Virgil Oldman è il miglior battitore d’aste sul mercato, è un esperto d’arte la cui valutazione è richiesta da ogni parte del mondo.
Virgil Oldman ha una personalità complessa, forse per deformazione professionale, vive la vita in perenne solitudine in una casa fortemente asettica…..porta sempre dei guanti che gli permettono di non essere contaminato dal mondo esterno……se li leva solo per toccare i dipinti.
Non ha una donna e l’unica emozione più vicina all’orgasmo la prova nella sua pinacoteca personale nascosta composta solamente da ritratti di donna che riesce abilmente farsi comprare dal suo unico amico Billy, pittore senza talento ma bravissimo complice nell’agguerritissimo mondo delle aste.
Nella sua vita innegabilmente perfetta s’imbatte in Claire…..una voce che si materializza per mettere in vendita la villa di famiglia e far valutare i tesori presenti……Claire non ha volto, non ha corpo vive nella prigione che si è costruita nella villa perché agorafobica……
Da quel momento l’uomo freddo, privo di sentimenti rimane affascinato da questa figura femminile che per certi versi ha tante troppe cose in comune con lui…..
Questo è l’incipit dell’ultima fatica di Giuseppe Tornatore che ha lasciato la sua Sicilia per ritornare nei luoghi de La sconosciuta anche se in realtà non vi sono riferimenti geografici per l’ambientazione del film….per rispetto al regista e a chi andrà a vederlo mi fermo qui ma si può intuire che la trama cela uno sviluppo giallo che tiene fino all’ultimo l’attenzione dello spettatore.
La migliore offerta poggia tutto sull’ambiguità del personaggio protagonista che ha il volto e la perfomance stratosferica del premio Oscar Geoffrey Rush e su una regia di Tornatore attenta a descrivere questo misogino e ricreare gli ambienti giusti per questa strana storia d’amore (da vedere la prima cena al ristorante per credere)…..se il Tornatore regista è da livelli decisamente alti il Tornatore sceneggiatore si perde nell’eccessivo meccanismo che ha costruito mancando il raccordo tra la prima ora di film e il colpo di scena finale creando delle situazioni al limite del grottesco che stonano con il clima di suspance che pervade la pellicola (dalla cena in casa spiata, all’asta interrotta più volte dal cellulare di Geoffey Rush fino all’agguato davanti alla villa) e che denuncia una mancanza di verosimilità…..inoltre se il protagonista è maestoso non si può dire così del resto del cast soprattutto della protagonista femminile che una volta uscita allo scoperto non ha il piglio giusto da tenere per portare avanti i tormenti di una femme fatale.
Con questo non voglio dire che “La migliore offerta” sia un film brutto anzi ma si è avuta la sensazione che il film si è girato un po’ su se stesso nella fase centrale fino all’enigmatica scena finale che racchiude la frase e tutto il significato metaforico del film “In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico!"
Voto 6,5…..qualcuno offre di più?.....aggiudicato
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