Warrior |
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Un film di Gavin O'Connor.
Con Joel Edgerton, Tom Hardy, Jennifer Morrison, Frank Grillo, Nick Nolte.
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Titolo originale Warrior.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 139 min.
- USA 2011.
- M2 Pictures
uscita venerdì 4 novembre 2011.
MYMONETRO
Warrior
valutazione media:
3,97
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il combattimento come forma di comunicazionedi osteriacinematografoFeedback: 4575 | altri commenti e recensioni di osteriacinematografo |
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venerdì 3 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film di Gavin O’Connor narra la storia di una famiglia sgretolata da eventi traumatici che hanno allontanato i suoi membri nello spazio e nel tempo della reciproca indifferenza. Paddy Conlon, reduce del Vietnam ed ex pugile alcolizzato semina violenza in famiglia, sulla moglie e sui due figli, finchè lei – malata e terrorizzata- non scappa con il figlio minore Tommy; Brendan -il maggiore- rimane per amore di Tess, la donna che poi sposerà. Questo è il punto di rottura, la base della disgregazione, il dramma invisibile che influenza ogni singolo istante del film, a causa del peso imponderabile delle incomprensioni accumulate. Al presente, Paddy si è liberato dall’alcol e tenta di vivere una vecchiaia dignitosa, nell’intima speranza di recuperare la famiglia perduta. E l’occasione s’offre, perchè Tommy si ripresenta dopo 14 anni: il “pretesto” è farsi allenare dal padre in funzione di un torneo di arti marziali. Paddy Conlon è stato infatti un grande allenatore -unico lato positivo di un uomo che notò nei figli un precoce e promettente talento nella lotta greco romana. Tommy ha subito la violenza del padre; si è sentito tradito dal fratello; ha visto la madre morire senza il supporto di nessuno; ha affrontato gli orrori della guerra in Iraq, dove perde la vita l’amico fraterno, dove lui stesso -dopo aver disertato- compie un gesto eroico senza balzare agli onori della cronaca.Tommy -tornato in America- utilizza il cognome materno per non riportare a galla quel passato contraddittorio nei Marines; è dominato dalla rabbia, dal rancore mai sopito, che rappresenta il suo lato oscuro, la furia incontrollabile di un ragazzo cresciuto nell’abbandono. Parallelamente, scopriamo Brendan, insegnate di fisica, sposato, due figli e una bella casa: Brendan è in un certo senso il lato buono, è stato forse salvato dalla luce di Tess, riuscendo a condurre una vita diversa da quella cui era destinato. Ma la mala sorte incombe, e l’uomo rischia di perdere la casa per cui lavora ogni giorno: tenta la via dei combattimenti clandestini per racimolare denaro in fretta, ma ottiene soltanto di essere sospeso per un semestre dal lavoro.A quel punto, Brendan decide di ricominciare ad allenarsi, e poi il caso gli regalerà l’opportunità di partecipare allo stesso torneo del fratello. Sparta è una competizione di arti marziali miste fra i migliori lottatori in circolazione, che prevede un consistente premio in denaro. Tommy affronta l’arena per aiutare la vedova del compagno defunto in guerra; Brandon per salvare la propria casa dal pignoramento. La camera si trasferisce quindi sul ring, sulla tensione muscolare ed emotiva dei fratelli Conlon, sullo sguardo attento e sofferto di un padre che non riesce a recuperare terreno sui suoi ragazzi; la lotta e lo scontro fisico sono ancora una volta metafore della vita: in tal caso il combattimento si traduce in linguaggio, nella miglior forma di comunicazione che i tre conoscono, nel contesto in cui riescono a connettersi l’un l’altro grazie all’istinto che a quell’ambiente lega la propria memoria. Dentro la gabbia i due fratelli si liberano del passato, esplodendo colpi violentissimi o resistendo strenuamente agli avversari, ritrovando se stessi e il rapporto sepolto ma imprescindibile della fratellanza. “Warrior” regala passione e umanità, mostrando le debolezze nascoste dietro i muscoli e il sudore, le commoventi, contrastanti emozioni di un travagliato rapporto fra uomini che vorrebbero amarsi ma non sanno come fare. O’Connor si concede alcuni inevitabili luoghi comuni, ma realizza un buon film, tendendo bene il suo arco di frecce visive. Nick Nolte ha finalmente un ruolo all’altezza del suo talento, dopo anni di anonimato. Ma è il trasformista Tom Hardy a reggere la scena più degli altri: l’attore inglese catalizza l’attenzione, impressiona per le oscillazioni del suo personaggio, per la lotta che conduce dentro e fuori di sè, per l’inquietudine che comunica e la tenerezza che i suoi gesti concederanno in un finale toccante, in cui trionfa la comunicazione non verbale, in cui il cinema vince e le parole non servono.
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