Dark Shadows |
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Un film di Tim Burton.
Con Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Eva Green, Chloë Grace Moretz.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 140 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 11 maggio 2012.
MYMONETRO
Dark Shadows
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Burton e Depp reinventano il vampirodi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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venerdì 18 maggio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non stupisce che Tim Burton e Johnny Depp per il loro nuovo duetto abbiano scelto di adattare per il cinema Dark Shadows,la serie televisiva cult degli anni '70, poco nota in Italia ma con un nutrito gruppo di fedelissimi negli Usa, perchè ha in sè tutti gli elementi cari al cinema di Burton e del suo interprete preferito, e cioè l'ambientazione dark, i personaggi decisamente stravaganti, le situazioni grottesche e surreali. La vicenda inizia nel Maine nel 1700 quando Barnabas Collins, giovane rampollo di una famiglia inglese, trasferitasi in America per fondare il suo impero economico, commette il terribile errore di innamorarsi di una fanciulla dolce e innocente preferendola alla ragazza che da sempre lo ha amato e servito e che, particolare non trascurabile, è una potente strega che per punirlo lo trasforma in vampiro e lo seppellisce in una notte buia e tempestosa. Il risveglio dello sventurato avverrà nel 1972, in piena epoca hippy e l'impatto con la realtà sociale e familiare (gli eredi dei potenti Collins sono un manipolo di freaks allo sbando, in bolletta e in decadenza morale) sarà quanto meno traumatico e l'incontro-scontro con l'antica rivale lo costringerà ad affrontare una lotta senza esclusione di colpi. Hanno voglia di divertirsi Burton e Depp, e si vede, perchè sono molte le scene apertamente scanzonate - l'amplesso strega-vampiro girato a ritmo di Barry White ne è un frenetico esempio - ma c'è sempre una vena malinconica e triste negli occhi di Barnabas, e c'è sempre l'estraniazione di chi è costretto, per sua natura o per caso, a vivere una condizione che lo pone al di fuori della società e quindi della normalità. La casa avita, tutta passaggi segreti, stanze nascoste, è un rifugio-prigione per tutti i personaggi, che per ragioni diverse (c'è chi vede i fantasmi, chi ha un problema di alcolismo, chi è stato in ospedale psichiatrico) sono degli emarginati, e il loro confrontarsi con l'esterno è sempre traumatico, doloroso, frustrante. Depp con la sua aria stralunata incarna perfettamente, come sempre, lo stupore dell'alieno, del diverso, di chi non ha gli strumenti per integrarsi, e la sua strenua difesa del concetto di famiglia, quale che essa sia, sia pure con i suoi limiti e le sue fragilità, è struggente nel suo palese tentativo di riappropriarsi di ciò che la vita gli ha sottratto. Nessuno come Burton sa inscenare quel groviglio di atmosfere cupe e sentimenti nostalgici, e nessuno come Depp sa sdrammatizzarli con un'alzata di sopracciglio, e anche in questo caso l'intesa fra i due dà vita ad un "gruppo di famiglia in un interno" verosimile pur nella sua immaterialità, anzi proprio in virtù di questo.
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