Il feroce Saladino

Un film così si perde ormai nella notte dei tempi. Chi dei nostri giovani ricorda le follie generate nel 1936-1937 dalla campagna pubblicitaria della Buitoni-Perugina inserendo le figurine disegnate da Onorato nei prodotti dolciari in vendita? Una figurina rarissima assicurava non so che premio di notevole valore. Nacque dunque così il mito del Feroce Saladino (la figurina rarissima) che tutti cercavano e nessuno trovava. All'indomani della campagna di Abissinia era un modo per scaricare le tensioni e di fare un po' di pubblicità all'americana. Il mito dell'America allora cresceva in tutti i campi alla vigilia dell'Anschluss e della guerra civile spagnola. Fu dunque un film che voleva essere di un americanismo nostrano e alla mano, con uno dei massimi attori comici, Angelo Musco, all'ultima sua presenza sulla scena. Niente di eccezionale: la prestazione del comico siciliano fu nella norma e forse anche meno; ma poco male. Quello che ancor oggi colpisce è dell'altro: il folgorante debutto della sedicenne Alida Altenburger, una ragazza istriana di Pola di nobile origine austriaca (credo), ma italiana a tutti gli effetti, poichè Pola era, dopo la prima guerra mondiale, nei confini italiani. Una presenza scenica che mette al margine lo stesso Musco, che ne diventa il pigmalione. La giovinezza della Valli trova un contorno altrettanto brillante in un partner oscurato completamente nel ricordo collettivo. Mi domando il perchè; ma non trova risposta palusibile se non nell'annullamento dei ricordi di quegli anni lontani. Il partner è Lino Carenzio: Linò, il pupillo di Mistinguett, un attore leggero e affascinante non meno del giovane Vittorio De Sica, che nel Feroce Saladino sa valorizzarsi in coppia con la prorompente Alida Valli. E' questo il motivo che rende non dico indimenticabile a noi cinefili il film, ma certo quasi commovente e struggente. Una nota personalissima: lo scrivente negli anni '90 dello scorso secolo si trovò in un albergo di Catania durante un pranzo di lavoro ad accorgersi della presenza nella sala di una anziana signora, che cenava sola e molto malinconicamente (mi parve). Era Alida Valli che in quei giorni recitava in un teatro della città. La riconobbi all'istante e la indicai ai miei collaboratori: ella si accorse di essere osservata e mi guardò. Non so quale timidezza mi prese e non osai avvicinarla. Me ne è rimasto un ricordo come di qualcosa di incompiuto, che ogni volta si affaccia nella mia mente come un dispiacere tormentoso.