Don Lorenzo |
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Un film di Carlo Ludovico Bragaglia.
Con Andrea Checchi, Franco Interlenghi, Lea Padovani, Luciano Tajoli, Arturo Bragaglia.
continua»
Commedia,
b/n
durata 95 min.
- Italia 1952.
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Un regista dalla mano felicedi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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lunedì 17 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sull'onda della popolarità di Luciano Tajoli e dopo il successo di "trieste mia" al cantante viene affidato il personaggio di un ex cappellano militare che ha fondato una sorta di ‘villaggio della speranza’ per dare rifugio ai poveri e agli emarginati. Nel cast ci sono anche Lea Padovani, Andrea Checchi e i giovani Franco Interlenghi e Rossana Podestà, mentre la regia viene affidata alla mano esperta di Carlo Ludovico Bragaglia. Pur non arrivando ai vertici d’incasso del precedente “Trieste mia” il film conferma la straordinaria popolarità di Luciano Tajoli, che ottiene un grande successo anche come interprete del brano principale della colonna sonora,Buon Natale, composto dal maestro Luciano Maraviglia su parole di Alfredo Bracchi. Il regista è Carlo Ludovico Bragaglia, considerato uno dei più prolifici e affidabili registi del cinema italiano di quegli anni. Figlio di Francesco Bragaglia , direttore generale della Cines, nasce a Frosinone nel 1894 e per alcuni anni lavora quasi esclusivamente in teatro. Lavora poi come fotografo, montatore e sceneggiatore nella casa di produzione di suo padre. Il suo debutto come regista cinematografico avviene nel 1933, quando ha già trentanove anni, con il film “O la borsa o la vita”. Nella sua lunga carriera dirige una sessantina di film, quasi tutti destinati a un grande successo di pubblico. Alcuni, come “La fossa degli angeli” del 1937 o “Animali pazzi” del 1939, ispirato dalla penna di Achille Campanile e interpretato da Totò, entusiasmano anche parte della critica. Nel dopoguerra il suo nome diventa una garanzia di sicurezza e affidabilità per i produttori. Regista dalla ‘mano felice’, passa con molta disinvoltura dal genere comico di film come “47 morto che parla” del 1950, al filone storico di “Annibale” del 1959, alla mitologia con “Gli amori di Ercole” del 1960. La sua carriera dietro alla macchina da presa si conclude alla vigilia del suo settantesimo compleanno con due film interpretati da un quartetto comico formato da Peppino De Filippo, Nino Taranto, Aldo Fabrizi e Macario: “I quattro monaci” del 1962 e “I quattro moschettieri” dell’anno dopo.
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