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Ci sono film che sono cuciti addosso agli attori che li interpretano. Nel caso di "The wrestler" si va ben oltre questa generica definizione. da ciò che si sa della vicenda privata di Mikey Rourke, il parallelo con la storia del lottatore di wrestling Randy "The Ram" Robinson risulta evidente. Mikey Rourke torna sullo schermo dopo un lungo periodo di vita sregolata ed autodistruttiva con i connotati sconvolti da boxe e chirurgia plastica, il suo volto riflette a malapena il giovane ed avvenente interprete di "Nove settimane e mezza", in particolar modo quel sorrisetto sornione e vagamente ironico è scomparso definitivamente per lasciare il posto alle tracce di un vissuto aspro e lacerante. Con una tale "fisicità estrema", difficilmente Rourke potrà in futuro bissare il successo avuto con questo film, sugellato da un meritatissimo leone d'oro, sembra essere tornato sullo schermo solo per questo film, il suo film, il suo ultimo "salto". L'autore costruisce attorno al binomio Rourke-The Ram un eccelente film: gradevole e garbato nonostante le inevitabili scene di violenza, tratteggia il mondo del wrestling per quello che è, cioè un grottesco caravanserraglio di caricature umane imbottite di droga e farmaci che fingono di battersi mettendo in scena un copione assurdo seguiti da un pubblico di guardoni assatanati. Randy ha sacrificato tutto se stesso su questa folle giostra di illusioni narcisistiche ed ormai instradato già da tempo sul viale del tramonto, viene tradito dal suo corpo martoriato. Non gli resta che smettere, ma ormai è troppo tardi: non c'è fututro per "un vecchio pezzo di carne maciullata". Il suo patetico tentativo di iniziare una vita quasi normale naufraga miseramente: la spogliarellista di cui era cliente e di cui si illudeva di essere anche u pò amico, nonostante la sua professione ha una vita di madre responsabile e non accetta di legarsi ad un cumulo di macerie umane. Ma la figura che meglio rapresenta il fallimento esistenziale di Randy è quella della figlia: una ragazza che porta su di se le profonde ferite generate da una figura paterna inesistente ed egoista da cui è stata abbandonata in tenera età e di cui si sente irrimediabilmente orfana. Anche con lei assistiamo ad un goffo tentativo del protagonista di recuperare ciò che non può essere recuperato. Infatti Randy commetterà la sua ultima imperdonabile leggerezza: mancherà ad un appuntamento con la figlia per essersi prestato ad uno squallido incontro occasionale a basedi droga e sesso nel gabinetto di un bar. Per il grande "The Ram" a questo punto è veramente finita: deciderà di immolarsi in un ultimo incontro, fatale per il suo cuore malato, sull'altare dell'unica realtà che lo ha visto vincente, che ha dato un qualche senso alla sua vita.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
