Molière in bicicletta |
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Un film di Philippe Le Guay.
Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy.
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Titolo originale Alceste à bicyclette.
Commedia,
durata 104 min.
- Francia 2013.
- Teodora Film
uscita giovedì 12 dicembre 2013.
MYMONETRO
Molière in bicicletta
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Volendo esageraredi sirioFeedback: 277 | altri commenti e recensioni di sirio |
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domenica 2 febbraio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Portare il teatro nel cinema. L'eterno conflitto fra la ricerca della perfezione e l'interesse di mercato. Due uomini che si confrontano. Due uomini si confrontano in una sfida estrema, ceh se fossimo in uno spaghetti-western sarebbe "all'ultimo sangue": mettere in scena il Misantropo di Moliére, non in una versione modernizzata (cosa che va tanto di moda oggi e che personalmente detesto!) ma negli originali versi alessandrini e nei costumi d'epoca. Due uomini uno di fronte all'altro, uno ricco e famosissimo attore di un telefilm di successo, l'altro vecchio attore ritirato dalle scene sfinito dalla perenne ricerca della perfezione. Due uomini che occupano violentemente la scena, quasi la pervadono: i loro conflitti sono la recitazione perfetta, la sillaba scivolata o compressa, l'orario della prova o il cellulare che suona mentre recita. E oltre loro gravita un mondo intero, un mondo di gente comune, di persone dedite alla propria, personale ricerca dell'assoluto. Tante, tante idee si affollano nella mente del regista, idee che però, per una ragione o per l'altra, si affossano in un prodotto tanto lezioso quanto presuntuoso. Dopo una quindicina di minuti, in cui sei trasportato in questo microcosmo, le idee si ripetono dissolvendosi in una nenia fatta di battute ripetute, in psicologie scolpite con l'accetta e non con il cesello, in personaggi-satellite che semplicemente fanno tappezzeria: l'albergatrice troppo scollata, sua nipote attrice di film porno, l'amica italiana in conflitto con l'ex-marito, il taxista con la madre inferma, l'agente immobiliare, la ricca signora che ospita il protagonista, la segretaria di produzione sono solo dei frammenti, dei camei sovrastati e soffocati dai due personaggi principali. Ma questi due solo apparentemente evolvono la loro psicologia. Tutto avviene fuori dalla scena, tutta protesa alla ricerca del minimo particolare, del dettaglio tanto fine e nascosto che anche stando attentissimi non si riesce sempre a cogliere. Una per tutte: il vecchio attore, convinto alla fine di partecipare allo spettacolo, talmente pervaso dal suo personaggio al punto di venire al ricevimento vestito da Alcesti, si ritira: un coup-de-théatre sinceramente senza né capo né coda. Per non dire della finale, che poteva benissimo togliere. Volendo esagerare: sì, volendo esagerare perché ci sono state tante storie su questa falsariga, una per tutte lo splendido "Tutte le mattine del mondo" in cui il conflitto fra il maestro Sainte-Colombe, tutto proteso alla perfezione della Musica e l'allievo Marin Marais, legato ad una dimensione di corte, diventa spunto per la ricerca dell'assoluto. Ma qui non c'è assoluto, c'è desiderio di assoluto, e senza essere capaci offrire l'assoluto ci si annoia e basta. Mentre veniva proiettato questo film ho sentito tanti sbadigli in platea, e qualcuno che dormiva. Qualche scena comica, tanto per cercare di risollevare lo spirito, ma che rimaneva a livello di gag, di inclusione forzata senza alcun motivo valido. Ruggero Jacobi, grande critico teatrale (il suo "Guida per lo spettatore di teatro" per me è stato una vera e propria Bibbia) avrebbe detto che in questo film il 90% dei personaggi chiede, prega, pretende, urla di essere ucciso, perché erano nella pellicola non erano mai cresciuti. E allora cosa dire? Belle inquadrature, si vede che sanno riprendere bene le immagini di un Nord della Francia molto poco oleografico e molto vero. Ma per il resto, un grande sonno.
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