Un invenzione leggera, una interpretazione sognante di quello che potrebbe, e sottolineo potrebbe, essere stata una ragazza viennese alla corte di Francia.
E' un film. E come tale si compiace soprattutto dei suoi mezzi e dei suoi strumenti, che non possono essere quelli della ricostruzione storica, ma sono fotografia, musica, ambientazione, costumi. In una parola: finzione.
E' tutto, rigorosamente, finto. Ed è anche qui che sta la magia di fare un film, dove la forma che si dà ai contenuti sarà sempre più importante dei contenuti stessi.
Quando mai si sarà ballato come ad un rave, alla corte di Francia? Non è importante che sia realmente avvenuto, è importante che la Coppola ce l'abbia fatto immaginare. Quando mai un musicista del '700 avrà battuto il tempo con il piede durante l'esecuzione per la regina?
Ma il filo conduttore si può trovare. La Coppola deve aver percepito una certa similitudine tra quelle che potevano essere le esagerazioni del lusso della vita di corte con quella cultura rock fatta, appunto, di sesso, droga e rock'n'roll.
Non è una tematica nuova, ma tutte le piccole scelte formali per la realizzazione di questa tematica rivelazione la classe della regia. Mi riferisco alla scelta di non aver mai inquadrato direttamente il sole durante le innumerevoli albe successive alle notti di gioco sfrenato, oppure all'incredibile fantasie delle acconciature e ancora ai colori del piccolo idillio delle scene in campagna.
E quindi che importa che alla fine la testa non cada nel cesto del boia. Sarebbe solo stata una scena fuori luogo in quello che non è un film che vuole far riflettere su quanta fame potesse avere il popolo di Francia, ma solo un ritratto spensierato e auto compiaciuto della frivolezza.
La libertà di interpretazione di un testo che potrebbe essere stata la realtà storica rendono il film un magnifico (questo si) esercizio di stile.
[+] lascia un commento a niccolò romanin »
[ - ] lascia un commento a niccolò romanin »
|