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Film che ricopre una tematica che all'epoca non era presa in considerazione. Affronta i problemi della sofferenza della quasi povertá e dell'angoscia di una madre che si abbassa, o per lo meno tenta di farlo, ad andare a fare in un locale notturno il mestiere piú antico del mondo, perché non ha i soldi per mantere la casa, il figlio e se stessa.
Essa infatti lavora giorno e notte per garantire tutti i giorni al figlio una vita decente. Grande attrice, Lea Padovani, riesce con non poche difficoltà a fare una parte difficile e impegnativa ed a mescolare un non so che di triste, malinconico e speranzoso allo stesso tempo.
in questo locale incontra per l'appunto Totó, un provinciale venuto con il fratello a Roma in cerca di avventure notturne. Lui la segue fino a casa, sale ma vedendo la sua opposizione all'incontro amoroso capisce che c'é sotto qualcosa di piú serio, difatti arriva il figlio che aveva lasciato alla vicina con la febbre. All'inizio sembra una cosa non grave ma vedendo che le sue condizioni peggioravano Totó esce subito per cercare un dottore. Il dottore (Fabrizi) capisce subito che la situazione é grave e manda ancora Totó a prendere un costoso farmaco alla farmacia. Quest'ultimo tarda molto poiché deve andare alla farmacia piú lontano perché le altre sono sprovviste di quel farmaco.
Per fortuna arriva appena in tempo e dopo lo scampato pericolo il dottore consiglia alla signora un periodo in campagna per aiutare sia la guarigione del figlio ma anche della madre. Il film si conclude con Totó che invita la signora e il figlio a venire per qualche tempo da lui e felice la saluta dalla strada con il fratello Peppino del tutto ignaro della vicenda, mentre si avviano alla stazione.
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