Camp Rock

Devo ancora ancora ben capire perché mi diverto a recensire film che fanno schifo. Ma soprattutto perché recensisco un film come questo che nessuno se lo ricorda più, né il film così o il cast che è qualcosa di inesistente; è ancora un mistero come dalla mia mente contorta presa dagli esami universitari sia uscito fuori questo film. Se pensate che io abbia sogni erotici su Demi Lovato vi sbagliate. E quindi tralasciamo.
Ma soprattutto perché recensire un film per bambini? Vedete, ci sono film che anche se sono indirizzati all'infanzia o, meglio, all'adolescenza, capolavori erano e capolavori restano: escludiamo i film di animazione, prendiamo Flubber, Mrs Doubtfire, Mamma ho perso l'aereo, Jumanji e moltissimi altri ancora. Sono film che se pure non erano indirizzati a un pubblico adulto, piacevano e divertivano anche il pubblico adulto. 
Camp Rock è solo un prodotto commerciale: la Disney sembra essere una specie di massoneria che fa da rampa di lancio a dei giovani "talenti" che prima prendono parte a qualche serie tv di scarso spessore con risate finte per indurti a ridere, poi diventano all'improvviso tutti cantanti e alla fine, e se gli dice bene, ecco anche il film. Cercano insomma di riproporre costantemente l'esperimento Even Stevens, che è invece imparagonabile alle sitcom che trasmettono e sicuramente la migliore serie tv che abbiano passato sui loro palinsesti: però, anche questo tentativo non ha fatto altro che tirare fuori un sopravvalutato attore tronfio e spocchioso come Shia LeBouf, che in un modo e nell'altro doveva pur "uccidere" il personaggio che gli si era cucito addosso. Un po' come in Birdman, ma il confronto non tiene e anche questo parallelismo sfocia nella blasfemia a mio parere.
Orbene, detto in soldi: questo non è un film, è un messaggio promozionale travestito da film, una reclamo pubblicitario lungo un'ora e mezzo dove si fa solo pubblicità a dei personaggi come Devi Lovato e i Jonas Brothers: la prima, un'attrice destinata a diventare la nuova Lindsay Lohan; i secondi, destinati a diventare, boh, non si sa. Non c'è una trama: almeno quella cagata di High School Musical, che si proponeva come una versione meno diabetica di quell'altra porcata di Glee, una trama ce l'aveva. Qui non c'è una storia, niente. O meglio forse c'è, e mi correggo, è la classica americanata dai buoni sentimenti a lieto fine alla "volemose bene": la ragazza che vuole andare a un campeggio estivo dove si fa "rock", ma l'unico modo per andarci è fare la sguattera e non ha la possibilità di cazzeggiare con gli altri. Ma, un bel giorno, i tre balordi dei Jonas Brothers scoprono magicamente che lei ha una voce sublime, si unisce a loro, canta, si innamora del cantante belloccio e vissero felici e contenti. Devo ammettere però che è consolante sapere che oltreoceano facciano film più sterili di quelli di Ruffini con Frank Matano. E come quegli altri lungometraggi improponibili, anche questo fai fatica a definirlo commedia: se però i primi con le loro volgarità fine a se stesse con battute da prima elementare cercano di fare ridere, qui invece devo ancora capire dove, ma soprattutto quali, sono le scene esilaranti e divertenti.
Non è pretendere qualcosa da un film per ragazzini, perché ripeto, preferisco guardarmi mille volte Gli Aristogatti o Il libro della giungla: almeno ti fanno sorridere, e ritornare in quel mondo di sogni di quando eri bambino in cui non avevi lo studio costante, il lavoro che ti toglie il respire ed Equitalia alle calcagna. Metto semplicemente in luce il fatto che quei 94 minuti della vostra vita, cari ragazzi, possono essere spesi giocando a tresette o a Risiko. Almeno vi divertite.