Indio Black - Sai che ti dico: sei un gran figlio di... |
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Un film di Gianfranco Parolini.
Con Yul Brynner, Dean Reed, Ignazio Spalla, Antonio Gradoli, Franco Fantasia.
continua»
Western,
durata 95 min.
- Italia 1970.
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Ill terzo Sabata diventa Indio Blackdi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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sabato 16 novembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A dispetto delle apparenze, la scelta di Yul Brinner sembra sia stata una sorta di ripiego. Il film, infatti, in origine doveva essere il terzo della serie di Sabata, ma la lettura di soggetto e sceneggiatura non avevano convinto uno scettico Lee Van Cleef che si era rifiutato di interpretare nuovamente il protagonista. La presenza di Yul Brinner rende necessari alcuni adattamenti del personaggio. Nasce così il mezzosangue Indio Black, diverso nella postura e nel carattere ma dotato di fantasiosi marchingegni atti a sparare esattamente come Sabata. Tra l’altro il nome di Indio Black appare solo nell’edizione italiana, mentre all’estero viene tranquillamente distribuito come Adios Sabata. Il film è godibile e a tratti divertente come quasi sempre accade ai film di Parolini, più innamorato delle acrobazie e dei marchingegni fantastici che della cura delle storie. I personaggi sono ben curati e con le dovute particolartà, da un Septiembre interpretato da Sal Borgese che lancia micidiali palle d’acciaio con i piedi a Joséph P. Persaud nel ruolo di Gitano, le cui danze annunciano la morte. Ottima anche l’interpretazione di Ballantine, spalla di Indio Black, interpretato dall’attore e cantante Dean Reed, soprannominato l’Elvis Rosso per il suo impegno anticapitalista, un americano stabilitosi definitivamente nella Repubblica Democratica Tedesca dopo aver lasciato gli USA per l’URSS. Attivamente impegnato contro la guerra del Vietnam colleziona una discreta serie di partecipazioni a western all’italiana e la sua vicenda personale è destinata a concludersi tragicamente con un misterioso “suicidio” non troppo convincente per modalità e dinamica. Per anni della sua morte verrà accusata la CIA. In conclusione Yul Brinner vestito in nero come nei Magnifici Sette fa sempre la sua figura. In più c’è da rilevare che questa è la sua unica presenza in un western all’italiana
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