La lunga notte del '43 |
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Un film di Florestano Vancini.
Con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, Andrea Checchi, Belinda Lee.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 100 min.
- Italia 1960.
MYMONETRO
La lunga notte del '43
valutazione media:
3,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'esordio di un grande regista da non dimenticaredi woody62Feedback: 6249 | altri commenti e recensioni di woody62 |
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sabato 16 agosto 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci ha ormai lasciato da qualche anno, ma rivedere "La lunga notte del 43" di Florestano Vancini ci rammenta la sua grandezza. L'opera si avvale anche del meraviglioso bianco e nero di Carlo Di Palma, all'inizio di una carriera come direttore della fotografia che lo porterà a lavorare con i migliori registi italiani e stranieri. La storia tratta da un libro di Bassani, ci riporta alla tragedia di un fascismo agonizzante, agli ultimi colpi di coda, in una Ferrara cupa e nebbiosa. La vicenda politica si intreccia con quella personale di Anna, moglie insoddisfatta di un marito paralitico (Salerno), che ritrova il primo amore (Ferzetti), professore antifascista, scappato dopo l'8 settembre e inizia una nuova relazione con lui nascosto nella casa natia dove vive il padre avvocato. Relazione destinata a finire male dopo l'uccisione del padre di Ferzetti da parte dei fascisti. Anna decide anche di abbandonare il marito ritenuto, a torto, complice nell'eccidio. Grandissima interpretazione per Gino Cervi, mirabile nel rappresentare il viscido e calcolatore Aretusi, autentica "anima nera" della storia, che naturalmente ne uscirà indenne grazie all'abile trasformismo nel dopoguerra. Altro capolavoro di recitazione per Enrico Maria Salerno, fascista della prima ora, che nella nuova condizione di infermo, vive le sue giornate nella voyeuristica e frustrante attenzione per la vita della moglie e soprattutto per la vita che scorre sotto la sua finestra, ove passa intere giornate e ove assiste anche all'eccidio dei presunti antifascisti per rappresaglia verso l'omicidio del federale in realtà commissionato dal rivale Aretusi. Pare quasi una citazione del maestro Hitchcock che sei anni prima (nel 1954) aveva diretto uno dei suoi film migliori "La finestra sul cortile", con il quale l'ossessione di Barillari/Enrico Maria Salerno per "la vita degli altri" ha molte analogie.
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