlio Teddy, Antony e qualcun altro che mi sono dimenticato. Tutti quanti non solo interpretano i brani da par loro, ma raccontano quello che hanno significato le canzoni di Cohen nelle loro esistenze con una partecipazione e una dedizione rispetto alle quali fanno contrasto l’understatement e l’ironia che traspaiono qua e là dalle parole del buon Leonard. In queste ultime non ci sono chissà quali rivelazioni, ma alcuni spunti interessanti sulla genesi dei testi (ad esempio, l’uomo gigioneggia assai quando si accenna alla sua fama di tombeur de femmes): peccato solo che, dopo i primi minuti, per ascoltare il suo profondo baritono intonare una canzone ci sia da attendere la fine del film, prima in ‘Tower of song’ con gli U2 come backing band (anche Bono e The Edge si aggiungono agli adoranti intervistati di lusso, ma l’esecuzione fa nascere più di un sospetto di playback) e poi con la riproposta di ‘I’m your man’ sui titoli di coda. Il risultato complessivo è quello di un valido omaggio che però rimane ben lontano dal riecheggiare tutta la grandezza dell’omaggiato (oltretutto mancano almeno ‘Birds on a wire’, ‘Famous blue raincoat’ e ‘Hey, that's no way to say goodbye’).
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