Ran |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Tatsuya Nakadai, Akira Terao, Takeshi Katô, Jinpachi Nezu.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 161 min.
- Giappone 1985.
MYMONETRO
Ran
valutazione media:
4,56
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un Giappone rinascimentale assolutamente epico.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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domenica 19 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
RAN (GIAP, 1985) diretto da AKIRA KUROSAWA. Interpretato da TATSUYA NAKADAI – MIEKO ARADA – AKIRA TERAO – DAISUKE RYU – PETER ISHASHI IGAWA § Nel Giappone del XVI secolo, il principe Hidetora Ichimonji è ormai anziano e deve dividere il proprio regno fra i tre figli maschi Saburo, Taro e Ijiro. Fin dal principio sorgono dissapori e contrasti su chi dovrà possedere i tre castelli simbolo del potere territoriale, finché le questioni ereditarie non degenereranno in una lotta fratricida che vedrà i tre fratelli affrontarsi brutalmente l’uno contro l’altro, e contendersi il povero genitore che nel frattempo impazzisce e perde il lume della ragione, e mentre muore pronuncia una condanna dell’intera umanità che si dissolve nel vento. Gli unici suoi sostenitori in questa discesa nell’inferno della guerra e della cupidigia sono il Matto, buffone di corte, e Tango, capo del reparto militare del regno di Hidetora.Kurosawa ha saputo trarre il meglio dal dramma di Shakespeare Re Lear, convertendo le tre figlie femmine del sovrano europeo (Cordelia, Regan e Gonerill) in tre figli maschi, perché ha estrapolato dal testo i momenti più intensi di un’epopea di sconfitti e derelitti che cerca nella manifestazione e nell’esercizio del potere il posto dove riporre le proprie insicurezze, i propri timori e le proprie sporcizie interiori che non verranno pulite mai. Nonostante una cospicua riduzione della pagina shakespeariana, il film colpisce per l’accademismo espositivo e per la rievocazione di un’era epica dove il sangue, le armi, i combattimenti e i campi di battaglia hanno una potente funzione narrativa e rappresentano la violenza come mezzo per impossessarsi della potenza che permette il governo di un paese allo sbaraglio e dilaniato da rivalse e guerre civili. La prima parte, più concatenata e tranquilla, si incorpora perfettamente nella seconda, dove la follia di Hidetora la fa da padrone insieme alla figura della cognata di Ijiro che pretende rivendicazioni sul regno sbranato tra i tre fratelli guerrafondai e incapaci di accordarsi pacificamente. Un’ottima scenografia e una colonna sonora maestosa e soave concludono gli altissimi meriti di una pellicola che non lesina momenti di splendido cinema rinascimentale e attimi di canto magnifico. Un gioiello nella vasta filmografia del cineasta giapponese, che ha costruito una sceneggiatura non originale a cui spettano elogi e complimenti.
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