Margin Call

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cosa è accaduto, dopo che è accaduto Valutazione 3 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana
martedì 3 giugno 2014

 Nei corridoi a moquette dei grattacieli di Wall Street un pugno di persone ha l’incedere solenne e pensoso di chi tiene in mano le sorti della ricchezza finanziaria dell’uomo della strada. Bei vestiti, giacche e cravatte o maniche di camicia perché stanno “seriamente lavorando”, stipendi dai 250.000 di dollari annui per gli analisti o broker giovani, ai 2,5 milioni per i loro piccoli responsabili, luogotenenti dei boss veri e propri, i cui stipendi veleggiano attorno a varie decine di milioni, oltre a stock-options e premi da performance. Non succede solo a Wall Street ma anche nelle più normali banche nostrane, nelle Poste Italiane, nelle reti di promotori: bisogna vendere i prodotti della propria società e reinvestire subito il denaro, così va il mondo, così va la finanza. L’America ci ha educato a quei prodotti e poi, se hanno nomi inglesi, sono sintomo di modernità e d efficienza, si comprano più volentieri.  Importa poco che cosa effettivamente contengano quei prodotti, moltissimi delle reti di vendita non lo sanno, per tutti è importante la loro performance nel rifilare ogni genere di strumento finanziario, da semplici obbligazioni e azioni a “sofisticati” Mortgage Backed Securities o Asset Backed Securities, titoli garantiti da mutui o da attivi, niente di più “tranquillo”: la mole di questi derivati era nel 2008 pari a 12 volte il pil mondiale, più o meno come dire che la produzione di un terreno agricolo è di 100 cavoli e che ci sono opzioni su quei 100 cavoli per 1200, una ricchezza inesistente, non proprio garantita da corrispondenti attività.
 
Questi sono gli eserciti che difendono il denaro dei risparmiatori, parlano di controllo del rischio, di attenzione al cliente, di stress-test o prove teoriche per immaginare il risultato che può avere una certa volatilità, parlano di “bene comune” ove viene impiegato il loro talento, ma in realtà il loro compito è badare al bene loro e della società che li paga. “Essere i primi, i più in gamba”, “loro i soldi non li perdono, se ne fregano se li perdono gli altri”. Gli altri sono la gente che “va in giro senza avere la minima idea di cosa gli sta per succedere”: del resto la finanza ha permesso a persone normali di vivere come dei re, i mutui e i prestiti facili hanno permesso di soddisfare “Tutti i nostri desideri”, altro film. Chi ha colpa? “C’è sempre la stessa percentuale di perdenti e la stessa di gente che guadagna, da anni si manda sul lastrico qualcuno”, onestamente. Fu così nell’87, nei primi anni 90, nel 2000 E continua del tutto così, i trilioni di derivati sono ancora tutti lì.
 
Nel 2008 viene fuori “la più grande montagna di escrementi del capitalismo”, siamo nel periodo del fallimento della Lehman Brothers, ma lo scarso valore di quei mutui che garantivano le obbligazioni erano già visibili agli inizi del 2007. “Margin Call” è un film didascalico, descrive un piccolo microcosmo per dire cosa succede quando una delle tante società finanziarie si accorge di avere quella montagna di escrementi in casa e li vende, senza ricomprare alcunché, in una mezza giornata: “la mia perdita è il tuo guadagno”, è la parola d’ordine dei venditori al telefono coi loro abituali compratori di fiducia,  così si rovinano amicizie o rapporti di lavoro. L’importante è disfarsi di quei prodotti e più se ne vendono maggiore è l’incentivo di performance che riceve l’impiegato: così ha promesso il grande capo John Tuld-Jeremy Irons (a lui la stoffa dell’attore più grande, nel film) per bocca del suo luogotenente Sam-Kevin Spacey. In effetti però il primo si è definito un “golden retriever” (cane da riporto), uno che “non è stato il cervello a portarmi fin qui” e l’altro confessa che in quei grafici non ci ha mai capito nulla, pure se è lì da 34 anni. L’ipotesi ormai certezza che le perdite sul valore di quei derivati è maggiore del valore della società stessa ha origine da Eric, un operatore che viene licenziato dopo 19 anni per le spending-review dell’epoca, e prima di andarsene passa una chiavetta ad un ragazzo più giovane che capisce il disastro che incombe. A Eric hanno però offerto una piccola buonuscita e l’assistenza di cui possa aver bisogno per ricollocarsi, gli viene messa sul tavolo una rivista, “Looking ahead”, con barche a vela in copertina … Eppure lui è ingegnere, aveva costruito un piccolo ponte che, erano conti suoi, aveva fatto risparmiare 1531 anni di tempo non passato in auto dai cittadini di uno stato americano, o 30 miglia al giorno. L’economia reale in effetti è un’altra cosa, zappar la terra ha effetti più tangibili. Il film si conclude con Sam che scava la fossa alla sua cagna, Belle, morta di cancro, per la quale prima del tracollo finanziario era disperato davvero, più che per i risparmiatori, e spendeva 1000$ al giorno di cure.
 
N.B. Il film, del 2011, è stato proiettato gratuitamente in un cinema di Trento, nell’ambito del Festival dell’Economia 2014. Lo presentava un cinefilo ex commissario Consob, che spiegava agli spettatori il significato di ciò che era accaduto in quel 2008. La Consob, quel carrozzone alla cui guida spesso sono stati messi personaggi graditi alla politica (si ricorda ad esempio un certo Pazzi presidente, voluto da Andreotti), l’organismo “di controllo delle società e la borsa” affetto da “lentezza delle procedure e inefficienza endemica” (parole di Marco Travaglio nel libro “Viva il Re!”). L’accostamento sorge spontaneo: tutti a spiegarci quel che è successo dopo che è successo, mai prima (Parmalat, Montepaschi e banche varie). Qualche altra montagna di escrementi verrà giù prima o poi, è nell’ordine delle cose, e dopo un altro film si farà e un altro ex commissario di controllo della Borsa ci spiegherà l’evento “imprevedibile”.   

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