Passaggio a Nord-Ovest |
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Un film di King Vidor.
Con Robert Young, Walter Brennan, Nat Pendleton, Ruth Hussey, Spencer Tracy.
continua»
Titolo originale Northwest Passage - Book I, Rogers' Rangers.
Avventura,
durata 125 min.
- USA 1940.
MYMONETRO
Passaggio a Nord-Ovest
valutazione media:
4,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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DIFFICILE FERMARE CHI HA UN'IDEAdi DOMENICO RIZZIFeedback: 7134 | altri commenti e recensioni di DOMENICO RIZZI |
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martedì 4 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Biografia romanzata del leggendario maggiore Robert Rogers (1731-1795) comandante dei Queen's Rangers vestiti di verde dell'esercito britannico. Realistico e ben curato sia nelle riprese esterne quanto negli interni, si avvale della professionalità di Spencer Tracy (Rogers) Robert Young e Walter Brennan e ad un esame superficiale si potrebbe tranquillamente considerarlo un film maschilista - basti vedere come il protagonista tratta le donne bianche rapite dagli Indiani - fascista e apertamente razzista, insistendo quasi ossessivamente sulla narrazione di tutte le atrocità commesse dalla tribù algonchina degli Abenaki (peraltro spesso vere). Il contesto è quello della Guerra dei Sette Anni, nella quale l'Inghilterra prevalse infine sulla Francia sottraendole il Canada e molte altre colonie. Per quanto il film sembri esagerato in alcuni passaggi, bisogna riconoscere che la personalità di Rogers corrisponde a quella della finzione filmica di uomo duro, inflessibile con i suoi uomini come con se stesso, fedele alla corona ad ogni costo e spietato verso i suoi nemici. In più, era anche un formidabile bevitore e un rissoso frequentatore di taverne. Volendo sottilizzare, il titolo appare improprio, perchè la spedizione alla ricerca del mitico passaggio a Nord-Ovest (che avrebbe dovuto condurre fino al Giappone passando a settentrione della Baia di Hudson) appartiene alle scene finali del lavoro cinematografico, tutto incentrato su una missione contro i Francesi (che non si vedono mai, se non da lontano) e i loro alleati Abenaki. Che il film sia retorico è comprensibile e giustificato dal particolare momento in cui venne girato (nell'Idaho), quando la Germania di Hitler minacciava ormai l'intera Europa e compiva frequenti azioni di disturbo nell'Atlantico contro il naviglio statunitense. King Vidor non fece altro che risvegliare il patriottismo americano, stimolando le virtù guerriere dell'uomo della Vecchia Frontiera e mostrando le difficoltà quasi insormontabili che la conquista del nuovo mondo aveva richiesto. Per questo le accuse di "fascismo" sono prive di senso: "Passaggio a Nord-Ovest" è semmai un film fortemente nazionalista, ma non è una novità che il termine "fascista" venga usato spesso a sproposito anche nel cinema. In secondo luogo, non ha fondamento il sospetto che il film di Vidor sia "razzista". Il regista non ha fatto altro che trasferire sullo schermo i veri sentimenti della gente dell'America coloniale del XVIII secolo nei confronti dei nativi, che non erano quasi mai amichevoli. Infine, se il trattamento delle ex squaw bianche degli Abenaki può apparire brutale, anch'esso rientra nel modo di giudicare - secondo la mentalità dell'epoca - le donne costrette a subire l'unione con un Pellerossa, una discriminazione che sopravviverà anche in epoche più moderne. Come dimostra John Ford in "Cavalcarono insieme", una bianca che sia stata, seppure controvoglia, la moglie di un Indiano, è una donna bollata per sempre dalla società perbenista. "Passaggio a Nord-Ovest" è uno dei film più reclamizzati della storia del cinema western, ma i suoi incassi furono di poco superiori alle somme investite per realizzarlo. Candidato all'Oscar nel 1941, fu battuto da "Il ladro di Bagdad". Rimane comunque una pietra miliare fra i western celebrativi del periodo coloniale.
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