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IO STO CON GLI IPPOPOTAMI (IT, 1979) diretto da ITALO ZINGARELLI. Interpretato da TERENCE HILL – BUD SPENCER – JOE BUGNER – MAY DLAMINI – BEN MASINGA –DAWN JURGENS – SANDY NGKOMO – JOHAN NAUDé – LES MARCOWITZ – MALCOLM KIRK § Rientrato in Sudafrica dopo un viaggio in Asia, lo smilzo Slim, fannullone ma furbo nonché ferreo ambientalista, convince il cugino Tom – che affitta ai turisti giapponesi armi caricate a salve per sparare agli animali della savana durante i safari – a mettere la propria agenzia turistica contro gli affari del potente Jack Ormond, capitalista senza scrupoli che trucida le bestie africane per inviarne i prodotti all’estero. Combattendo lui e i suoi infimi mercenari, Slim e Tom, sostenuti da un dottore-giornalista che pubblica articoli contro il comune nemico, riusciranno a non farsi corrompere dallo stesso e, anche dopo un’incarcerazione per un delitto non commesso, porteranno a compimento la loro missione animalista e a salvare gli animali dal trasporto in Canada a bordo di un battello. Ormond finirà sconfitto e i due amiconi trionferanno. Undicesimo film della coppia campione di incassi negli anni 1970, si caratterizza per una spiccata vena umoristica anticapitalistica che emerge più volte fra le scazzottate svelenite di violenza e le scene con gli animali, girate, a differenza del resto delle sequenze (riprese a Johannesburg), in un parco naturale nei pressi di Pretoria. Secondo e ultimo film diretto da I. Zingarelli, è beneficiato dalla regia del bravo produttore che mise a disposizione il proprio denaro per finanziare i progetti cinematografici con protagonisti Terence & Bud: come regista, Zingarelli se la cava con una efficacia e una spigliatezza non indifferenti. I due protagonisti se la cavano come sempre, strappando sane risate e mettendosi in evidenza per i buoni sentimenti, il buon cuore, l’altruismo e la vivacità mentale che non tradisce l’attenzione per il pubblico giovanile, che da decenni se la spassa con le avventure di Hill e Spencer. Una caratteristica ottimale e molto apprezzabile del loro cinema è proprio quella di essere intergenerazionale: un sacco di generazioni hanno riso e si sono divertite con i loro film, senza età e indifferenti allo scorrere del tempo, che non li fa invecchiare nemmeno un po’, conservando intatta la loro attualità anche nel Nuovo Millennio. Non neutra la fotografia di Aiace Parolin, che carezza i paesaggi forestali e semidesertici del Sudafrica con maestria e stile innegabili. Alla scenografia c’è il fido Francesco Bronzi, da sempre collaboratore della coppia e dei suoi registi abituali, e anche lui si staglia dalla mediocrità per un’arguzia stilistica e un ottimo livore positivo e funzionale. La sceneggiatura misurata e senza eccessi di Barbara Alberti, Vincenzo Mannino e Amedeo Pagani è il tocco finale a un’opera che non ha la pretesa di assurgere a capolavoro, ma si autodefinisce certamente un inno e una bandiera per l’animalismo e l’ecologia più pulita e rigorosa. Uno dei migliori comici avventurosi dei due assi della comicità italiana.
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